Reggio Calabria. 900 migranti nell’arco di due settimane. La città di Reggio Calabria, alla stregua di Lampedusa, si trova designata dal governo nazionale come terminale di un flusso di gente che è ben lungi dall’essersi concluso. Un dramma penoso e spesso tragico per quelle umane genti, costrette ad abbandonare il proprio paese alla disperata ricerca della sopravvivenza. Piena emergenza dettata dalla gestione di queste crisi umanitarie, invece, per i già provati centri del Sud Italia costretti, loro malgrado, a “subire” sbarchi su sbarchi. Soltanto ieri ne sono arrivati 302 ad Augusta, ma sono decine di migliaia quelli annunciati in arrivo nel solo prossimo mese di luglio. E cosi, sabato scorso, in quella banchina del porto che appena due anni addietro era stata finalmente dotata di approdi mobili per il porto turistico, segno tangibile di come la battaglia di anni ed anni di una politica che voleva ad ogni costo proiettare Reggio Calabria come centro turistico di tutto rispetto, quella stessa banchina dove fra qualche mese riapproderanno le navi di Costa Crociere (anche qui, di chi il merito?), ecco spuntare la nave militare “Etna”, per lo sbarco più numeroso di sempre, almeno per la nostra città. La cifra finale dice 618 e se da una parte non possiamo che esprimere il nostro plauso a tutti coloro che hanno fatto si che la macchina dei soccorsi operasse con celerità e soprattutto perizia e segnalando che anche i nostri circoli, come è giusto che fosse, hanno contribuito a reperire generi alimentari e vestiti usati, non possiamo che esprimere allo stesso tempo una certa preoccupazione per alcuni aspetti che in vista di altre operazioni del genere certamente vanno presi in considerazione. Solo un misero tentativo di strumentalizzazione potrebbe definire razzista la necessità di porre delle precise domande a chi di competenza. Nella certezza che sono state prese tutte le misure necessarie dal punto di vista sanitario da parte dei volontari, medici e paramedici (alcuni organi di stampa, infatti, hanno riferito di casi clinici particolari fra i migranti) vorremo sapere cosa si voglia fare in futuro con gli impianti sportivi dello Scatolone e del Boccioni, per l’ennesima volta utilizzati nella gestione dell’emergenza, ma assolutamente necessari per l’attività sportiva in una città dove gli impianti agibili di per se già scarseggiano. Fino a quando le associazioni del territorio saranno in grado dare pieno appoggio in termini di vestiti e cibo ai profughi?
Insomma, per quanto tempo ancora la città riuscirà a fornire risposte così efficienti, come comincia domandarsi più di qualcuno? Anche se si tratta della prima operazione di “Mare Nostrum” (ma non certo il primo sbarco di migranti..) che fa scalo in Calabria, cosa succederà se questi sbarchi proseguiranno in quantità? Reggio ed i reggini, seppure in un momento di grossa difficoltà economica, hanno cuore ed ospitalità da vendere, ma chiedono al governo anche la giusta programmazione per risollevare le sorti di questa città, così come promesso dal ministro Cancellieri nei momenti successivo allo scioglimento del Comune. E’ questa invece l’attenzione che ci ha promesso il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, quando non più tardi di due mesi addietro è venuto a fare passerella in Calabria? Ci sopprimono il Tar, ci minacciano di spostare l’Agenzia dei Beni Confiscati, così anche la Scuola Superiore per la Pubblica Amministrazione, ma dall’altra ci tengono ad assicurare, nostro malgrado, un posto da protagonisti nell’operazione Mare Nostrum. A noi, sinceramente, pare di essere tornati ai tempi di Romano Prodi e di quella ormai sua famosa massima circa la Calabria figlia prediletta del governo. Insomma, forse qualche volta è meglio restare orfani!
Antonio Virduci
Presidente Circolo NCD Reghion
e responsabile comunicazione dei circoli NCD di Via Quartiere Militare