Reggio Calabria. A seguito dell’operazione “Cripto”, e nel contesto del procedimento penale corrispondente all’omicidio Quirino, i Carabinieri della Compagnia di Reggio Calabria coadiuvati dai Carabinieri di Varese hanno dato esecuzione ad una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Natale Crisalli, 55enne di Reggio Calabria, già noto alle forze dell’ordine. Il provvedimento cautelare emesso dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria è scaturito dall’indagine condotta dal Norm – aliquota operativa della compagnia di Reggio Calabria coordinata dalla procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria a seguito dell’omicidio di Franco Fabio Quirino, avvenuto la sera del 3 marzo 2014, nel quartiere Rione Modena di Reggio Calabria. Crisalli è accusato dei reati di:
– tentato omicidio aggravato;
– concorso in detenzione illegittima e porto abusivo di armi in luogo pubblico aggravate.
L’indagine ha consentito di svelare cosa avvenne nelle ore precedenti all’uccisione del Quirino da parte di un soggetto ancora non identificato. Tra il Crisalli e il Quirino era nata sin dalla mattinata del giorno precedente una aspra diatriba, a causa delle accuse mosse da parte del Quirino al Crisalli di essere un delatore per conto delle forze di polizia. La contesa era arrivata, nelle fasi più aspre, a minacce esplicite e addirittura all’esplosione di colpi di arma da fuoco. Il Crisalli e il Quirino, il pomeriggio prima del decesso di quest’ultimo erano entrambi armati. In particolare il Crisalli, armatosi di una pistola calibro 7,65, incontrato il Quirino, aveva esploso al suo indirizzo 3 colpi d’arma da fuoco con l’intento di cagionarne la morte, non riuscendo nel suo intento per cause non imputabili alla sua volontà in quanto le pallottole non attingevano il Quirino. Quest’ultimo, più tardi, si è recato sotto casa di Crisalli, mostrando platealmente e pubblicamente l’arma che deteneva, urlando minacce ed ingiurie nei confronti del predetto, sino a giungere ala deflagrazione di numerosi colpi di pistola contro la sua abitazione, poco prima di restare a sua volta colpito mortalmente. Al Crisalli vengono imputate anche le aggravanti dei motivi futili e di aver commesso il fatto con modalità mafiose, in pieno giorno, sulla pubblica via, alla presenza di più persone, sfruttando ed insieme alimentando l’intimidazione sociale ed il conseguente clima di assoggettamento ed omertà degli abitanti del quartiere cittadino di Modena-Case Basse. Quel pomeriggio, infatti, non vi fu nessuna segnalazione alle centrali operative di carabinieri e polizia da parte dei cittadini.
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