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Home Calabria Cosenza

Rossano. Class action dei comuni consorziati su Bucita contro la Regione, 30 sindaci aderiscono

by aci
21 Marzo 2014
in Cosenza
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Rossano (Cosenza). È ingeneroso scaricare sui territori le colpe di un sistema rifiuti che, soprattutto in Calabria, non riesce a rispettare le direttive imposte dalla Comunità Europea. Ci sono evidenti difficoltà nell’avviare la raccolta differenziata, specie nei comuni medio-grandi, ma sicuramente non per negligenza di sindaci e amministratori. C’è da un lato un apparato strutturale obsoleto che non è in grado di trattare e smaltire la spazzatura, dall’altro un’evidente e manifesta incapacità di superare l’emergenza in modo da consentire agli enti locali di pianificare nuovi progetti per il riciclo virtuoso dei rifiuti. La comunicazione trasmessa dalla Regione Calabria alla Corte dei Conti, per segnalare i Comuni come inadempienti nel raggiungimento delle quote di differenziata, è un’azione ingenerosa verso gli amministratori locali che, sicuramente, non risolve il problema. Il dipartimento regionale ambiente, nel ribadire alla magistratura contabile che tale situazione disastrosa è riconducibile alla mancata attivazione della raccolta differenziata da parte dei comuni, mente. Sapendo di mentire. È, questo, in sintesi, il contenuto della missiva sottoscritta, su proposta del sindaco Giuseppe Antoniotti, da ben trenta Primi cittadini dei comuni afferenti al consorzio della discarica di Bucita, e inoltrata alla Corte dei Conti – Sezione regionale di Controllo, al Dipartimento Politiche dell’Ambiente della Regione Calabria, al Dipartimento Presidenza, al Presidente della Regione Calabria, all’Assessore alle Politiche dell’Ambiente e ai Prefetti di Catanzaro e Cosenza. Attraverso quest’azione corporativa, insieme ai colleghi sindaci – afferma il Primo cittadino, annunciando che domani mattina (sabato 22 marzo) parteciperà alla manifestazione contro il nuovo bando regionale rifiuti che si terrà a Corigliano – abbiamo voluto contestare le affermazioni, semplicistiche, addotte dalla Regione Calabria circa le cause che hanno determinato lo stato emergenziale della gestione dei rifiuti in Calabria. Abbiamo segnalato alla Corte dei Conti lo spreco di denaro pubblico della quindicinale gestione commissariale e dell’attuale gestione regionale, alla luce anche delle scellerate recenti scelte che porteranno i rifiuti fuori nazione, con un aggravio dei costi per la collettività e sicure sanzioni da parte della Comunità Europea. Ovviamente c’è la speranza che, almeno in questa circostanza – prosegue Antoniotti – prevalga il buonsenso del Governo e dell’apparato burocratico regionale, affinché si pianifichi, nel breve tempo, una programmazione virtuosa mirata ad affrontare e risolvere il problema rifiuti. È necessario che i Comuni siano messi nelle condizioni di utilizzare tutti gli strumenti atti ad avviare, in modo definitivo e fruttuoso, la raccolta differenziata. Solo allora, in un regime di gestione costante e funzionante – conclude il Sindaco – sarebbe legittimo imputare carenze e colpe agli enti locali. Indichiamo la via che, a nostro avviso e per quanto riguarda le difficoltà di questo territorio, passa, in modo imprescindibile, dalla riqualificazione e dal rilancio dell’Impianto tecnologico di Bucita, che dovrà operare secondo le sue originarie funzioni ed in un contesto regionale, ovviamente, euritmico. Questi i sindaci che hanno aderito alla class action: Giuseppe Antoniotti – Rossano, Giuseppe Geraci – Corigliano Calabro, Salvatore Aurelio – Albidona, Vincenzo Gaudio – Alessandria del Carretto, Luigi De Vincenti – Bocchigliero, Franco Cesare Mangone – Calopezzati, Francesco Pirillo – Caloveto, Pasquale Manfredi – Campana, Giovanna Panarace – Canna, Filippo Sero – Cariati, Giovanni Papasso – Cassano allo Ionio, Tonino Santagada – Castroregio, Antonio Carlomagno – Cerchiara di Calabria, Fabrizio Grillo – Cropalati, Gerardo Aiello – Crosia, Leonardo Valente – Francavilla Marittima, Luigi Stasi – Longobucco, Angelo Donnici – Mandatoriccio, Francesco La Manna – Montegiordano, Francesco Colotta – Oriolo, Aurelio Antonio Cesario – Paludi, Luciano Pugliese – Pietrapaola, Ferdinando Di Leo – Rocca Imperiale, Francesco Durso – Roseto Capo Spulico, Cosmo Azzinari – San Cosmo Albanese, Mario Salvato – Scala Coeli, Eugenio Veltri – Terranova da Sibari, Mauro Santoro – Terravecchia, Francesco Mundo – Trebisacce, Roberto Rizzuto – Villapiana.
