Reggio Calabria. Come si possa pensare di fare a meno di mantenere il lastricato storico del Corso Garibaldi, è assolutamente incomprensibile. Non sarebbe concepibile in linea di principio, anche solo immaginandolo sotto l’asfalto con cui cialtronamente era stato coperto negli anni ’80 dall’Amministrazione Comunale. A maggior ragione lo è adesso che lo si vede nella sua bellezza e imponenza dopo la scarificazione effettuata su quasi tutta la lunghezza. Noi siamo assolutamente convinti che i lavori di riqualificazione del Corso Garibaldi vadano fatti riutilizzando i basoloni risalenti all’inizio del secolo scorso.
I cittadini devono sapere che è possibile. Il fatto che, dal lato Sud fino alla Villa Comunale sia già stato messo in posa il nuovo materiale, non significa che ciò debba avvenire per tutto il resto della strada. Infatti, è previsto per legge che anche in fase di esecuzione dei lavori derivanti da un appalto, rilevato il valore storico di una qualsiasi emergenza, essa possa essere salvaguardata e conservata. Ciò è avvenuto, a lavori iniziati, per il Corso Garibaldi.
Quindi, su impulso della Soprintendenza per i beni architettonici, la cui ragione di esistere è proprio quella di vigilare sul patrimonio architettonico delle città, si è tenuto, giorni fa un tavolo tecnico durante il quale si è deciso di quantificare la consistenza degli antichi materiali allo scopo di valutare la possibilità e la modalità di riutilizzarli per la parte di corso che va dalla Villa Comunale verso Nord: d’accordo tutti i partecipanti al tavolo, a partire dal Comune.
Iniziata, allo scopo, l’asportazione del manto di asfalto che copre il lastricato (per altro non completata, contrariamente a quanto concordato nel su detto tavolo tecnico) si è rilevato che la maggior parte dei blocchi in pietra costituenti l’antica pavimentazione – per la parte liberata dal bitume – è integra e che quella danneggiata può essere recuperata anche attraverso l’asportazione, tramite taglio in loco, degli strati deteriorati. Ne è stata quantificata la spesa ed anche individuate le modalità di realizzazione.
Per cui, che nessuno tenti di ingannare la cittadinanza, facendo credere che, ormai, nulla è possibile per salvare un’opera dall’altissimo valore storico e architettonico quale è l’antica pavimentazione del Corso Garibaldi.
E’ legittimo, a questo punto, restare allibiti ed increduli nel leggere sulla stampa che l’Amministrazione Comunale e la Direzione Regionale per i Beni culturali, non appena la concordata scarificazione ha messo in luce il lastricato originario in tutta la sua bellezza, abbiano deciso di cambiare idea e di far procedere alla distruzione di tale materiale portando alla cancellazione di un patrimonio storico-culturale di così evidente valore . Per parte nostra, nell’invitare i cittadini a manifestare il proprio dissenso rispetto all’ennesimo scempio di quel poco che rimane della “Reggio bella e Gentile, e tutti coloro che si apprestano ad amministrare la città, a prendere posizione rispetto alla paventata devastazione, assicuriamo che faremo ogni azione possibile presso le autorità competenti per evitare che si realizzino scempi quali quelli già visti in Piazza Orange.
Riteniamo, inoltre che sia certamente tacciabile di superficialità la volontà di concludere in fretta i lavori per non arrecare eccessivo danno ai commercianti i quali, se pur pagando qualche disagio in termini di eccessiva presenza di polvere o di difficoltà nel rifornimento delle merci, certamente sono, in maggioranza, consapevoli che qualche sacrificio valga il risultato di mantenere l’eleganza e la raffinatezza che l’assetto della principale arteria della città, attraverso il riutilizzo degli antichi materiali, conserverebbe dando lustro e pregio anche alle loro attività economiche. I reggini sanno, piuttosto, che le ragioni di una responsabile opposizione allo scellerato disegno sono molteplici:
- – la bellezza dell’opera, che dopo la scarificazione prorompe sotto gli occhi di tutti;
- – la certezza che in nessun’altra città si concepirebbe la privazione del centro storico di un patrimonio storico- culturale ti tale pregio .
- – il trovarsi, dell’opera, sotto tutela ope legis ai sensi dell’art. 10 comma 4 lettera g e dell’art. 136 del codice dei Beni culturali e del Decreto Ministeriale del 23.1.77
- – il rappresentare uno dei pochi elementi architettonici di valore storico, per di più realizzato con materiali di elevata qualità, durevolezza e unicità (quasi ovunque sia stato eliminato il basolato d’epoca si è fatto spazio al bitume, alle piastrelle e ai cordoli in cemento, roba da scarsa edilizia popolare) rimasti a costituire quello che possa definirsi “centro storico” proprio per la presenza di elementi architettonici storici formanti un tutt’uno con gli edifici coevi.
- – non ultima, la scarsissima qualità del materiale che si sta utilizzando in sostituzione dei basoloni esistenti (lo si vede sbriciolarsi al solo contatto di un pezzo con un altro).
A parte, dunque, le considerazioni dovute al buon senso e ad un minimo di attaccamento alla propria città, c’è da tenere in conto che la realizzazione del Corso Garibaldi risale al periodo della ricostruzione, dopo il terremoto del 1908, avvenuta sulla scorta di progetti basati sull’intendimento di “rifare la città meglio della precedente”. Nel 1910, infatti, nel rispetto del nuovo piano regolatore, si decide di allungare il corso Garibaldi rispetto a quello della Reggio ottocentesca, e di pavimentare ex novo l’arteria, utilizzando pietra grigia locale, dura, di sedimentazione marina, cosiddetta “macellara”, a motivo della località d’estrazione, unitamente ad elementi lapidei rettangolari scuri di basalto lavico dell’Etna di spessore variabile da 30, 40 cm e dimensioni, mediamente, 35 x 50.
Dopo che, nel 1911, si realizza la costruzione di una linea tranviaria sul margine lato mare del corso, verso la fine del 1912, la sontuosa pavimentazione del corso Garibaldi viene ultimata e l’assetto del Corso rimane, imponente ed elegante fin quando non si decise di asfaltarlo (anni ’80) e di sfregiarlo (anni ’90) disperdendo i pregiatissimi basoloni, a causa dei lavori della metanizzazione. Oggi se ne vorrebbe completare la devastazione, ma è il momento di dire basta.
Italia Nostra
Il presidente
Angela Martino