Processo Piccolo Carro. Agli arresti domiciliari il consulente tecnico di parte per calunnia

I rilievi del Sis sull'automobile con armi

Reggio Calabria. I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, rende noto un comunicato stampa della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di Daniele Schinardi di 46 anni, indagato del reato di calunnia continuata, perché con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, compiute in tempi diversi, nominato consulente tecnico per l’analisi dei tabulati telefonici dalla difesa di Demetrio Domenico Praticò – soggetto, quest’ultimo, imputato nell’ambito dell’operazione “Piccolo Carro”, ha incolpato un Maresciallo dei Carabinieri, in servizio presso il Comando Provinciale di Reggio Calabria, estensore di una annotazione di polizia giudiziaria, di aver falsificato dati ed omesso fatti e circostanze da questi noti, al fine di arrecare un danno ingiusto al suo assistito.
La vicenda in questione, trae origine dal procedimento penale noto come “Piccolo Carro”, che ha visto imputato Praticò, insieme a Giovanni Ficara di 50 anni e Giovanni Zumbo, nel quale Praticò è stato riconosciuto colpevole del delitto di cui all’art. 416 bis (e per tale motivo condannato a una pena di 15 anni e 8 mesi di reclusione), per avere, tra l’altro, contribuito a predisporre e collocare una Fiat Marea al cui interno è stato ritrovato (nella foto in alto) un arsenale di armi e munizioni, nel giorno della visita a Reggio Calabria del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, e successivamente tentato di eludere le investigazioni fornendo dichiarazioni false al pm ed al difensore di Francesco Nocera, al fine di confermare la ricostruzione data da quest’ultimo circa il presunto patito furto dell’autovettura da parte di ignoti.
Assolutamente fondamentale, nella ricostruzione di fatti contestati al Praticò, sono risultate le emergenze relative all’analisi dei tabulati riguardanti le utenze in uso a quest’ultimo e a Francesco Nocera nella mattinata del 21.01.10, compendiate nell’informativa del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria del 25.05.10 (in particolare in un’annotazione redatta da un Maresciallo in servizio presso il Nucleo Investigativo di Reggio Calabria, allegata all’informativa del 25.10.10) e in una nota del Ros del 28.05.10.
In questo contesto investigativo e successivamente nella fase propriamente processuale, si inserisce l’attività tecnico-scientifica svolta da Daniele Schinardi a supporto della posizione difensiva di Praticò e concretizzatesi in una “relazione di consulenza tecnica di parte” redatta da Schinardi in qualità di “specialista informatico, audio, video, ponti BTS“.
Nella sua relazione il consulente, non riuscendo a “smontare” l’analisi dei dati oggettivi che aveva portato la polizia giudiziaria a ricostruire la cronologia dei fatti e gli spostamenti dei soggetti attenzionati nelle indagini, così come riepilogati nell’annotazione di polizia giudiziaria redatta nella circostanza dall’analista dell’Arma che aveva effettuato l’analisi dei tabulati telefonici, si è spinto ad accusare consapevolmente la stessa polizia giudiziaria di aver manipolato i dati contenuti nei tabulati telefonici, di aver occultato file relativi a presunti tabulati telefonici acquisiti dalla polizia giudiziaria e non consegnati alla difesa e di avere introdotto quindi nel processo prove false a carico di Demetrio Domenico Praticò o, quantomeno, intralciato l’accertamento della verità per arrecare intenzionalmente un danno ingiusto al Praticò. L’obiettivo perseguito, nota la Procura, in modo sottile dal consulente (rivelatosi vano) era quello di “neutralizzare” se non azzerare del tutto, la portata probatoria delle risultanze compendiate nell’annotazione di polizia giudiziaria, con effetti potenzialmente devastanti sull’esito del processo: a tale scopo, egli aveva prima evidenziato una serie di gravi (quanto inesistenti) errori commessi dalla polizia giudiziaria – ingenerando nel lettore la sensazione dell’assoluta inattendibilità delle conclusioni cui erano pervenuti gli inquirenti – quindi aveva lamentato di non essere stato messo in condizione di ricostruire esaustivamente i fatti, a cagione del fatto che la polizia giudiziaria avesse inquinato le prove, modificando i file trasmessi dalle società telefoniche e giungendo finanche a costruire prove false a carico di Praticò.
Le censure ed i rilievi mossi da Schinardi nella sua relazione hanno condotto l’autorità giudiziaria a richiedere alla Polizia Giudiziaria un supplemento di indagini volte a verificare se le gravissime accuse mosse dal consulente avessero un fondamento di verità, circostanza che, qualora fosse stata accertata, avrebbe certamente determinato l’inizio di un procedimento penale a carico del Maresciallo.
L’attività in questione, condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Reggio Calabria, ha consentito quindi al pm, in udienza, durante il controesame del teste Schinardi, di dimostrare l’assoluta correttezza dell’operato dei carabinieri e contestualmente la malafede e la falsità delle sue affermazioni, solo in parte ritrattate nel corso della testimonianza resa innanzi al collegio giudicante, di fronte alle insuperabili contestazioni mosse dal Pubblico Ministero.
Parimenti la testimonianza offerta in udienza dal Maresciallo in servizio presso il Comando Provinciale di Reggio Calabria, avvalorata da ineccepibili esplicazioni e da riscontri tecnici puntualmente dedotti dal sottufficiale, ha consentito di dipanare senza più dubbi e senza possibilità di letture alternative, la condotta clamorosamente illecita e calunniosa tenuta dallo Schinardi tanto nella redazione della sua relazione quanto affannosamente ricercata – senza possibilità di riuscita – nella sua “falsa” testimonianza.
A fronte di tale insuperabile evidenza lo stesso Tribunale di Reggio Calabria, nella sentenza del 4 marzo 2013 pronunciata nell’ambito del Procedimento Penale a carico di Demetrio Domenico Praticò + 2, aveva ritenuto sussistenti gli elementi costitutivi del delitto di calunnia ed aveva disposto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica che sotto la direzione del Procuratore Federico Cafiero de Raho e con il coordinamento dei sostituti procuratori Giovanni Musarò e Sara Amerio ha proceduto nei confronti di Daniele Schinardi.
Quanto alla scelta della misura cautelare, il gip di Reggio Calabria ha ritenuto adeguata alle esigenze cautelari da tutelare quella degli arresti domiciliari presso l’abitazione dell’indagato, con applicazione del “braccialetto elettronico”.

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