Reggio Calabria. E’ trascorso quasi un mese da quando, in una tranquilla serata, la cittadina di Cardeto, piccolo insediamento montano della provincia reggina, vive dei momenti di terrore a causa di una furibonda lite tra due persone che culmina con l’esplosione di numerosi colpi d’arma da fuoco. Qualcuno chiama i Carabinieri della Stazione di Cardeto ai quali riferisce sommariamente che in paese vi era stata una lite e che si erano sentiti dei colpi. Immediatamente i militari avviano le indagini per trovare dei riscontri a quanto appreso. Dai primi accertamenti però non riescono ad ottenere sufficienti informazioni tali da far capire quello che era accaduto. I primi dati raccolti consentono di accertare esclusivamente che vi era stata una lite tra due abitanti del luogo, e che successivamente si erano uditi dei colpi, che non potevano però essere ricondotti in modo univoco a colpi d’arma da fuoco in quanto a seguito di una prima ispezione dei luoghi, resa difficoltosa dal buio della notte, non sono stati rinvenuti elementi riconducibili ad un conflitto a fuoco. Il dato preoccupante che fa allarmare i militari è però l’assenza in paese dei due contendenti. Le ricerche si protraggono per tutta la notte e continuano sino all’indomani quando vengono ascoltati ulteriormente tutti gli abitanti del posto in grado di riferire utili informazioni sull’accaduto. Anche questi tentativi si infrangono contro un muro di silenzio e reticenza, nulla sembra accaduto nel paese ad eccezione del fatto che mancano i testimoni diretti dell’evento, i due litiganti.
Alla luce delle difficoltà riscontrate, si decide di avviare una battuta nelle aree periferiche di Cardeto. L’imponente dispiegamento di uomini e mezzi della Compagnia di Reggio Calabria con l’ausilio dei militari della Compagnia di Intervento Operativo di Napoli e dello Squadrone Cacciatori di Calabria di Vibo Valentia, fa sì che una delle persone coinvolte nella vicenda si presenti in piena notte presso la Stazione Carabinieri di Cardeto, dove le attività investigative sono in pieno svolgimento sotto la direzione del Sostituto Procuratore di Reggio Calabria Rosario Ferracane. Il giovane, Paolo Vadalà, trentottenne di Cardeto, racconta di essersi dato alla macchia perché terrorizzato da quello che poteva accadergli. La sua ricostruzione lucida e coerente, consente ai Carabinieri di ricostruire l’accaduto. Tra il Vadalà e Martino Fotia, quarantatreenne di Cardeto, non corre buon sangue, vecchie antipatie, al Vadalà vengono attribuiti alcuni danneggiamenti di autovetture verificatisi nell’ultimo anno a Cardeto, fatti per i quali egli non è mai stato sottoposto ad indagini. Ad un certo punto, per futili motivi, i due si affrontano a muso duro, iniziano gli spintoni che sfociano subito in schiaffi e pugni, fin quando, sempre nel racconto di Vadalà, Fotia estrae dalla cintura dei pantaloni una pistola ed inizia ad esplodere numerosi colpi contro Vadalà. Quest’ultimo riferisce che alla vista dell’arma inizia a scappare zig-zagando, solo così riesce a schivare i colpi che sente distintamente passargli vicino sin quasi a sfioralo. La corsa folle verso la salvezza si interrompe quando la vittima, giunta in fondo ad un vicolo, inciampa e cade procurandosi delle escoriazioni. Ciononostante, temendo l’ulteriore azione di fuoco, continua la fuga inoltrandosi nel bosco dove trascorre le successive 48 ore, dormendo all’aperto. Grazie alla ricostruzione del Vadalà, con l’ausilio dei Carabinieri della Sezione Investigazioni Scientifiche del Nucleo Investigativo, sono stati effettuati degli accurati rilievi sul luogo del delitto, ove sono stati rilevati dei fori sulle mura e rinvenuti dei frammenti di ogiva, sfuggiti, sicuramente alla successiva bonifica posta in essere per coprire le tracce del delitto e rendere ancor più difficoltosa la ricostruzione dell’accaduto. Le indagini che hanno consentito ai Carabinieri di fare luce su questa brutta vicenda hanno incontrato difficoltà incomprensibili se si pensa che il delitto non sembra ricollegato in alcun modo a vicende di criminalità organizzata. Un vero muro di omertà quasi a rasentare l’indifferenza.
A seguito del fatto sono state avviate le tipiche attività per la ricerca latitanti con decine di perquisizioni in abitazioni sia in paese che nei casolari abbandonati posti nelle periferie di Cardeto. L’incessante attività posta in essere ha indotto nella giornata di ieri il Fotia a costituirsi presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria dove gli è stato notificato il decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria perché gravemente indiziato dei reati di tentato omicidio aggravato dai futili motivi e porto e detenzione illegale di pistola.
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