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Centenario del Cosenza Calcio, al “Rendano” i giornalisti raccontano la promozione in B del 1988

by aci
18 Aprile 2014
in Cosenza
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Cosenza. Al “Rendano” va in scena il racconto della promozione del Cosenza Calcio in serie B, nel 1988, ma anche quello dei cento anni della società rossoblu. Il 5 giugno del 1988 il Cosenza, nell’ultima di campionato, pareggia a Monopoli e conquista l’accesso alla serie cadetta. E’ un amarcord in piena regola quello che si è celebrato ieri nella sala “Quintieri” del Rendano e grazie al quale è stata rievocata soprattutto quella pagina calcistica, memorabile per la città di Cosenza. Non una foto ingiallita, ma ancora viva, rinverdita grazie all’iniziativa promossa dalla Commissione cultura del Comune di Cosenza che, in occasione del centenario del Cosenza Calcio, ha invitato a raccontare la storia della promozione dell’88 i giornalisti che contribuirono all’impresa, con i loro articoli, le loro radiocronache, i loro commenti televisivi, accendendo la passione dei tifosi rossoblu e di tutti i cosentini, orgogliosi del salto di categoria. L’idea è frullata in testa al consigliere comunale Mimmo Frammartino che nella stagione calcistica 1987/1988 era Assessore allo sport del Comune di Cosenza e partecipò in prima linea a quegli anni formidabili. Il racconto di ieri è partito dalla proiezione di un video: “Cosenza, Bene, Bravo, Bis”, autore il giornalista Antonio Stagliano. Un reportage televisivo andato in onda nell’88 e che documenta le fasi dell’attesa del ritorno della squadra, allenata da Gianni Di Marzio, da Monopoli, per concludersi con la grande festa al San Vito, sotto la pioggia. La speciale seduta della Commissione Cultura ha preso l’avvio dai saluti dell’Assessore allo sport del Comune Carmine Manna e dall’intervento del Presidente Claudio Nigro ed è subito proseguita con la relazione del Consigliere Mimmo Frammartino che ha spiegato le ragioni dell’incontro “volto a ricordare – ha detto – una delle pagine più belle ed emozionanti della vita calcistica cosentina, raccontata dai giornalisti sportivi di quel periodo. Le vicende di una comunità rappresentano – ha detto ancora Frammartino – un pezzo di storia ed ogni storia, degna di essere ricordata e raccontata rappresenta, alla fine, anche un fatto di cultura”. Tra gli altri interventi della Commissione cultura anche quelli della Vice Presidente Maria Lucente, di Francesco Perri, Roberto Bartolomeo e Massimo Bozzo. Tra gli artefici della promozione dell’88 ci fu anche il Sindaco dell’epoca, l’Avvocato Giuseppe Carratelli che ieri non ha voluto mancare all’appuntamento. Presente anche Mario Romano che agli inizi degli anni ’80 partecipò, da Assessore allo sport, agli anni della rinascita del Cosenza, sotto la presidenza del vulcanico Vincenzo Morelli. A portare il saluto del CONI, il Presidente Provinciale Pino Abate, mentre a rappresentare l’attuale società di calcio, in sostituzione del Presidente Eugenio Guarascio, c’erano l’Amministratore delegato, avv.Domenico Quaglio e l’addetto stampa Gianluca Pasqua. Poi gli aneddoti a profusione – non solo sulla promozione dell’88 – e il come eravamo evocato dai giornalisti intervenuti, premiati ciascuno con una targa ricordo del centenario del Cosenza. E così Giancarlo Bria ricorda l’incidente stradale nel quale rimase coinvolto, con altri colleghi giornalisti, durante la trasferta di Campobasso, ma, dopo lo spavento, tutti alla partita. Oloferne Carpino, giornalista Rai oggi in pensione, rivela la sua temerarietà quando in gioventù, per assistere alla partita del Cosenza al vecchio stadio “Emilio Morrone”, scavalcava il muro di cinta. Poi la provocazione lanciata da Gianni Colistro, per molti anni firma della “Gazzetta dello Sport”, secondo il quale il centenario sarebbe “un falso storico” perché quello che si ritiene l’anno di nascita del Cosenza, il 1914, coinciderebbe, in realtà, con la nascita della “Fortitudo”, una società di ginnastica che disputò, nel corso di una manifestazione che ricomprendeva diverse discipline, anche una partita di calcio contro il Catanzaro, al campo di Piazza delle Armi, il 22 febbraio del 1914. Per Colistro la data di nascita del Cosenza risalirebbe, invece, al 1926, quando la società venne fondata dall’ing.Maspoli. E se Colistro pigia sul pedale del revisionismo storico, Franco Cretella ha una dedica per chi non è più presente: Massimo Marino, Giuseppe