Lamezia Terme (Catanzaro). Il Gruppo della Guardia di Finanza di Lamezia Terme ha appena eseguito, su delega della Procura della Repubblica di Lamezia Terme, una complessa ordinanza, emessa dal gip alla sede, che ha disposto, fra l’altro, gli arresti domiciliari nei confronti di un noto commercialista di Lamezia Terme.
Le indagini dei finanzieri si sono concentrate sulle sospette modalità di svolgimento – da parte del professionista – dell’incarico di “commissario governativo” di una cooperativa edilizia, in liquidazione coatta amministrativa, con sede legale in Roma. Tale incarico, conferito appositamente dal Ministero per lo Sviluppo Economico, doveva essere finalizzato ad assicurare – in sintesi – il corretto scioglimento della cooperativa edilizia salvaguardandone il patrimonio, che sarebbe dovuto essere restituito “pro quota” ai rispettivi soci.
L’attività operativa coordinata dalla magistratura lametina – effettuata dalle “Fiamme Gialle” anche con l’ausilio di approfondite ed analitiche indagini finanziare – ha invece accertato la fraudolenta sottrazione, da parte del commissario governativo, di cospicue somme dell’attivo della cooperativa, per complessivi 2.485.945 euro, prosciugandone quasi completamente il patrimonio.
Tale appropriazione illecita, integrante la fattispecie del peculato (qualificandosi, a tutti gli effetti, il commissario governativo quale “pubblico ufficiale”), sarebbe stata posta in essere dal commercialista attraverso molteplici condotte scorrette, alcune delle quali integranti anche i reati tributari di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti e dichiarazioni fiscali fraudolente.
Più in dettaglio, la sottrazione di gran parte dei residui attivi della cooperativa edilizia amministrata è stata compiuta dal commissario governativo mediante:
- l’emissione e l’utilizzo di svariate fatture per operazioni risultate in tutto o in parte fittizie, peraltro operate da società riconducibili – più o meno direttamente – allo stesso commercialista arrestato;
- l’addebito alla cooperativa di considerevoli e non giustificate spese alberghiere, di ristorazione e di viaggio, risultate non inerenti all’incarico attribuito dall’autorità governativa;
- l’indebita assunzione di personale con varie mansioni, di fatto non utilizzato adeguatamente, essendo l’ente sociale non operativo, per via della liquidazione in atto. Peraltro, gran parte degli “assunti” risultavano già legati da rapporti di lavoro con diverse società, sempre riconducibili allo stesso commissario governativo indagato;
- la rappresentazione fittizia di rilevanti canoni economici, posti artatamente a carico della cooperativa, tendenti a pagare artificiose locazioni di immobili;
- infine, l’effettuazione di sproporzionate spese per consulenze professionali, vertenti su svariate situazioni afferenti la cooperativa gestita.
L’attività investigativa dei finanzieri ha permesso altresì di constatare la responsabilità penale di altra persona fisica per emissione di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, per importi del tutto ingenti.
Infatti, la suddetta attività operativa – come accennato – ha anche avuto un rilevante risvolto tributario, nel cui ambito sono state complessivamente stigmatizzate le seguenti condotte penalmente:
- emissione di fatture per operazioni inesistenti per euro 585.169
- utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per euro 531.669
- omesso versamento di ritenute certificate pari a euro 89.211
Proprio per tali illeciti tributari, l’autorità giudiziaria ha disposto nei confronti dei due responsabili anche l’applicazione della misura cautelare reale del sequestro preventivo per equivalente dei beni nella disponibilità degli stessi, fino alla concorrenza di:
- 110.897 euro nei confronti del commercialista arrestato;
- 43.474 euro nei confronti dell’altro soggetto indagato.