Cosenza. Sabato la presentazione di “Male lingue”, il nuovo libro di Nicola Gratteri

Cosenza. Il volume sarà presentato in anteprima il 9 maggio alla Fiera del Libro di Torino e il 10 in città. Pubblicato all’interno della prestigiosa collana Mafie della Casa Editrice Pellegrini, diretta dallo studioso italo-canadese Antonio Nicaso, il volume Male lingue pone al centro dell’attenzione la forma linguistica, anzi quasi filologica, in cui si presentano i codici della ’Ndrangheta finora ritrovati. Unico nel suo genere, Male lingue mette insieme l’esperienza di due tra i maggiori conoscitori delle organizzazioni criminali meridionali, Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, e di due linguisti, dialettologi e etnolinguisti, John B. Trumper e Marta Maddalon. La lingua, la malalingua dei codici, diviene nel libro protagonista di un racconto che ha come filo conduttore i ritrovamenti di questi testi dalla fine del XIX secolo ai giorni nostri. Scritti talora su quaderni di scuola, frutto di dettatura o copiatura nei lunghi soggiorni al domicilio coatto o nelle carceri, contengono tutte le “regole” necessarie al picciotto per intraprendere la sua attività all’interno dell’Organizzazione e scalarne i livelli, mettendo a frutto le doti che ne costituiscono il bagaglio criminale ed evitando di compiere azioni che possano causare sanzioni e pene, fino ad essere ’sbellito’, cioè ucciso. Un racconto esaltante fatto di intarsi molteplici: la scoperta dei rituali, la struttura dell’Organizzazione malavitosa con i suoi gradi, le sue gerarchie, i compiti, le regole. L’‘invenzione’ di una storia dunque, che attinge a piene mani dalle letture in carcere, dai romanzi di Cappa e Spada, dalle epopee, tradotte nelle fiabe popolari e tramandate nei racconti orali. Si tratta di un lungo percorso, che ha coinvolto storia, politica, sociologia, etnologia e linguistica, che dimostra come l’oggetto culturale Codice possa rispondere a due principali istanze: da un lato, alla necessità di darsi delle regole certe, di identificare un organigramma gerarchico, di amministrare i proventi delle proprie attività e di attribuire sanzioni; dall’altro, alla necessità di un insieme di regole che funga da elemento unificante e identificante, sotto cui si associano gli affiliati. La lingua che questi usano è, perlopiù, presa e ripresa da un ‘nucleo comune’ del gergo che secoli di lingue speciali e parallele hanno contribuito a formare. Allo stesso modo, i contenuti si sono sostanziati, nel tempo e col contatto, in un serbatoio culturale, perverso e antitetico a quelli ufficiali, dando vita ad un altro ‘nucleo comune’ di riti e regole a cui hanno attinto le Associazioni per tracciare, ognuna con le sua prerogative e caratteristiche, il proprio percorso criminale, secondo le norme della Società. Si tratta di un crogiolo culturale in cui i temi si mescolano e si fondono in racconti che è inutile scambiare per realtà. Si produce così il materiale grezzo che la lingua dei codici riveste di forma, attingendo dai gerghi storici che risuonano, fin dal Medioevo, nelle strade e nelle prigioni di tutta Europa. Da dove nasce la necessità di creare dei racconti sulle Origini? Qual è la lingua con cui sono scritti e con cui parlano i malavitosi del passato e del presente? Cosa vogliono dire quelle parole che ormai sono di dominio pubblico? A queste, ed altre domande, dà una risposta Male lingue che raccoglie, descrive e presenta bel trenta codici originali, fino al più recente, addirittura criptografato.

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