Baratta e Giuseppe Carci, così come Roberto Barbarossa che dedica il riconoscimento di ieri al padre che lo portava allo stadio dall’età di tre anni. Vincenzo D’Atri, altro volto noto della Rai regionale e autore del volume “Cosenza, storia in rossoblù”, ricorda che non era molto amato nello stadio di un’altra città calabrese, senza dire quale, ed Eugenio Gallo, altro decano dei giornalisti calabresi, evoca le scaramanzie del Presidente Carratelli, quando allo stadio, anche in giornate afose, continuava ad indossare il cappotto. Valter Leone riavvolge il nastro ai tempi in cui, insieme al compianto Massimiliano Catena, intratteneva i tifosi sulle onde di “Radiorossoblù”. Giuseppe Milicchio, radiocronista storico del Cosenza calcio, ricorda il pionierismo radiotelevisivo, quando con un pugno di colleghi, “una grande famiglia”- dice – innovò profondamente il modo di raccontare il calcio servendosi per la prima volta di attrezzature tecniche di fortuna che consentirono la prima diretta satellitare da Casarano. Paolo Mastroianni, protagonista in coppia con Gianni Colistro, di fortunate trasmissioni televisive, ritira la preziosa spilla tricolore offerta dal CONI. Massimo Mitidieri, invece, ha il ricordo ancora nitido della promozione in serie B, quando evoca il pianto a dirotto del supertifoso Gigino Lupo o Padre Fedele in ginocchio che pregava per la vittoria del Cosenza. L’amarcord di Franco Rosito ha, invece, il sapore del thriller. 17 aprile 1988: a Salerno si disputa l’incontro Salernitana-Cosenza. Al 25’ segna Padovano per i rossoblù. Rosito fa la sua buona radiocronaca non dalla tribuna stampa, ma da un appartamento di fortuna di fronte allo stadio. Al goal di Padovano non sa resistere e urla a squarciagola. Una sfrontatezza che rischia di costargli cara, perché al termine dell’incontro una cinquantina di tifosi salernitani assediano il palazzo dove era ubicato l’appartamento e Rosito e i colleghi devono uscire scortati dalla polizia fino alla stazione ferroviaria, prima di far ritorno a Cosenza. Un’altra Cosenza-Salernitana fa capolino nei ricordi di Franco Segreto. I rossoblù vinsero 2 a 1. Parapiglia nello spogliatoio con i giocatori campani inferociti contro l’arbitro Cinciripini e contro i giornalisti. Provvidenziale l’intervento del Presidente Carratelli che riporta ordine e placa gli animi. Vincenzo Segreto, per anni corrispondente di “Tuttosport” manda un messaggio da Parma, città dove si è trasferito da un po’, mentre Antonio Stagliano racconta di quando con un gruppo di colleghi partì per seguire la squadra a Siena, salendo sul treno sbagliato. I particolari della trasferta di Monopoli rivivono poi nelle parole di Santi Trimboli, anche lui giornalista RAI, da qualche anno in pensione, autore dell’ultima intervista al compianto Donato Bergamini. Da Reggio Calabria è arrivato appositamente Cristofaro Zuccalà, all’epoca capo dei servizi sportivi di “Gazzetta del Sud” che, curiosamente, raccontò il campionato ’87-’88 fino al mese di gennaio dell’anno della promozione, ma quando il Cosenza approdò in serie B era tornato già nella sua Reggio. Ma c’è ancora tempo per qualche altro ricordo. Se ne fa carico Mimmo Frammartino ed è quello per il compianto Ciccio Trifarò, non solo un grande tifoso del Cosenza, ma un vero personaggio per la città e per tutta la tifoseria rossoblù. Vendeva noccioline in Corso Mazzini, all’angolo con via Daua Parma. Attorno alla sua bancarella si radunavano interi capannelli di tifosi, perché Ciccio, con la radiolina perennemente accesa, aggiornava i risultati della domenica trascrivendoli con un pennarello ad alcol su un cartone che appendeva ad una colonna o ad un albero. Era in grado, non si sa come facesse, di conoscere in tempo reale, i risultati del campionato del Cosenza, anche quando quest’ultimo giocava in trasferta. Una sorta di Internet ante litteram. Non fece in tempo a vedere la squadra del cuore in Serie B, perché scomparve il 9 novembre dell’87. Ieri è stato ricordato, alla presenza del figlio Domenico, dipendente comunale. Ricordi non sbiaditi che rivivono di luce propria, riaccendendo le passioni e che, nell’anno della nuova promozione in serie C e del centenario, fanno riaffiorare la speranza, ridando linfa a quella squadra che fa venire i lucciconi agli occhi come la foto scattata al termine della cerimonia che raduna quasi tutti i cantori della pedata cosentina dell’88.


Tags: centenarioCosenzacosenza calciorendano
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