Il DOCUMENTO DEI SINDACI
Alla Corte dei Conti Sezione regionale Controllo
OGGETTO: Riscontro nota Regione Calabria prot.n. 39359 del 06/02/2014
Sì riscontra la nota delle Regione Calabria registrata al prot. n. 39.359 del 06702/2014
specificando quanto segue.
Pur rimanendo concordi sulle premesse della nota in soggetto, circa la drammaticità della situazione dei rifiuti in Calabria, sono sotto gli occhi di tutti, e altresì evidente che gli impianti esistenti non sono in grado di trattare i quantitativi prodotti dai comuni, e che le poche discariche pubbliche e private presenti in regione non sono nelle condizioni di accettare i rifiuti eccedenti le capacità di trattamento e gli scarichi del “tal quale” trattato negli impianti Non vi sono dubbi che il sistema regionale debba lavorare in funzione delle effettive capacità, onde evitare rischi per i lavoratori e stravolgimenti del ciclo produttivo. La Regione Calabria al momento del suo subentro alla gestione commissariale alla data del 10 gennaio 2013, di fronte «a questa drammatica situazione», ha posto rimedio attraverso azioni che hanno consentito, sporadicamente di uscire dall’emergenza con il conferimento, in via eccezionale, temporanea e in deroga alle disposizioni vigenti, direttamente in discarica, in virtù di specifiche ordinanze contingibili e urgenti emesse dal Presidente della Regione (ritornando purtroppo indietro di 20 anni).
Tanto premesso, e doveroso sottolineare quali siano state le scelte dell’ufficio del Commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria che ha operato per oltre 15 anni a partire dal 1977. Si evidenziano, pertanto le preferenze sbagliate riguardo al sistema di smaltimento dei rifiuti, volto alla produzione e combustione del solo CDR, che ha lasciato pressoché intatte le problematiche legate alle discariche. Proprio il cosi detto combustibile da rifiuto (costituito da rifiuti secchi, quali cartoni e materie plastiche) per essere di qualità, idoneo cioè a essere finalmente triturato e bruciato in forni, come quello realizzato a Gioia Tauro, deve provenire o dalla raccolta differenziata o in alternativa da un ciclo industriale di trattamento dei rifiuti urbani “tal quali” molto efficace nella separazione e qualificazione della frazione secca. Ciò richiede impiantistica e capacità gestionale molto elevata. Ma tutti sappiamo che gli impianti esistenti in Calabria, e particolarmente quello di Brucita – Rossano, si limitano solo ad effettuare una semplice “vagliatura” dei rifiuti solidi urbani, con conseguente produzione di prodotti di pessima qualità. Ecco perché la “filiera industriale” dei rifiuti ha rappresentato non la soluzione del problema, bensì una fonte di inquinamento e di perpetuazione di un sistema assolutamente privo cli trasparenza, che ha generato e determinato in tutti questi anni lo sperpero di denaro pubblico, senza purtroppo il benché minimo risultato in Termini di gestione virtuosa e riciclo dei rifiuti. Tant’è che l’amministrazione commissariale ha speso in Calabria, in quindici anni, oltre Un miliardo di euro con i risultali che sono sotto gli occhi di tutti. La follia ambientale di fondare un ciclo dei rifiuti solo su discariche e impianti tecnologici per la produzione di combustibile da rifiuto, che di fatto non è di qualità e quindi non può essere bruciato nel Termovalorizzatore di Gioia Tauro (solo Una minima percentuale del cdr bruciato in questo termovalorizzatore proviene dalla Calabria), ci ha portato a questa drammatica situazione emergenziale.
La realizzazione di una impiantistica funzionale all’inceneritore di Gioia Tauro e la mancata realizzazione di una adeguata impiantistica per il riciclaggio ha determinato una situazione drammatica sulla gestione dei rifiuti. E a proposito, entrando nel particolare e sopratutto nell’imbarazzo che sta interessando le comunità della Sibaritide dello Jonio cosentino e della Sila greca, l’impianto di Rossano, in località Brucita che serve n. 36 Comuni, prevedeva oltre alla linea di separazione del “tal quale” in parte umida e parte secca, anche una linea dedicata all’organico (umido e sfalci) ed una di lavorazione del multi materiale.
Ebbene a distanza di oltre tredici anni dalla sua apertura sono attivi, a singhiozzo (dipende delle disponibilità di abbanco in discariche), la linea di separazione del “tal quale”, con tutti i problemi sopra esposti, e la linea dell’organico che, quando funziona (è stata sequestrata insieme alla Discarica cli Servizio dalla Procura della Repubblica nel dicembre 2010 per Disastro Ambientale, successivamente riaperta e poi chiusa dal novembre 2012 a luglio 2013), lavora a rilento, essendo autorizzati a conferire troppi comuni rispetto alle reali capacità lavorazione. NON HA MAI FUNZIONATO LA LINEA DEL MULTI MATERIALE CON LOCALI ED ATTREZZATURE FERME IN STATO DI DEGRADO.
