Reggio Calabria. L’operazione “Mare Nostrum”, partita già nell’ottobre del 2013, avrebbe dovuto spingere le Istituzioni ad organizzarsi nell’accogliere chi fugge dalla propria terra per fame o per guerra, non è quindi pensabile che dopo ben 8 mesi si parli ancora di emergenza profughi, che si aspetti fino all’ultimo momento utile per stabilire quale struttura “sportiva” mettere a disposizione per ospitare questi uomini e queste donne che approdano qui, stremate e bisognose di cure, viveri e vestiario, per gestire quella che ormai un’emergenza non è più. Oggi, i continui sbarchi ci fanno capire che sarebbe il caso di programmare l’accoglienza dei immigrati attraverso l’individuazione di luoghi, magari beni confiscati o abbandonati (vedi struttura “Girasole”), dove poter approntare tendo-strutture, adatte a questo tipo di operazioni.
Ci chiediamo quale senso abbia inibire, a bambini e ragazzi che fanno sport, quelle poche palestre che il Comune mette a disposizione, con il rischio concreto che si arrechino danni alla strutture ed alle attrezzature, in un momento in cui non vi è disponibilità di fondi comunali per eventuali riparazioni, di certo questa non ci pare una soluzione accettabile, poiché con una seria programmazione non si negherebbero i diritti ne degli uni, di trovare riparo e cure, ne degli altri, di poter giocare in sicurezza.
A tal proposito, ci permettiamo di suggerire il coinvolgimento delle associazioni di volontariato presenti sul territorio e della Protezione civile, siamo convinti, infatti, che la stessa potrebbe essere funzionale per la gestione a questo tipo di “emergenza”, sia per la perfetta organizzazione che per i mezzi di cui dispone, oltre che per l’esperienza maturata dall’impegno profuso negli anni in questi interventi di soccorso. Questo, secondo noi permetterebbe anche a noi reggini di poter affrontare, come nel nostro costume, con la piena solidarietà che merita questa emergenza umanitaria che coinvolge la nostra Città.
Ethos