Operazione Helvetia. I dettagli sui 18 fermi dei Carabinieri: ‘ndrangheta clonata in Svizzera da 40 anni

Reggio Calabria. Ieri mattina, rende noto un comunicato dell’Arma che qui di seguito pubblichiamo, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione ad un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia nei confronti di 18 presunti affiliati alla ‘ndrangheta, di cui 2 catturati nella provincia di Reggio Calabria ed i restanti 16 oggetto di attiva e contemporanea localizzazione – da parte degli organi di Polizia Federale – in territorio elvetico i quali saranno arrestati dopo l’espletamento delle procedure estradizionali.
Gli indagati sono tutti presunti componenti dell’articolazione territoriale denominata “Società di Frauenfeld (Svizzera)”, dipendente dalla “Locale di Fabrizia (VV)”, presunti responsabili di associazione di tipo mafioso (artt. 416 bis, commi 1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 6° e 61 nr. 6 c.p.), aggravata dall’art. 3 lett. B) e C) l. n. 146/2006 (reato transnazionale) in quanto commesso in Italia e Svizzera da un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno stato.
Le indagini, avviate nel gennaio del 2012, nonché la contemporanea fase esecutiva di queste ore, si sono avvalse anche del contributo investigativo dell’Ufficio Federale di Polizia della Confederazione Svizzera, in relazione alle attività svolte in territorio elvetico, per l’utilizzo delle quali, il 17.04.2013 è stato siglato a Milano, presso gli uffici del Comando Provinciale Carabinieri, un “accordo su indagini collegate tra il Ministero Pubblico della Confederazione Svizzera – Divisione Protezione dello Stato – Reati Speciali e Criminalità Organizzata e la Procura della Repubblica Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria”.
Nel corso delle indagini svolte dal Comando provinciale di Reggio Calabria – e come già emerso nel corso dell’operazione “il Crimine” – è stata documentata la presenza di alcuni esponenti della ‘ndrangheta in Svizzera, in particolare nella città di Frauenfeld, ove esiste una “Locale” di ‘ndrangheta, il cui modello strutturale riproduce esattamente quello calabrese. Tale ramificazione criminale, seppur dotata di una certa autonomia, in realtà è rigidamente dipendente dal “Crimine” della provincia di Reggio Calabria a cui risponde. Questo articolo è di proprietà di Newz.it
Le investigazioni, infatti, hanno consentito non solo di confermare l’esistenza e l’operatività – già dagli anni settanta – della “Locale” di Frauenfeld, ma anche di individuarne gli associati, i ruoli e le cariche e soprattutto di verificarne la dipendenza al “Crimine” calabrese, per il tramite di Giuseppe Antonio Primerano, attualmente detenuto in Italia, la cui figura era stata riconosciuta sia in Calabria, dove era “accreditato” presso il “Crimine” sia all’estero, in Germania e in Svizzera. Significativa della funzione baricentrica di Primerano erano poi i contatti pregressi, già registrati durante l’attività d’indagine cd “Il Crimine” dalle quali emergeva il ruolo apicale del Primerano e la sua influenza nella risoluzione delle controversie criminali, anche internazionali; proprio Giuseppe Antonio Primerano si rivelava personaggio cui Antonio Nesci doveva far riferimento per ottenere l’autorizzazione ad estendere il dominio territoriale oltre che in Svizzera anche in altre località tra cui Singen – comune tedesco del Baden–Wuttemberg. Primerano, nel luglio 2013 è stato condannato alla pena di 13 anni di reclusione poiché ritenuto colpevole del delitto di associazione di tipo mafioso proprio a seguito dell’operazione “Il Crimine” venendo valutate a suo carico innanzitutto la posizione direttiva rivestita in seno all’organizzazione, la sua frequentazione con Domenico Oppedisano cl.’30 con il quale si intratteneva durante il summit di Polsi nonché il ruolo ricoperto in seno alla compagine di appartenenza che lo rendeva – sempre secondo l’accusa – diretto referente anche delle locali radicate in Germania.
L’analisi complessiva delle risultanze investigative hanno consentito per la prima volta in assoluto, di apprendere dettagli e caratteristiche del contesto criminale elvetico con riguardo alla struttura di ‘ndrangheta in quel territorio. Il dato essenziale appurato – sino ad ora inedito – riguarda la piena operatività da circa 40 anni dell’articolazione di ‘ndrangheta insediata in territorio elvetico ed in particolare nella città svizzera di Frauenfeld (“… la nostra società è formata da 40 anni …”) con la piena e diretta rispondenza alla terra d’origine degli affiliati (“… Gli ho detto…gli ho detto che il “locale” è da 40 anni che “risponde” a Fabrizia …”).
Le intercettazioni effettuate con la collaborazione dell’Ufficio Federale di Polizia della Confederazione Svizzera hanno consentito non solo di confermare l’esistenza e l’operatività della “locale” di Frauenfeld ma anche di individuarne gli associati, di carpirne i ruoli e le cariche ma soprattutto di verificarne la dipendenza dalla “casa madre” calabrese. A Freuenfeld è insediata una comunità di calabresi, associati in una struttura ‘ndranghetista, rispondente al “crimine”, per il tramite di Giuseppe Antonio Primerano, alla cui testa vi è Antonio Nesci, inteso “cucchiarune”, alias “la montagna della Svizzera”.
