Pazzano. Arrestati dai Carabinieri mentre irrigavano una piantagione di canapa

Pazzano (Reggio Calabria). Alle prime luci dell’alba di ieri, a Pazzano, i Carabinieri della locale Stazione e dello Squadrone Eliportato Cacciatori d’Aspromonte di stanza in Vibo Valentia hanno tratto in arresto due persone colte nella flagranza di reato di coltivazione e produzione di canapa indiana. Si tratta di Antonio Di Masi, 55enne, di Bivongi (RC), disoccupato, e di Sergio Passarelli, 34enne di Placanica, imprenditore edile in ferie nel paese natio (sembra fosse in procinto di rientrare in Piemonte, dove è domiciliato), sorpresi mentre erano intenti a innaffiare 750 floride piante di cannabis indica, tutte alte, in media, un metro e mezzo (si tratta di una specie nana, quella definita “olandese”, particolarmente florida – sviluppa ramificazioni e fogliame bassi – è facilmente occultabile per via delle ridotte dimensioni in altezza).
La piantagione, che ormai era quasi pronta per la raccolta, si estendeva su quasi 500 metri quadri di terreno demaniale in parte coltivato a pomodori e peperoni, proprio per confondere l’osservazione dall’alto, sul quale correva un complesso sistema d’irrigazione con tubi in plastica e annaffiatoi “a goccia”, per garantire la costante idratazione delle piante, la cui acqua veniva convogliata in una vasca di raccolta posta in posizione dominante, dove confluivano le acque di un vicino ruscello.
I Carabinieri, che avevano localizzato le piante anche grazie al lavoro dei militari dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, dopo aver arrestato i due, hanno provveduto ad estirpare la piantagione e a bruciare tutte le piante in quello stesso luogo, tranne 12, che – previo campionamento – sono state sequestrate per effettuare le analisi di laboratorio necessarie a individuare il principio attivo dello stupefacente in esse contenuto.
Al termine delle formalità di rito e dopo aver effettuato il previsto foto-segnalamento e i rilievi dattiloscopici, i due uomini sono stati associati, rispettivamente, presso il Carcere di Locri e presso l’abitazione di residenza, in regime di arresti domiciliari a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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