Inquirenti reggini al lavoro sulla galassia del patrimonio di Amedeo Matacena

Amedeo Matacena

Amedeo Matacena Junior

Reggio Calabria. C’è ancora molto da lavorare per gli inquirenti reggini impegnati nell’indagine Breakfast, che ha visto destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere l’ex ministro Claudio Scajola, accusato di procurata inosservanza di pena in favore dell’ex deputato latitante Amedeo Matacena. Oltre a “spulciare” le carte sequestrate a Scajola, infatti, i magistrati devono anche eseguire numerose attività di accertamenti patrimoniali sulla galassia dei beni riconducibili ad Amedeo Matacena. Amedeo Junior, infatti, è figlio del più noto imprenditore Amedeo Senior, che diede vita negli anni 60 all’attività di attraversamento dello Stretto di Messina. Le “Caronti” in servizio tra Villa e Messina, sette giorni su sette ogni 40 minuti, da sole giustificherebbero un impero economico di proporzioni immense.
“Non è un problema di sproporzioni – spiegano all’Agi fonti di Procura – ma la difficoltà incontrata dagli inquirenti sta nel comprendere quanto del patrimonio di Matacena deriva dall’attività imprenditoriale sua e della famiglia, e quanto invece potrebbe provenire da altro”. “Più è grande un patrimonio – è l’ipotesi degli inquirenti – e più è facile occultare passaggi illeciti”.
Nella variegata galassia dei beni di Matacena, quindi, gli inquirenti non escludono di poter rinvenire prove tangibili di presunta attività illecita, se non riciclaggio tout court, in favore delle cosche di ‘ndrangheta; oppure individuare quei canali privilegiati che Matacena, sempre secondo l’ipotesi accusatoria, avrebbe messo a disposizione di quelle famiglie di ‘ndrangheta per ottenere vantaggi. Secondo gli inquirenti reggini, infatti, non è affatto detto che Matacena agevolasse in prima persona le ‘ndrine, ma avrebbe potuto mettere a loro disposizione i propri canali “facoltosi”. Se così fosse la procura potrebbe svelare quell’attività praticamente messa in atto di agevolazione della ‘ndrangheta che i giudici che l’hanno già condannato in via definitiva per concorso esterno non sono riusciti a provare, sentenziando che pure in assenza di prove di un materiale aiuto, la stessa “vicinanza” di Matacena alla ‘ndrangheta avrebbe prodotto per la cosca un vantaggio, potendo sfruttare il prestigio dell’ex deputato.

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