Reggio Calabria. “I nostri punti chiave: fare chiarezza circa lo stato delle casse comunali di Reggio Calabria, lavorare quindi ad una mappatura delle spese, iniziare un’opera di ripubblicizzazione dei servizi”. Stefano Morabito – 37 anni, docente a contratto all’Università di Messina – presenta così il progetto politico che ruota attorno alla lista “Per un’altra Reggio”, in corsa alle imminenti elezioni comunali. Nonostante l’età anagrafica, quello di Morabito è un volto già noto soprattutto agli ambienti della sinistra reggina: figlio d’arte di Pinino (storico elemento della sinistra in riva allo Stretto così affettuosamente chiamato per distinguerlo dall’altro Giuseppe, omonimo ex presidente della Provincia, detto appunto Pinone), ha fatto parte della Sinistra Giovanile, è stato il fondatore dell’Unione degli Studenti, oltre che tra i fondatori prima di Sinistra Democratica e poi di Sel del quale, oggi, è referente provinciale e regionale. E’ inoltre nel coordinamento nazionale dell’Arss.
“La nostra lista – spiega Morabito in apertura – raccoglie al proprio interno molti movimenti, partiti e cittadini che si sono ritrovati in questo progetto, che nasce e si sviluppa sotto il segno dell’impegno civile. La nostra specificità è di essere, appunto, una lista a progetto e la sua collocazione è di rottura rispetto agli schieramenti classici”.
A cosa è dovuta la crisi reggina? Le cause sono in parti assimilabili a quelle che hanno portato la grande crisi nazionale e quella generale degli enti pubblici, tutte riconducibili alle spietate politiche liberiste adottate sino a questo momento. Non a caso in Italia non c’è più nulla di realmente pubblico. In questo contesto influisce anche notevolmente la crisi della democrazia stessa, diventata nei fatti “artificiale”. Per quanto riguarda il caso specifico di Reggio è il caso di sottolineare come, sulla base di questo impianto, sia stata impiantata una gestione poco trasparente e clientelare dei fondi pubblici, come siano stati messi in scena veri e propri spettacoli che hanno fatto immaginare una città che non esisteva. A questo si aggiunga che in questi anni è mancata una traccia di opposizione, fatto questo testimoniato da alcune delibere votate all’unanimità soprattutto nel corso della giunta Arena.
Come si esce da questa condizione? Per rispondere all’emergenza è necessario invertire le politiche. Si consideri ad esempio il fallimento certificato del sistema delle esternalizzazioni. Occorre anzitutto rendere nuovamente pubblico il settore dei servizi pubblici attraverso l’adeguamento del contratto di servizio e un processo di transizione che passi sì dal concorso pubblico, ma che riconosca anche adeguatamente la professionalità di tutti i dipendenti.
Il riferimento è anche alle società in house… Dovrebbero diventare aziende speciali, una formula questa che ci permetterebbe di risparmiare circa il 25%. Così facendo, inoltre, riusciremmo a creare nuovamente opportunità di lavoro e creare una gestione più trasparente di tutti i settori che interessano la città, quello dei rifiuti ad esempio. Attualmente la società in house funziona quasi come una società per azioni. Il caso dell’Atam è emblematico, dal momento che l’attuale situazione è il frutto della scelta intrapresa alcuni anni fa di procedere con la municipalizzazione dell’azienda stessa. Ad oggi siamo arrivati al punto in cui anche con la ricapitalizzazione non risolveremmo nulla. Le soluzioni che prospetto sono efficaci, ma nessuno fino ad oggi le ha mai prese in considerazioni perché sarebbero anche le soluzioni più trasparenti.
Per quanto riguarda le opere pubbliche, esistono delle priorità nella riapertura dei cantieri?
