Reggio Calabria. Il gup di Reggio Calabria, Antonino Laganà, ha rinviato a giudizio per i reati di turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’ambito dell’appalto per la nuova sede del Corecom della Calabria, il dirigente regionale Nicola Lopez, i commissari che hanno gestito l’aggiudicazione dell’appalto (Giovanni Laganà, Biagio Cantisani, Salvatore Saccà, Natale Vazzana e Vincenzo Romeo) e l’ingegnere Giuseppe Arena (fratello dell’ex sindaco di Reggio Calabria e attuale Assessore regionale alle attività produttive). Sentenza di non luogo a procedere è stata emessa invece per Giulio Carpentieri.
Il processo inizierà il prossimo 16 settembre dinnanzi al Tribunale Collegiale di Reggio Calabria. Secondo l’impianto accusatorio, sostenuto dal pm Sara Amerio, irregolarità sarebbero emerse nell’aggiudicazione della gara d’appalto, nell’agosto 2012, da parte della dita AET, essendo Giuseppe Arena il direttore tecnico di tale ditta, ma anche il professionista incaricato dal Consiglio regionale di redigere lo studio di fattibilità del progetto. Due cariche, sostiene l’accusa, incompatibili tanto che la AET, nella cui compagine societaria è presente la ditta A.R.E.N.A. di cui è socio Giuseppe Arena, non avrebbe potuto partecipare. Una gara, per un importo di quasi 4 milioni e mezzo di euro, sempre secondo l’accusa volutamente “aggiustata” dagli imputati, con il concorso, nella qualità di estraneo che concorre nel reato proprio, anche di Giuseppe Arena. La questione è stata sollevata da uno degli imprenditori esclusi, il catanzarese Francesco Righini, che dopo essersi rivolto alla giustizia civile e amministrativa, ha presentato molti esposti anche alla Procura della Repubblica.