Le investigazioni hanno contribuito a fornire una sostanziale conferma all’esportazione del modello ‘ndranghetistico in altre nazioni; tale organizzazione infatti è stata “clonata” realizzando una struttura analoga a quella tradizionalmente tipica del territorio calabrese, con evidenti stretti legami di dipendenza con l’organismo di vertice in Calabria, pur conservando una certa autonomia, relativamente alle classiche forme di manifestazione mafiosa, al punto che una delle estrinsecazioni più tangibili dell’esistenza stessa di cellule associative, l’esistenza delle “locali” e delle “società” e il cursus honorum all’interno di queste, necessitano del riconoscimento e del beneplacito degli organi direttivi centrali calabresi.
Si è scoperto quindi come l’organizzazione criminale stanziata da decenni in Svizzera abbia riprodotto la consolidata gerarchia delle strutture ‘ndranghetistiche calabresi con riferimento dunque ai ruoli, cariche e gradi ed ai consueti incontri in “società” con le stesse modalità, formule e rituali di quelli adottati dalle “locali” di ‘ndrangheta esistenti in Calabria. In merito alle “Società” è emerso peraltro come l’associazione sia organizzata mediante una suddivisione “verticale” tra “maggiore” – di cui fanno parte gli esponenti più anziani e con pregressa militanza nelle cosche reggine – e la “minore” di cui fanno parte gli esponenti di più recente affiliazione.
Nel corso delle riunioni di ‘ndrangheta, proprio Antonio Nesci avrebbe dettato e impartito le disposizioni per la conduzione delle attività illecite tipiche del sodalizio criminale: incitando i più giovani – ai quali assicurava la sua disponibilità ed il proprio sostegno – ad occuparsi del traffico di droga (“…chi vuole lavorare può lavorare,…c’è il “lavoro” su tutto: estorsioni, coca, eroina, tutto c’è!…(inc)… 10 chili, 20 chili al giorno ve li porto…io!…Personalmente!…”). Ulteriori riferimenti alle attività delittuose sono emerse nelle conversazioni intercettate, laddove i presenti parlavano di vari fatti inerenti l’associazione mafiosa, facendo riferimento ad altri “locali” di ‘ndrangheta, a ‘ndrine ed a regole mafiose, a contrasti con altri “locali”, alla dipendenza da Fabrizia (“…Il locale di Frauenfeld lo voglio che risponde a Fabrizia, perché Fabrizia è dove sono nato io…”), ad omicidi ed estorsioni la cui decisione era demandata a coloro i quali disponessero di cariche speciali (“…se dobbiamo parlare di omicidi, di estorsioni, di cose, ci riuniamo quei tre, quattro, cinque, come ho sempre detto, io non sono…io non mi tiro indietro…”) o ancora alla solidarietà nei confronti di Primerano, detenuto, ed alla raccolta di denaro per il sostentamento della sua famiglia (“…Allora, è successo adesso che ha avuto una disgrazia questo Ntoni Primerano, tutti quanti noi all’inizio se vi ricordate, ci siamo messi d’accordo per raccogliere la “colletta” per Ntoni Primerano, noi delle cariche speciali…”).
L’attività investigativa ha consentito di rilevare, oltre agli elementi attinenti la consolidata presenza ed operatività ultradecennale in Svizzera dell’organizzazione criminale, personaggi con relativi gradi, doti e cariche ricoperte; nei dettagli, è emerso che:
Antonio Nesci, fosse in possesso della carica di “mastro disponente” della “società di Frauenfeld” che si è scoperto fosse dipendente dalla “casa madre” della “locale di Fabrizia” il cui capo locale era rappresentato da Giuseppe Antonio Primerano, a sua volta subordinato a Domenico Oppedisano e quindi al “Crimine” (“…(…)… più la Svizzera e lui voleva fare il capo mafia di qua, diciamo lui voleva dirigere…il direttore!….. voleva fare il direttore, però questo non è possibile, ma non glielo lasciavano nemmeno… là…Fabrizia, pure là, Fabrizia gliel’hanno negato, non solo il Crimine”), assumendo le decisioni più rilevanti, (“Il locale di Frauenfeld lo voglio che risponde a Fabrizia, perché Fabrizia è dove sono nato io” …(…)…. “ogni anno si deve rispondere al Crimine”) impartendo le disposizioni o comminando sanzioni agli altri associati a lui subordinati, decidendo e partecipando ai riti di affiliazione curando rapporti con le altre articolazioni dell’associazione, dirimendo contrasti interni ed esterni alla locale di appartenenza. In particolare si occupava del coordinamento della locale di Frauenfeld e dei contatti con gli esponenti di spicco della “Provincia”, come Giuseppe Antonio Primerano ed esponenti della cosca Mazzaferro (“poi siamo andati in quell’altro “coso” e dissero tutti quanti : “ Che no, non siete in regola!” Che all’epoca eravamo sulla linea dei “MAZZAFERRO” …(…)…“ Dice che sono andati lì sotto dai MAZZAFERRO”…(…)… “ma loro gli hanno detto no, che voi siete venuti qua, avete perso il viaggio… se non c’è Totò qua per…” ”E la marina, gli ha detto no, gli ha detto se qua non viene PRIMERANO”);
L’operazione è stata avviata questa notte allorquando si è avuta conferma della presenza sul territorio calabrese di Antonio Nesci in compagnia di Raffaele Albanese di 60 anni anch’egli raggiunto dal medesimo provvedimento con l’accusa di fare parte della società di Frauenfeld.

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