Rende (Cosenza). Dopo il successo ottenuto ieri, dalla prima mostra, con le opere di Anna Paparatti, questo pomeriggio alle ore 18.00, sempre presso il Museo Bilotti all’interno del Castello di Rende, sarà il turno dell’artista statunitense Marion Greestone. La mostra “Experience”, questo il titolo, curata da Francesca Pietracci e Roberto Bilotti, raccoglie le opere dell’artista dagli anni ’70 al 2000.
Marion Greestone (New York 1925 – 2005), è stata un’artista di grande energia e sensibilità, inserita a pieno titolo nell’ambiente artistico e culturale della New York del suo tempo. Le sue frequentazioni e le amicizie più strette e durature risalgono agli anni della Cooper Union (Accademia di Belle Arti di New York dove si laurea nel 1954) e del Pratt Institute, dove ha insegnato. I suoi amici e colleghi erano artisti di rilievo: Paul Thek, Eva Hesse, Peter Hujar, Ray Johnson, R.B. Kitaj, Joseph Raffael e Wolf Kahn. Ha trascorso la maggior parte della sua vita a New York, nella sua casa e nel suo studio di Park Slope a Brooklyn. Ma aveva anche vissuto e lavorato in Italia (1954–1956), in Venezuela (1957), a Los Angeles (1959-1960) e in Canada (1958–1962). Inoltre aveva viaggiato molto e diversi dei suoi lavori su carta riportano impressioni visive e appunti dei luoghi da lei visitati.
Le sue prime opere appartengono all’informale e denotano il desiderio di connettersi ad altri continenti e ad altre culture, come l’Africa, il Sud America e l’Europa. L’assegnazione della prestigiosa borsa di studio Fulbright le aveva permesso di vivere in Italia dal 1954 al 1956, e da lì di viaggiare in Europa. Aveva avuto così modo di approfondire in Francia il lavoro di René Magritte e di Jean Fautrier, di assimilarne la portata innovativa e di metabolizzarla all’interno delle sue conoscenze e delle sua esperienze d’artista. Tutto questo si andava a connettere con la sua formazione. Tre maestri di rilievo le avevano dato l’imprinting artistico: l’espressionista astratto afro-americano Norman Lewis, Julian Levi, sostenitore della transizione tra surrealismo e astrattismo, delle artiste donne e della fotografia, e Vaclav Vytlacil, modernista e iconoclasta, maestro anche di Twombly, Rosenquist, Rauschenberg, Tony Smith e Louise Bourgeois. Dalle opere e dagli scritti che lei ha lasciato sappiamo che Marion Greestone è stata un’artista che ha lavorato per circa 50 anni, senza interruzioni e senza ripensamenti, percorrendo stilisticamente tre periodi: l’Informale (1955–1960), nell’ambito del quale il suo interesse era di mantenere il contesto dopo la rimozione del contenuto; la Pop Art (1961–1970), momento centrale del suo lavoro; l’Iperrealismo (1970–2005), nell’ambito del quale ha recuperato una cifra astratta più intima.