Elezioni europee. Ora Renzi si faccia sentire in Europa

Matteo Renzi parla ai sindaci

Di Alessandro De Virgilio *

Chi vince ha ragione e Renzi ha stravinto. Il consenso per il Pd ed il suo leader è andato oltre ogni aspettativa e insieme con il crollo di Forza Italia ed il mancato aggancio da parte dei Cinquestelle è questo il dato di politica interna più evidente. Il movimento di Beppe Grillo è il secondo partito del Paese. Dal punto di punto prettamente numerico è un successo per un movimento nato dal nulla mediatico che è il web. Ma è stato il suo leader a trasformarlo in una sconfitta, ponendo come condizione per il successo quello di acquisire un voto in più del Partito Democratico. Grillo non ha sputo approfittare della crisi del berlusconismo, che apriva praterie sul suo cammino. Ha scelto di estremizzare ulteriormente le sue posizioni, soprattutto sul piano comunicativo, lasciandosi sfuggire l’elettorato del centro-destra in rotta, composto in buona misura da moderati.
Mantengo inalterate le mie riserve su Renzi, sul suo progetto economico liberista e, sul piano politico, sulle riforme messe in cantiere, a partire da quella elettorale (che i risultati delle europee dovrebbero aver cancellato) per arrivare a quella del Senato e delle Province, sottratti al suffragio popolare. Ma sarebbe sbagliato attribuire al consenso tributato al premier una volontà popolare di conservazione. Chi ha seguito Renzi nelle sue uscite pubbliche, al netto di interpretazioni superficiali, ha constatato che sulla sua figura si concentrano molte aspettative. E’ un dato di fatto. Che la fiducia sia bene o male riposta è un altro aspetto. Renzi ha portato il partito oltre il 40% dei consensi e, come è stato ampiamente sottolineato, è un fatto senza precedenti in Italia. Nella famiglia del Partito Socialista Europeo avrà il gruppo parlamentare più consistente. In più, fra i capi di governo del continente, è l’unico ad aver ottenuto una legittimazione fortissima, superiore a quella di Angela Merkel il cui partito è rimasto saldamente primo in Germania ma sembra aver esaurito la capacità di espandere i consensi. Questo dovrebbe dare al presidente del consiglio italiano una forza contrattuale notevolmente potenziata sullo scenario europeo ed è auspicabile che ne faccia buon uso contrattando condizioni più razionali per le economie dell’eurozona, che era la vera posta in palio di queste elezioni.
Lo scivolone di Forza Italia al terzo posto è il segno del declino del suo leader. Messe insieme le forze di centro-destra compongono la seconda coalizione del Paese, ma è un dato solo numerico perchè l’area dei cosiddetti moderati è ormai priva di guida e progetti. A destra è rilevante il risultato della Lega Nord, il cui segretario, Mateo Salvini, ha saputo cavalcare l’antieuropeismo e il malessere, ancora contenuto nel Paese, verso il fenomeno dell’immigrazione. Attraverso un accordo politico con la destra nazionalista, Salvini ha raccolto un qualche consenso pure nel Mezzogiorno, gettando le basi per un futuro movimento lepenista italiano. A sinistra è da annotare il risultato della lista Tzipras, che, superando lo sbarramento del 4%, manda in Europa un pugno di deputati che faranno fronte comune con i rappresentanti del partito del leader della sinistra greca.

* Giornalista, autore del libro “Le Quattro giornate di Catanzaro”

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