Gioia Tauro (Reggio Calabria). L’ex sindaco Bellofiore ha scelto di dimettersi pur di non aprire un naturale confronto all’interno del partito democratico. Ho infatti ribadito in tutte le occasioni possibili, compresa l’ultima riunione che si è svolta domenica scorsa, alla presenza del segretario provinciale del Pd, del sindaco e di molti dei componenti della maggioranza che sosteneva l’amministrazione, che il bilancio comunale doveva essere oggetto di discussione all’interno del partito e mai ho affermato che non lo avrei votato.
Considerato che non c’era nessuna scadenza imminente per l’approvazione del documento contabile, non si capisce per quale motivo il sindaco abbia deciso di non ritirare le dimissioni per riaprire la necessaria fase del confronto democratico.
Bellofiore ha definito il mio operato “il peggio del peggio della politica”, dimenticando che non ho esitato un attimo a dimettermi da presidente del consiglio comunale, quando nel dicembre dello scorso anno me lo ha chiesto. Non ho risposto agli attacchi provenienti dagli alleati di Cittadinanza democratica continuando a chiedere ostinatamente di risolvere ogni dissidio all’interno del partito.
E’ bene inoltre chiarire che contrariamente a quanto affermato dall’ex sindaco, mai ho avanzato una richiesta di rimpasto e quindi non corrisponde al vero che io abbia chiesto di poter scegliere quattro assessori. Non l’ho chiesto al consigliere Longobucco e nemmeno al dirigente del Pd Massimilla. Ho sempre e solo avanzato proposte politiche, non mi sono mai interessato alle poltrone.
Quando in passato ho compiuto importanti opere di mediazione il sindaco non pensava che io fossi il “peggio del peggio”.
Oggi, senza dare ascolto agli inviti giunti dai vertici del partito, Bellofiore ha consegnato la città alla gestione commissariale.
Le vere ragioni di questa scelta restano incomprensibili.
Domenico Cento