Reggio Calabria. La questione del gateway del porto di Gioia, giustamente sollevata dal presidente delle Provincia Giuseppe Raffa, per essere appieno compresa dev’essere inquadrata in un più ampio contesto storico-geografico. Sintetizziamo ferocemente la storia. La centralità planetaria del Mediterraneo, persa nell’età moderna per lo spostamento dei traffici marittimi in Atlantico dopo la sua scoperta del Nuovo Mondo, si ripropose nel XIX secolo con l’apertura del Canale di Suez: La mancanza di infrastrutture portuali, sufficientemente grandi e attrezzate per ospitare le navi a vapore che stavano sostituendo quelle a vela, impedì allora alla baricentrica Calabria di sfruttare quell’occasione di sviluppo. Per i mutamenti economici e tecnologici che rimescolano le carte dei trasporti marittimi, questa centralità mediterranea si riafferma decisamente sul finire del secolo XX: la situazione ora è diversa e il baricentrico porto di Gioia, con grandi spazi retro portuali, si pone così in cima alla classifica dei porti mediterranei di transhipment. Chi e cosa minaccia oggi lo scalo calabrese? Per trasformare questa fortunosa e inaspettata ricchezza in una rendita duratura, si sarebbe dovuto attrezzare il retroporto (interporto, zona franca, ecc) e attivare un collegamento ferroviario stabile ed efficiente e veloce con l’Europa. Ciò non è stato realizzato e Gioia, porto di solo transhipment, oltre a quella dei grandi porti del sud Europa, deve sostenere l’aggressiva concorrenza di quelli africani. Questa può essere vinta affiancando al transhipment un servizio di scarico container e loro movimentazione verso il Nord. La qual cosa comporterebbe un notevole risparmio per i gestori del traffico navale (1000 km in meno di viaggio) ma anche una perdita secca per il porto di Genova, dove oggi viene prevalentemente effettuato lo scarico. Ecco identificato, quindi, il vero nemico di Gioia: il porto di Genova e la sua lobby. È una storia vecchia, che comincia quando il genovese Claudio Burlando era ministro ai Trasporti: si oppose allora ferocemente alla realizzazione del gateway ferroviario, di cui ancora oggi si parla come aspettando Godot, che avrebbe consentito un innesto nel corridoio Berlino-Palermo, di cui oggi più nessuno parla (defunto il progetto del Ponte sullo Stretto si è eclissata anche quello dell’alta capacità sulla tratta ferroviaria Salerno-Reggio). La soluzione, quindi, nonostante gli alti lai del presidente Raffa, non è di competenza regionale ma va trovata nell’ambito del riordino – indispensabile – del sistema infrastrutturale italiano: è a questo livello che può essere combattuta la lobby di Genova, attivissima e in grado di condizionare poderosamente, ora come in passato, le scelte delle Ferrovie Italiane.
Vincenzo Vitale (Circolo NCD “Città Libera”)