Reggio Calabria. Di seguito il testo integrale della lettera redatta dal presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale, Aurelio Chizzoniti, destinata ai massimi esponenti della Giunta e del Consiglio regionale:
Mentre convergenti Forze Politiche ed una Maggioranza coordinata dal Governatore eletto dal popolo perseguono finalità politiche diverse, distinte e distanti rispetto al passato, un uomo di fiducia della stessa maggioranza (per la verità profondo conoscitore del principio di Archimede applicato ai liquidi tant’è che riesce a galleggiare indipendentemente dalla componente cromatico-politica al governo) si spende “ultra vires” per impedire la pubblicazione di notizie non gradite. E, quando capisce che la sua è una “missione impossibile”, ricorre alla fanciullesca opzione del sabotaggio della rotativa pensando infantilmente di perseguire comunque l’iniquo obiettivo. Sia in proprio che per conto terzi. Mi domando, quale impenitente e ribelle componente residuo di una Maggioranza che rischia di essere travolta dagli stessi vizi contro i quali era insorta: da quale parte sta’ l’astuto e volpino imprenditore? Questi può continuare ad esercitare, con gelida reticenza, le pluricensurate funzioni di Presidente della Fincalabra anche con riferimento alle vicende del personale di Calabria It?. Il Governatore, cui spesso si addebitano responsabilità che probabilmente neanche lo lambiscono, di fronte a questi tenebrosi scenari non può e non deve minimamente bizantineggiare concorrendo ad esaltare l’incivile immoralità in un’ ottica lobbistica della quale il nobile popolo Calabrese può sicuramente fare a meno. Emerge, irruente ed impetuoso come un fiume in piena, il ruolo obliquo del satrapo-stampatore che non esita ad attentare cinicamente alla libertà di stampa riabilitando, all’insegna dell’esercizio smodato ed arrogante del potere, i più ispirati ed infausti regimi peronisti, sovietici, cinesi etc.. etc… arretrando, per l’effetto, la Calabria intera allo stato medievale. Questo disinvolto servitore di opachi interessi, interpreta imperterrito – rischiando quanto meno la nomination per un qualsivoglia oscar – il ruolo perverso del difensore di una causa che mortifica tutti gli sforzi fin qui profusi, volti a riscattare anni in cui i Calabresi sono stati costretti a vivere all’ombra di miti alienanti ed obbligati a muoversi su malfermi binari tracciati sulle sabbie mobili del malaffare. Anche per questo versante ancora una volta la Calabria ha occupato la prima pagina di importanti quotidiani Nazionali il cui merito è da ascriversi all’imperturbabile sabotatore, non solo apprezzato ingegnere ma anche raffinato ed esperto veterinario visto che s’intende di cinghialate e… d’intorni. Sicuramente, in Calabria c’è un maggiordomo in più che ha dimenticato di restituire alla Regione Calabria oltre cinque milioni di euro anche se il pagamento è stato opportunamente intimato da oltre un anno dalla Dirigente pro tempore Dott.ssa Nicolò, intercettando manco a dirlo sul punto, la puntuale, disponibile generosità di una burocrazia adusa a muoversi con la sfuggente agilità di spettri vaganti nella penombra dei corridoi regionali. Per me, caro Governatore, si tratta di un spericolato atteggiamento para-mafioso incompatibile con il Tuo modus operandi e soprattutto con la linearità, la legalità ed il rispetto del popolo che sono le componenti di fondamentale centralità di un programma politico condiviso che Ti ha consentito di vincere 5 a 0. Onora gli impegni assunti con la collettività Brutia rimuovendo immediatamente questo insulto alla legalità che appesantisce ancora di più la gestione della cosa pubblica, recuperandola responsabilmente e senza indulgenze a parametri di grande chiarezza, linearità, affidabilità e trasparenza. Quest’ultima da non confondersi con la invisibilità. In un Paese civile, ciò, non solo non si sarebbe verificato ma il missionario-tredicesimo apostolo De Rose, ove non si fosse spontaneamente dimesso, sarebbe stato autorevolmente rimosso ed iscritto d’ ufficio al Club degli Ex. Ma, evidentemente l’art. 54 della Costituzione il cui 2 c. recita solennemente: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore…” da queste parti resta un astratto optional. Per cui il vassallo De Rose può ottenere finanziamenti, non rispettare gli indicatori, non ottemperare all’intimazione di restituzione delle relative somme, concedendosi, contestualmente, l’arbitrio di tentare di ricondurre la stampa libera ad una condizione