Va precisato che i cantieri sono fermi perché i soldi posti per il saldo delle opere, così come è stato affermato dallo stesso Arena nel corso di un’assemblea pubblica, sono stati dirottati sulla spesa corrente. Questo vuol dire che allo stato attuale i cantieri in questione rappresentano un costo e non comportano alcun tipo di beneficio. E’ urgente che vengano sbloccati tutti, soprattutto – a proposito di priorità – quelli che riguardano il Decreto Reggio.
Ancora a proposito di opere pubbliche, come si comporterà l’eventuale giunta Morabito riguardo la contestatissima pista ciclabile? Noi abbiamo già presentato due progetti che partono da una filosofia precisa. A partire dall’ipotesi della pista ciclabile (realizzata con un progetto complessivamente sbagliato), avevamo riunito diverse associazioni e cittadini, tra queste BiciReggio, e abbiamo presentato un progetto fondato sull’idea a costo zero della mobilità a pettine. Se ne avremo la possibilità, rimoduleremo l’attuale pista ciclabile, aumentando i chilometri percorribili – che saranno più di 30 – e creando dei percorsi naturalistici e ambientalistici. Crediamo che Reggio debba e possa vivere sui cento metri.
Quali azioni la giunta Morabito adotterà a favore del contrasto alla ‘ndrangheta e degli imprenditori e commercianti che denunciato il racket? La premessa è che la lotta alla ‘ndrangheta non è un dovere proprio della giunta comunale. Tuttavia la politica riveste grandi responsabilità, anche nel corso della fase elettorale. Non vedo di buon occhio, ad esempio, il fatto che le liste elettorali continuino a moltiplicarsi sia nel centrodestra che nel centrosinistra. Bisogna esercitare il pieno controllo sulle liste elettorali, così come bisogna porsi in opposizione netta nei confronti della politica dei pacchetti di voti. Inoltre sarebbe un dovere da parte del Comune offrire l’esenzione dal pagamento dei tributi che è il problema principale per tutti coloro che, una volta denunciato il racket, si ritrovano isolati con la loro attività commerciale che viene così svuotata del proprio potenziale economico. Delle proposte in questo senso già ci sono. Dobbiamo inoltre impegnarci a sostenere l’imprenditoria sana e, per questo, sarebbe opportuno stipulare con le associazioni di categorie e le istituzioni politiche tutte (ad esempio con la Prefettura) dei protocolli che obblighino il richiedente a presentare un piano industriale con la descrizione dettagliata dell’intera rete di cui usufruisce. Se l’imprenditore è sano, così come tutto il suo piano industriale, potrebbe ottenere gli spazi pubblici gratuiti; il Comune, d’altro canto, creerebbe delle white list che renderebbe evidente la scelta e lo stile dell’Ente rispetto alla criminalità organizzata. Il Comune, in questo senso, può e deve pretendere determinati requisiti.
La lista “Per un’altra Reggio” si pone in opposizione non solo al centrodestra, ma anche al candidato Giuseppe Falcomatà, oggi sostenuto da larga parte del centrosinistra reggino. Non temi che la contrapposizione interna al centrosinistra – Falcomatà e le sue liste da un lato, e Morabito con “Per un’altra Reggio” dall’altro” – possa danneggiare sia voi che loro? Non credo che nessuno di noi ne esca danneggiato. Io mi sono assunto la responsabilità di fronte ai soggetti che compongono la lista di attendere fino all’ultimo il dialogo con tutte le forze in campo che potessero essere disponibili. Ma considerato che il Pd ha svolto le primarie senza aver stilato prima un programma e che, su questo, non si è trovata una convergenza, su quale unità avremmo potuto puntare? Il problema esiste, ma secondo me riguarda le motivazioni per le quali non si è riusciti a trovare una concordanza. Sono del parere che chi avrebbe dovuto iniziare a cambiare rotta fossero proprio le coalizioni maggiori, ma così non è stato. Da parte nostra abbiamo voluto dare una prospettiva a chi voleva realmente cambiare. In questo contesto avevamo due possibilità: sostenere le nostre proposte o puntare al vantaggio elettorale. Abbiamo scelto la prima.