Reggio Calabria. Un cartello “installato” da mani ignote all’imbocco del Lungomare cittadino (esattamente alla fine del centralissimo Viale Genoese Zerbi ad incrocio con Via Roma) è spuntato su un palo tra la segnaletica ufficiale che indica i vari luoghi raggiungibili della città. Un segnale visto quotidianamente da migliaia di persone.
La scritta sul cartello, che sembra essere stato modellato proprio per trovare alloggiamento tra i due pali in ferro di sostegno, reca su due righe la dicitura: “Viale ‘ndrine – da Reggio”. Una scritta, spruzzata con una bomboletta di colore azzurro, che però si presta a due interpretazioni, l’una diametralmente opposta dall’altra.
Ad una prima lettura, quella più inquietante, sembrerebbe che la scritta voglia indicare un altro nome al viale che, in questo caso, vorrebbe essere “dedicato” alle ‘ndrine”. Questo perché la parola “Viale” non presenta alcuno spazio, alcuna interruzione. Un affronto alla città, almeno a quella parte onesta di Reggio, ma anche una prova di sfacciataggine da parte di chi ha agito in pieno centro su una strada trafficata, sotto l’occhio delle telecamere.
Resta la seconda interpretazione, frutto più di uno sforzo filologico, che di una analisi strettamente grammaticale delle singole parole. Letta in questa seconda accezione, la fretta potrebbe avere giocato un brutto scherzo alla mano di chi voleva scrivere “Via le ‘ndrine”, e non “Viale”, e non certo per intitolare abusivamente una via, ma per auspicare la “cacciata” delle cosche. A corroborare questa interpretazione, visto che la prima parola resta inequivocabilmente “attaccata”, è la seconda riga del cartello, che recita “da Reggio”. “Viale ‘ndrine da Reggio” ha un significato meno compiuto rispetto a “Via le ‘ndrine da Reggio”.
In ogni caso si pone per i nostri writers un problema di conoscenza e di corretto utilizzo dell’ortografia. Insomma, non solo dei cretini che imbrattano muri e adesso si inventano pure cartelli stradali, ma pure talmente ignoranti da ottenere, se fosse vera la seconda ipotesi, l’effetto contrario a quello voluto.
Sicuramente i nostri writers non hanno studiato il latino. Proprio per rimarcare l’importanza della punteggiatura si studia il responso della Sibilla Cumana, sacerdotessa di Apollo, a chi le domandava di predirgli il futuro prima di partire per una lunga guerra.
“Ibis redibis non morieris in bello“, rispondeva a tutti la Sibilla, sicura di non sbagliare una sola delle sue leggendarie predizioni.
“Andrai, tornerai, non morirai in guerra” era la traduzione dei reduci.
“Andrai, non tornerai, morirai in guerra”, era la traduzione di chi piangeva i caduti.
A seconda di come si leggeva nel contesto della frase la parola “non”, che in mancanza di punteggiatura, appunto, ben si prestava a una doppia interpretazione.
Certo è che i commenti dei tanti passanti che hanno letto il segnale, che ieri sera è stato rimosso dai vigili urbani, sono invece univoci: “E’ una vergogna”.
Guglielmo Rizzica
Fabio Papalia