Reggio Calabria. I Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria, diretta dal maggiore Pantaleone Grimaldi, hanno arrestato un idraulico di 39 anni, Massimo Idone, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria con le accuse di riduzione in schiavitù e atti persecutori.
La misura restrittiva eseguita nella giornata di ieri è il risultato dell’attività investigativa condotta dai Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria. In particolare i militari, grazie alla profonda conoscenza del territorio e delle sue problematiche, nel mese di ottobre del 2013, avevano acquisito una notizia che due donne del posto vivevano in precarie condizioni a causa di un uomo che le aveva completamente soggiogate e sottraeva alle stesse tutte le fonti di sostentamento ed in particolare la pensione. I militari per riscontrare l’informazione effettuano dei servizi di appostamento all’esterno dell’ufficio postale. Ad un certo punto scorgono una donna che uscita dall’ufficio postale viene avvicinata da un giovane che la invita ad appartarsi in un vicolo, lontano da occhi indiscreti. A questo punto si fa consegnare il denaro dalla donna, scatta così l’operazione dei Carabinieri che lo bloccano e lo trovano in possesso di una somma di 1.000,00 euro. A seguito degli immediati accertamenti si scopre che la somma rappresenta la pensione di reversibilità percepita dalla donna, che costituisce anche la sua unica fonte di sostentamento. Le prime rivelazioni della vittima e il controllo effettuato all’interno dell’abitazione della stessa fanno emergere, in modo incontrovertibile, che la notizia era fondata. Il soggetto, identificato in Massimo Idone reggino, classe 75, idraulico, viene subito sottoposto ad indagini.
Le investigazioni, condotte dai Carabinieri di Reggio Calabria sotto la direzione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, con particolare attenzione e sensibilità, avvalendosi anche dell’ausilio di esperti in psicologia, a causa delle precarie condizioni psico-fisiche delle vittime, hanno portato nella giornata di ieri ad eseguire nei confronti dell’uomo una ordinanza di custodia cautelare in carcere con le accuse di riduzione in schiavitù e atti persecutori. Idone, dopo aver allacciato con le donne una frequentazione, le aveva indotte a credere che la casa dove abitavano fosse completamente invasa da microspie e telecamere, le invitava, pertanto, a non accendere il televisore in quanto così facendo avrebbero consentito a chi ascoltava le loro conversazione di registrarle. Idone si faceva consegnare la pensione dalla donna adducendo quale motivazione di dover sostenere le spese di un procedimento penale avviato dall’Autorità giudiziaria nei loro confronti. Così facendo aveva sottratto alle due donne ogni fonte di sostentamento riducendole a vivere di stenti. In casa, nel corso di un controllo, sono stati trovati solamente tre pacchi di pasta, una cipolla e una bottiglia d’olio. La mancanza di soldi aveva comportato l’interruzione della fornitura di gas e del telefono in quanto le due donne risultavano morose all’atto dei pagamenti. La cosa più grave e che l’uomo aveva anche impedito alle due donne di sottoporsi a visite mediche essenziali, si pensi che una delle due soffre di diabete e quindi ha bisogno di cure costanti. L’intervento dei Carabinieri è stato definito dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Massimo Minniti, “un intervento letteralmente provvidenziale e liberatore, cha ha infuso nella donna il coraggio di riferire i soprusi reiteratamente subiti”.
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