Vibo Valentia. Nelle prime ore di oggi la Squadra Mobile di Vibo Valentia, con la collaborazione di unità cinofile della Polizia di Stato, ha dato esecuzione a quattro provvedimenti cautelari (due arresti domiciliari e due obblighi di dimora nei comuni di residenza) emessi dal gip presso il Tribunale di Vibo Valentia, Fabio Regolo, su richiesta del Pubblico Ministero che ha coordinato le indagini, Alessandro Donato Pesce.
I provvedimenti sono stati eseguiti nei confronti di P.N. di 39 anni, residente nella Frazione Paradiso del Comune di Briatico (destinatario degli arresti domiciliari); R.F. di 30 anni, residente nella Frazione Bivona del Comune di Vibo Valentia (destinatario degli arresti domiciliari); G.E. di 26 anni, abitante a Gerocarne (VV), già detenuto presso la Casa Circondariale di Catanzaro nell’ambito dell’Operazione “Calibro 12” (destinatario di obbligo di dimora); D.T. di 29 anni, residente a Soriano Calabro (VV) (destinatario di obbligo di dimora), cugino di G.E., nonché probabile destinatario dell’agguato avvenuto il 25 ottobre 2012 in cui è rimasto vittima il diciannovenne di Soriano Calabro Filippo Ceravolo.
L’attività investigativa della Squadra Mobile, coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia nella persona del Sostituto Procuratore Alessandro Donato Pesce, ha consentito, nell’ambito dell’operazione c.d. “Biancaneve”, di raccogliere elementi – attraverso attività tecniche sia telefoniche che ambientali – suffraganti la sussistenza di un quadro indiziario grave in ordine alla commissione di reati di cui all’art.73 comma 1 e 1 bis DPR 309/90 e art. 81 cpv c.p.: per avere, gli indagati, con più azioni commesse in concorso e in tempi diversi ma in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, illecitamente acquistato o ricevuto, detenuto, trasportato, posto in vendita e ceduto sostanze stupefacenti, prevalentemente del tipo “cocaina” e “cannabis”, ai fini di spaccio.
G.E. è ritenuto il soggetto che abbia avuto il ruolo apicale e centrale di tutta la vicenda criminale, fornendo a R.F. e P.N., sostanza stupefacente, prevalentemente, del tipo cocaina; occupandosi della preparazione e taglio con la fattiva collaborazione del cugino D.T..
G.E. ha ceduto la sostanza stupefacente a R.F., per la maggior parte in conto vendita, in ben 28 circostanze, comprese nell’arco temporale tra il 3 giugno 2012 ed il 18 novembre 2012, in varie quantità. Il tutto avvenuto in Bivona del Comune di Vibo Valentia.
G.E. ha ceduto la sostanza stupefacente a P.N., per la maggior parte in conto vendita, in ben 29 circostanze, comprese nell’arco temporale tra il 26 maggio 2012 ed il 24 novembre 2012, in varie quantità. Il tutto avvenuto nella frazione Paradisoni del Comune di Briatico.
Le indagini hanno permesso di acclarare che i soggetti coinvolti, quando comunicavano al telefono, utilizzavano un ben preciso e variegato linguaggio criptico, che, però, gli investigatori della Squadra Mobile, grazie alla loro competenza e alla loro pazienza, sono riusciti a decifrare, svelando il reale significato delle parole cripitate.
Si è scoperto che per indicare la sostanza stupefacente venivano usate parole come: “operaio”, “rumeno”, “negro” , “il figliolo della prima volta”, oppure per comunicare che la sostanza non era buona o che non aveva gli stessi effetti allucinogeni di quelle precedenti venivano usate frasi del tipo: il negro non lavora per niente; porta il figliolo della prima volta.
Lo spaccato che è emerso dalle indagini costituisce la riprova di come chi si dedica al commercio degli stupefacenti cerca, di volta in volta, di trovare nuovi metodi di elusione delle indagini, ma la conclusione dell’operazione dimostra, altresì, come un lavoro investigativo portato avanti con professionalità e passione riesce a prevalere sul malaffare.
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