Non esiste raccolta differenziata senza una adeguata impiantistica a suo supporto. Ne è la dimostrazione il fatto che anche piccoli comuni che fanno la raccolta differenziata non riescono ad implementare altre un certo limite la percentuale di RD a causa di tale deficit strutturale. Come si possono denunciare i Comuni, segnalandoli subdolamente alla corte dei conti, di non aver avviato la raccolta differenziata, mancando quindi le percentuali fissate per legge, nel descritto contesto regionale? In tema di raccolta differenziata si rammenta inoltre l’esperienza della società miste pubblico/private, volute dall’ex commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria, che sono finite per la maggior parte in liquidazione per elevati costi determinati da assunzioni di persone in esubero, e che non hanno alcun servizio
La Regione Calabria, nel dire “tale situazione disastrosa è riconducibile alla mancata
attivazione della raccolta differenziata (RD) da parte dei comuni», mente, sapendo di mentire
Le ragioni di “tale situazione disastrosa” sono riconducibili a quanto sopra sintetizzato, specificando, come la stessa corte dei conti scrive nel Doc. 350/2: “..il commissariamento è stato quasi sempre sollecitato dagli stessi organi regionali diminuiti nelle loro funzioni, che non temono la surrogazione, anche perché – per prassi, che si è andata consolidando nel corso degli anni dell’espansione dell’istituto del commissariamento – la scelta del commissario delegato, paradossalmente, è andata sempre più incentrandosi sugli stessi sostituti, e cioè i Presidenti della Regione, cosi compenetrandosi nella amministrazione ordinaria e attribuendo competenze straordinarie ad organi ordinari”
Purtroppo lo stato emergenziale nella Regione Calabria, invece di rappresentare una concreta
risorsa per la collettività – ingenti risorse, poteri straordinari, celerità nelle procedure amministrative e tutti gli altri strumenti di cui dispone la struttura commissariale – ha rappresentato un sistema di potere, da tutelare e prorogare ad ogni costo e per più tempo possibile, basato sugli appalti, sulle consulenze esterne e su tutti quei meccanismi di potere che caratterizzano un istituto emergenziale che, in alcuni casi, ha creato più danni di quelli rinvenuti all’atto dell’insediamento.
Il problema della smaltimento dei rifiuti solidi Urbani in Calabria è stato
caratterizzato dall’intervento diretto dello stato, attraverso l’istituto straordinario del commissariamento, determinato dalla dichiarata incapacità a livello regionale di risolvere autonomamente il problema; commissariamento che aveva il mandato, entro limiti di tempo ragionevoli, di fronteggiare la fase dell’emergenza per riconsegnare poi la gestione ordinaria agli enti locali.
L’Ufficio del commissario avrebbe perciò dovuto, e potuto, contribuire in maniera decisiva, con le facilitazioni amministrative previste dalla normativa, con l’esistenza di Una struttura dedicata e una disponibilità di risorse economiche assai rilevante, olla soluzione del problema dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani (così come a quello delle depurazione delle acque e della bonifica dei siti inquinati, filoni di intervento pure di sua competenza e ugualmente in sofferenze). Sfortunatamente il lunghissimo periodo di commissariamento sì e rivelato un handicap ulteriore… tutto ciò si verifica in una regione le cui Carrieristiche avrebbero preteso, più che permesso, Un’impostazione tecnica nello smaltimento dei rifiuti totalmente differente.
La gestione commissariale e quella ordinaria della Regione ha di fatto sottratto la gestione dell’impianto di Bucita ai comuni consorziati, che non hanno potuto esercitare nessun controllo su di esso, ed ha causato la drammatica situazione di emergenza che il territorio sta vivendo.
Si contestano per tanto le semplicistiche affermazioni della Regione Calabria circa le cause che hanno determinato lo stato emergenziale della gestione dei rifiuti in Calabria, segnalando nel contempo alla Corte dei Conti, che legge per conoscenza, lo spreco di denaro pubblico della quindicinale gestione commissariale e dell’attuale gestione regionale alla luce anche delle scellerate recenti scelte che porteranno i rifiuti fuori nazione con un aggravio dei costi per la collettività e sicure sanzioni da parte della Comunità Europea.
Tanto si doveva. Con la speranza che, almeno in questa circostanza, prevalga il buonsenso del Governo e dell’apparato burocratico regionale, affinché si pianifichi nel breve tempo una programmazione virtuosa mirata ad affrontare e risolvere il problema rifiuti. È necessario che i Comuni Vengono messi nelle condizioni di utilizzare tutti gli strumenti atti ad avviare, in modo definitivo e fruttuoso, lo raccolta differenziale. Solo allora, in un regime gestione costante e funzionale, sarà legittimo imputare carenze e colpe agli enti locali. indichiamo la via che, a nostro avviso e per quanto riguarda le difficoltà di questo territorio, passa, in modo imprescindibile, dalla riqualificazione e dal rilancio dell’impianto tecnologico di Bucita, che dovrà operare secondo le sue originarie funzioni ed in un contesto regionale, ovviamente, euritmico.

Tags: bucitaclass actionCosenzarifiuti
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