Edilizia agevolata. La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha assolto l’imprenditore Antonino Pileio e l’architetto Antonio Bernava

Corte d'Appello Reggio Calabria

La Corte d'Appello di Reggio Calabria

Reggio Calabria. La Corte di Appello di Reggio Calabria, presieduta dalla dott.ssa A. Costabile con a latere i consiglieri A. Giacobello e A. Bandiera, ha assolto l’imprenditore taurianovese Antonino Pileio, difeso dagli avvocati Antonino Napoli (in foto) e Rocco Licastro, e l’architetto Antonino Bernava, difeso dal solo avvocato Antonino Napoli, dai reati di violazione edilizia ed indebita percezione della somma di € 1.102.582,72 da parte dello Stato per la costruzione a Taurianova di numerosi alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Il giudizio d’appello si è celebrato in seguito all’impugnazione dei difensori avverso la sentenza del Tribunale di Palmi, presieduto dalla dottoressa Concettina Epifanio e con a latare i dottori Maria Laura Ciollaro e Gaspare Spedale, con cui Pileio e Bernava erano stati condannati a 4 anni ed 1 mese di reclusione, dichiarati incapaci di contrarre con la pubblica amministrazione ed ordinata la demolizione di 50 villette bifamiliari ritenute irregolari.
Il processo era nato da un’informativa con cui gli inquirenti evidenziavano le difformità delle costruzioni al progetto assentito e, conseguentemente, alle norme di legge relative all’edilizia agevolata ed aveva determinato il P.M. a richiedere ed ottenere dal GIP presso il Tribunale di Palmi il sequestro delle villette.
Tali difformità, ad avviso degli inquirenti, supportate tecnicamente da una perizia dell’ausiliario di P.G. architetto Michele Politanò, consistevano nel mancato rispetto dei parametri tipici dell’edilizia agevolata.
L’impresa Pileio, al solo scopo di impedire il protrarsi del danno causato dalla misura cautelare, aveva chiesto ed ottenuto dal P.M. il dissequestro del cantiere sulla base di un progetto di variante in sanatoria denominato “risistemazione delle aree di pertinenza dei lotti e della destinazione d’uso degli ambienti interni” con cui si restituiva all’intervento, sulla base delle osservazioni dell’ausiliario di P.G., conformità sia sotto l’aspetto urbanistico che del rispetto della normativa sull’edilizia agevolata.
L’avvocato Antonino Napoli durante la sottoposizione a sequestro del cantiere, aveva svolto un’attenta indagine difensiva, con la collaborazione di tecnici esperti in materia di edilizia convenzionata-agevolata, tendente a dimostrare che né la ditta Pileio né i beneficiari dell’agevolazione, ovvero gli acquirenti, avevano truffato lo Stato o destinato i contributi, le sovvenzioni o i finanziamenti destinati alla realizzazione degli alloggi ad altre finalità essendo certa ed evidente, invece, la destinazione alla edificazione delle abitazioni agevolate, così come progettate ed eseguite, con la sola destinazione da parte di alcuni acquirenti del vano garage a cantinetta senza tuttavia che ciò potesse essere tecnicamente possibile poiché il vano garage aveva un’altezza di 2,40 metri e, pertanto, non raggiungeva l’altezza minima di 2,70 metri necessaria all’ottenimento dell’abitabilità ed alla conseguente destinazione a superficie utile.
La Corte di Appello di Reggio Calabria, dopo aver disposto una perizia d’ufficio affidando l’incarico all’ingegnere Giuseppe Sorrenti ed ascoltato la requisitoria del procuratore generale dottor Cianfarini che ha concluso per la conferma della condanna, e l’arringa dei difensori, ha accolto gli appelli degli avvocati Antonino Napoli e Rocco Licastro assolvendo Antonino Pileio ed Antonio Bernava, i quali avevano rinunciato alla prescrizione, dai reati loro ascritti perché il fatto non sussiste ed ha revocato l’ordine di demolizione disponendo il dissequestro degli immobili.
L’avvocato Antonino Napoli, palesemente soddisfatto dell’esito del processo, ha dichiarato: “Si conclude finalmente una vicenda giudiziaria per la quale avevamo fin da subito evidenziato l’inconsistenza delle accuse ma che ha, tuttavia, destato vasta preoccupazione nella comunità taurianovese stante le conseguenze che avrebbe potuto avere nei confronti di 50 famiglie che avevano acquistato le villette”.

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