La Dia esegue maxi sequestro di beni a due noti imprenditori reggini

Reggio Calabria. La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su proposta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – di Reggio Calabria ha disposto il sequestro dei beni societari e personali nei confronti di Domenico Giovanni Suraci, 46 anni, nato a Reggio Calabria, e di Giuseppe Crocè, 68 anni, nativo di Melito Porto Salvo (RC), in affari unitamente alla figlia Fortunata Barbara Crocè, 36 anni.
I provvedimenti sono stati eseguiti da personale del Centro Operativo Dia di Reggio Calabria, diretto dal colonnello Gianfranco Ardizzone, che ha sviluppato i complessi accertamenti su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica.

Domenico Giovanni Suraci è un imprenditore nel settore della grande distribuzione alimentare, ma con interessi anche nel mondo immobiliare ed in quello legato alle scommesse, lotterie e pronostici, con un trascorso politico quale ex-consigliere comunale (eletto nel 2007) ed ex presidente della seconda Commissione consiliare “Programmazione e servizi generali” del Comune di Reggio Calabria. Nel luglio 2012 è stato destinatario di due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Reggio Calabria nell’ambito del procedimento penale instaurato per i reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ed altro.
In particolare, nel procedimento penale sono confluite la c.d. operazione “Assenzio” del Centro Operativo DIA di Reggio Calabria e la c.d. operazione “Sistema” dell’Arma dei Carabinieri della stessa città.
Con l’operazione “Assenzio” sono stati compiutamente disvelati i meccanismi fraudolenti attraverso cui un sodalizio di imprenditori – al cui vertice secondo le accuse spiccava proprio Suraci – era riuscito ad ottenere indebite erogazioni di contributi pubblici.
Sempre secondo l’accusa, Suraci, agendo quale amministratore di fatto di aziende operanti nel settore della grande distribuzione formalmente intestate a suoi prestanome, aveva stipulato numerosi contratti di acquisto in leasing di beni strumentali alle attività aziendali, i cui importi si erano rivelati di gran lunga maggiorati rispetto ai reali prezzi di mercato, quando non addirittura relativi a forniture in realtà mai avvenute. In tal guisa, potendo documentare l’esecuzione degli investimenti in questione, le aziende beneficiavano di un risparmio sul versamento di varie imposte commisurato proprio all’entità dell’investimento stesso, come previsto dalla citata Legge nr. 296/2006 (c.d. credito d’imposta).
Con l’operazione “Sistema”, inoltre, sono stati conseguiti numerosi indizi anche in ordine alla presunta remota contiguità del Suraci alla criminalità organizzata reggina, con particolare riferimento all’organizzazione storicamente denominata De Stefano-Tegano, alla quale, essenzialmente, avrebbe consentito l’affidamento – in via pressoché esclusiva – delle forniture di generi alimentari, nei supermercati dallo stesso condotti.

Giuseppe Crocè, socio in affari col Suraci fino al 2008 nel settore della grande distribuzione alimentare, è stato colpito da due ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal Tribunale di Reggio Calabria rispettivamente la prima nel luglio 2012, per le stesse motivazioni contestate a Domenico Suraci, vale a dire la presunta militanza all’interno di un sodalizio criminale, dedito alla perpetrazione di gravi truffe in danno dello Stato nel settore dei contributi pubblici e, la seconda, nel gennaio 2013 sulla scorta degli indizi emersi in ordine all’accertato favoreggiamento, quale presunto concorrente esterno, degli interessi economici della criminalità organizzata reggina, prima fra tutte quella riconducibile alle “famiglie” De Stefano-Tegano di Archi.
Crocè, infatti, secondo l’impianto accusatorio, una volta presa piena coscienza degli artifici contabili cui il precedente responsabile (il suo ex socio Suraci) della gestione dell’azienda Sgs Group srl avente per oggetto sociale la gestione di supermercati aveva fatto ricorso per mascherare il drenaggio di liquidità in favore delle imprese della cosca De Stefano-Tegano, non si era preoccupato di porvi rimedio, ma piuttosto cercava di perfezionarli, per metterli al riparo da possibili ripercussioni giudiziarie.

Gli esiti delle attività tecniche effettuate presso gli uffici della società Sgs Group srl hanno evidenziato, infatti, come l’assidua frequentazione con soggetti in qualche modo contigui a contesti di criminalità organizzata non fosse riservata esclusivamente agli esponenti della citata organizzazione dei De Stefano-Tegano (con i quali emergeva comunque una più stretta condivisione di interessi), ma fosse aperta anche alle altre consorterie operanti sul territorio ove lo stesso era solito esercitare la sua professione.

A seguito di una articolata e complessa attività di indagine patrimoniale, diretta e coordinata da questa Procura Distrettuale di Reggio Calabria, che si è avvalsa degli accertamenti delegati al Centro Operativo D.I.A. di Reggio Calabria, e volta a verificare le modalità di acquisizione dell’ingentissimo patrimonio societario e personale riconducibile ai due imprenditori menzionati, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione “Misure di Prevenzione – ha disposto pertanto con gli odierni provvedimenti, la sottoposizione a sequestro dell’ingente patrimonio riconducibile ai due imprenditori, di cui si è accertata sia una notevole sproporzione tra capacità reddituali ed investimenti effettuati che l’essere frutto di capitali di provenienza illecita.
Per entrambi gli imprenditori il Tribunale -Misure di Prevenzione – così si è espresso: “pertanto, sia per il requisito della sproporzione, sia per l’affiorato esercizio illecito d’impresa, o comunque perché costituiscono reimpiego di proventi illeciti, devono essere posti sotto sequestro le quote ed i corrispondenti patrimoni aziendali posseduti direttamente o indirettamente dal(i) proposto(i)…”

In particolare sono state sottoposte a sequestro quote sociali e patrimoni aziendali di:

Sono stati sottoposti a sequestro: 11 supermercati a marchio Simply, Punto Sma e Spaccio Alimentare ubicati a Reggio Calabria e 2 grandi punti vendita oggetti da regalo e casalinghi ubicati a Reggio Calabria e Melito Porto Salvo.

Il valore dei beni sottoposti a sequestro ammonta a circa 125 milioni di euro.

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