di inaccettabile vassallagio!. E questa la disciplina e l’onore di cui all’art. 54 della Costituzione? Paradossalmente in Calabria al rispetto della legalità pare siano tenute soltanto le famiglie tradizionalmente mafiose! Mentre la violenza-fine delle aree grigie difficilmente stuzzica la curiosità di chicchessia, poiché a taluni livelli, diventa tutto corretto insidiando molto da vicino la lussuriosa Semiramide che, per nobilitare gli sfarzi ultra dispendiosi, non esitò a legittimarli, incappando, e non a torto, nelle graffianti attenzioni Dantesche “a vizio di lussuria fu si rotta…” Se la politica Calabrese tentenna e serpeggia con un brioso saccheggiatore della libertà di stampa che imperversa impunemente nelle stanze del potere politico che conta, ai giovani di questa meravigliosa terra dico “apertis verbis” : Affrettatevi a cambiare emisfero! Anche perché, non va sottaciuto che la celebrazione del tutt’altro che partecipato funerale della libertà di stampa si stà consumando, step dopo step, scandito dalla clamorosa, chiassosa ed imbarazzante silente posizione della quasi totalità della minoranza ovvero opposizione in Consiglio Regionale!. Evidentemente la trasversalità lobistica non conosce frontiere in un contesto rispetto al quale l’anedottica dei congressi democristiani emoziona …e richiama episodi da incorniciare nelle più commoventi pagine del libro cuore; non foss’altro perché allora gli eletti le dimissioni le presentavano coraggiosamente nelle mani del segretario provinciale o regionale; oggi, invece le conquiste introdotte dal c.d. nuovismo politico preferiscono quelle (più sicure) del capogruppo. Ovviamente nessuno si ricorda che esistono anche i primi dei non eletti, i secondi, i terzi e così via fino all’esaurimento della lista…. Tutti votati al sacrificio?. Miracoli gattopardeschi accostati a clamorosi quanto eloquenti disimpegni ai quali il vecchio PCI mai si sarebbe piegato o prestato!!!. Se questo dovesse essere veramente il percorso attraverso il quale il Presidente Scopelliti dovrebbe essere sfiduciato, il Governatore rischierebbe di invecchiare a Palazzo Alemanni!.
Ritengo, quindi, irreale considerare ininfluente e neutro “il caso De Rose” , sul terreno dell’etica politica che invece dovrebbe quotidianamente orientare l’azione della maggioranza governativa, differenziandola, nei confronti di chicchessia. Ragion per cui, delle due l’una, perché tertium non datur: o, lo scomodissimo De Rose che, per quanto riferiscono le cronache odierne, pare non abbia un buon rapporto neanche con il fisco, viene istantaneamente sollevato da qualsivoglia incarico pubblico riconducibile alla Regione Calabria; oppure, non mi resta che concedermi una prudente pausa sabbatica per riflettere su taluni aspetti non di secondaria importanza anche connessi alla coerenza comportamentale. La stessa (rara avis), nella specie pone in netto quanto stridente conflitto, l’inspiegabile, permanente, diffusa, angustiante tolleranza delle performances dell’Ing. De Rose, con il furore Islamico che, ex ante ha contrassegnato la richiesta di dimissioni, formulata a sezioni unite, nei confronti di un mio consanguineo che risponde al nome di Luigi Tuccio. Il professionista non esitò a lasciare, esempio con pochissimi precedenti in politica, (ricordo Gildo Dieni) l’Assessorato all’Urbanistica del Comune di Reggio Calabria , per via di una para-suocera. Ma si sa, molte volte correttezza, competenza, onestà intellettuale e quant’altro difficilmente possono coesistere con sinistre ma anche comode logiche “guelfe” che relegano il buon governo a mere visioni … oniriche.
In attesa, quindi, di conoscere le decisioni del Governatore, ( poiché, se l’ing. De Rose dovesse essere ritenuto compatibile con la maggioranza che guida la Regione Calabria, per le opposte e diverse ragioni il clandestino a bordo fisiologicamente dovrei essere io ), invito formalmente il presidente Talarico a convocare urgentissimamente un Consiglio Regionale monotematico per discutere “coram populo” della sprezzante aggressione alla libertà di stampa disdegnosamente ed altezzosamente perpetrata, concedendomi, conclusivamente, una rimanente riflessione a voce alta: Possibile che vi sia una corrente di pensiero politico che voglia sostituire la mummia dell’Imperatore con l’addirittura consenziente nuovo Re?…. È gia accaduto nella storia, ma alla vigilia di un disastro! Ove ciò fosse ci troveremmo di fronte a un caso anomalo, insolito e probabilmente unico di eutanasia politica.