Armi chimiche. Delegazione parlamentare accolta a bordo della nave Usa Cape Ray: le foto esclusive

La nave Cape Ray ormeggiata al porto di Gioia Tauro

Reggio Calabria. “Massima trasparenza e piena disponibilità da parte dell’ambasciata americana”. Con queste parole il vice presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, Massimo Artini, alla guida di una delegazione delle commissioni esteri e difesa di Camera e Senato, ha raccontato l’accoglienza riservata dagli americani al porto di Gioia Tauro. I nostri parlamentari, infatti, stamani sono stati accolti a bordo della nave della marina militare statunitense, Cape Ray, giunta al Porto di Gioia Tauro per il trasbordo delle sostanze chimiche siriane, e che avrà il compito di distruggerle per idrolisi nel mar Mediterraneo. Le sostanze che saranno trattate, adesso è ufficiale, sono iprite e precursori del sarin. In tutto si tratta di 570 tonnellate, suddivise in 50 di iprite e le rimanenti 520 tonnellate di precursori del sarin. Non c’è invece il Vx, che è stato stivato in una nave norvegese in navigazione verso la Germania e che non toccherà le coste italiane.
La delegazione Parlamentare non solo è stata accolta a bordo della nave, ma gli è stato permesso anche di visitare l’impianto installato a bordo, che permetterà di rendere inoffensive le sostanze chimiche. Si tratta di un impianto dove la presenza dell’elettronica è ridotta al minimo, proprio per scongiurare l’ipotesi di guasti elettronici, e dove invece la fanno da padrona le componenti meccaniche. Tutte le sezioni sono depressurizzate per scongiurare il rischio di fughe di gas.
Sempre per ragioni di sicurezza, già a bordo della nave sono presenti tutti i pezzi di ricambio che potrebbero occorrere. Il comandante della nave vanta oltre 30 anni di esperienza, mentre ogni membro dell’equipaggio ha almeno 15 anni di esperienza. Insomma, ha spiegato Artini, gli americani hanno previsto ogni minimo dettaglio. Nella parte esterna della nave, invece, c’è un piano di carico dove verranno installati i container, e successivamente al processo di idrolisi, tramite un tubo, l’effluente di risultato verrà immesso in altri container sul ponte della nave. Domattina, a partire dalle ore 7.30, inizierà il trasbordo, con una passerella, al ponte di carico. Le operazioni dureranno all’incirca 10 ore.
“La trasparenza – ha detto Artini – è stata estrema, al limite di farci fare le foto dell’impianto e della nave”.
“La visita di oggi è stata molto importante – ha confermato la deputata calabrese Rosanna Scopelliti – penso che un ringraziamento va ai nostri amici americani che ci hanno permesso di entrare nella nave accogliendoci con trasparenza estrema. Ritengo che questa vicenda vada vista più che come una vessazione per la Calabria come opportunità. Unico appunto che mi sento di fare, tante volte abbiamo l’impressione che le cose ci passano sopra la testa e non c’è il giusto coinvolgimento. Ciò inizialmente non c’è stato ma dal momento in cui la situazione è stata denunciata vi è stata la massima cooperazione e trasparenza. Abbiamo la volontà di rassicurare i cittadini, noi comunque ci siamo, e tutto quello che si poteva fare è stato fatto. Magari – ha concluso Scopelliti – per le prossime volte è auspicabile un coinvolgimento maggiore fin dall’inizio”.
Artini ha poi spiegato perché si è scelto, alla fine, la soluzione di effettuare il processo di idrolisi in mare.
“Una prima destinazione ricercata era stata l’Albania, poi non disponibile. Si è capito però che sarebbe stato inopportuno costruire un impianto di distruzione di agenti chimici ad hoc per poi lasciarlo inutilizzato. A norma di trattato dovrebbero essere i paesi che hanno le armi a trattarle, ma è del tutto evidente che farlo in Siria non sarebbe stato né facile né opportuno. Quindi si è deciso di farlo, per la prima volta, a bordo di una nave”. La Cape Ray, quando lascerà il porto di Gioia, sarà scortata da un dispositivo di sicurezza di navi multinazionali, ancora ignoto ai parlamentari. L’impianto di idrolisi, operazione che sarà eseguita sotto gli occhi di osservatori dell’Opac (organizzazione per la messa al bando delle armi chimiche), dovrebbe riuscire a smaltire 25 tonnellate al giorno. Si calcola che ci vorrà un massimo di 90 giorni di lavoro, calcolando anche i giorni di inattività per mare mosso.
Da una tonnellata di sarin, con l’idrolisi, si avranno 5 tonnellate di effluenti, mentre da una tonnellata di iprite, dalle 14 alle 30 volte in più. Gli effluenti saranno poi portati in Germani, Inghilterra e Norvegia.
“E’ un passaggio che non finisce qui – ha concluso Artini – ci sono altri 60 giorni in cui c’è d fare l’idrolisi in mare”. Uno dei pattugliatori schierati a sicurezza della Cape Ray dovrebbe essere italiano.

Fabio Papalia

Il laboratorio allestito all’interno della Cape Ray
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