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Home Reggio Calabria Cronaca

Operazione Bucefalo. Guardia di Finanza sequestra il parco commerciale Annunziata a Gioia Tauro

by newz
12 Marzo 2015
in Cronaca, Primo Piano, Video
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Operazione Bucefalo. Guardia di Finanza sequestra il parco commerciale Annunziata a Gioia Tauro

Gioia Tauro (Reggio Calabria). Dalle prime luci dell’alba (rende noto un comunicato stampa delle Fiamme Gialle che qui pubblichiamo integralmente), i Finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e dello Scico di Roma, stanno eseguendo tra Calabria, Campania e Toscana, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Giudice per le Indagini preliminari presso il locale Tribunale su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 11 soggetti (di cui 1 in carcere, 7 ai domiciliari e 3 con l’obbligo di dimora) e il contestuale sequestro delle quote di 12 società e altri beni per un valore di oltre 210 milioni di euro, tra cui il complesso immobiliare del Parco Commerciale “Annunziata” di Gioia Tauro.
Il sequestro in questione rappresenta, per importanza e per consistenza uno dei più significativi operati negli ultimi anni.
In particolare l’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa:
– nei confronti di Alfonso Annunziata (custodia in carcere) per il delitto di associazione di cui all’art. 416 bis c.p. e per quello di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di cui agli artt. 473 e ss., 515 e ss., 648 c.p.;
– nei confronti di Domenica Epifanio, Rosa Anna Annunziata, Valeria Annunziata, Marzia Annunziata, Carmelo Ambesi,  Claudio Pontoriero, Roberta Bravetti (arresti domiciliari),  Andrea Bravetti, Andrea Fanì e Fioravante Annunziata (obbligo di dimora) per i delitti di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di cui agli artt. 473 e ss., 515 e ss., 648 c.p..
Nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – D.D.A. sviluppatesi attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, attività di riscontro sul campo quali servizi vari di osservazione, pedinamento e controllo nonché attraverso un’attenta analisi di un vasto e variegato materiale documentale ed infine tramite l’apporto dichiarativo di vari collaboratori di giustizia, è stato acquisito il grave quadro indiziario dimostrativo dell’intraneità dell’imprenditore Alfonso Annunziata – di origini campane, ma stabilitosi in Gioia Tauro sin dalla fine degli anni ’80 – alla ‘ndrangheta e, in particolare, all’articolazione territoriale operante in Gioia Tauro, nota come cosca “Piromalli”.
Tale cosca è una delle più potenti della ‘ndrangheta, come – peraltro, nel corso degli anni – svariate sentenze hanno reiteratamente confermato.

Le indagini portate a termine dalle Fiamme Gialle hanno evidenziato che i rapporti tra l’imprenditore e il gruppo criminale risalgono agli albori dell’attività commerciale di Alfonso Annunziata, ovvero ad oltre un trentennio, e che il suo iniziale ruolo di vittima, estorto dalla ‘ndrangheta, si è poi trasformato nel tempo in un chiaro rapporto simbiotico, dal quale sia l’organizzazione criminale che l’imprenditore hanno tratto vantaggio indiscutibili.
Difatti, le indagini hanno permesso di documentare attraverso la viva voce dell’Annunziata, intercettato mentre raccontava ai suoi congiunti ed al suo commercialista vari episodi del passato, come i primi rapporti dell’imprenditore con l’allora capocosca latitante Giuseppe Piromalli cl. 21 iniziano proprio a metà degli anni ’80, allorquando l’imprenditore, da poco abbandonato il commercio ambulante di abbigliamento nei mercati rionali, apriva un negozio nel cuore della città di Gioia Tauro.
Proprio in quegli anni si verificavano i primi attentati che costringevano l’imprenditore ad allontanarsi da Gioia Tauro e a farvi rientro solo dopo aver chiesto personalmente il consenso al capocosca, durante la celebrazione di uno dei tanti processi che vedevano alla sbarra il Piromalli.
Ebbene, da quel momento, ottenuto il placet, l’Annunziata inizia la sua scalata imprenditoriale, che lo ha visto in poco tempo divenire unico proprietario di un vero e proprio impero con la creazione del più grande centro commerciale della Calabria e tra i primi del Sud Italia.
Il rapporto sinallgmatico fra l’imprenditore e la cosca, come detto, portava indiscutibili vantaggi per entrambe le parti: da un canto, l’Annunziata poteva lavorare in un regime sostanzialmente di monopolio, senza alcun tipo di problema “ambientale”, anzi – ove necessario – ottenendo anche trattamenti di favore da parte della P.A. presso cui intervenivano pressioni da parte della cosca; quest’ultima, poi, poteva arricchirsi e svilupparsi nel settore imprenditoriale, cosa che altrimenti – considerata la normativa antimafia – le sarebbe stata assolutamente preclusa.
Dalle indagini emerge che, in questa veste, l’imprenditore gioiese, unico e indiscusso leader commerciale dell’abbigliamento nella piana di Gioia Tauro, è addirittura interpellato da chiunque voglia intraprendere un’attività economica all’interno dell’omonimo centro commerciale, non già per discutere di vincoli contrattuali o commerciali, ma per avere dallo stesso rassicurazioni sulla tranquillità ambientale, garantendo il suo fattivo contributo quale referente della ‘ndrangheta locale.
Più in particolare, l’attività investigativa ha dimostrato che già il primo terreno, sul quale è stato costruito l’originario capannone del Centro Commerciale “Annunziata”, è stato in realtà acquistato nel 1993 dall’allora capocosca Giuseppe Piromalli cl. 45, ma intestato proprio all’imprenditore gioiese, e che la costruzione dei capannoni realizzati nel tempo – e tutt’ora in fase di ampliamento – era appannaggio di imprese legate o autorizzate dalla cosca di ‘ndrangheta dei Piromalli.
Dalle indagini portate a termine dalla Guardia di Finanza risulta, inoltre, che tra le motivazioni dell’omicidio di Rocco Molè, avvenuto nel febbraio del 2008 e che ha fatto da spartiacque nei rapporti tra le due cosche, vi fossero anche i contrasti per accaparrarsi la costruzione dei capannoni del centro commerciale Annunziata.
Dalle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria è anche emerso che l’imprenditore gioiese non ha avuto alcuna voce in capitolo in tale affare, non potendo decidere neanche la ditta cui affidare i lavori in quanto tale decisione era appannaggio esclusivo della locale malavita, non per mera e semplice imposizione mafiosa, ma nella piena compartecipazione alle scelte strategiche della cosca Piromalli, attesa la consapevolezza che tale progetto imprenditoriale fosse una loro creatura.
Tale dato risulta, peraltro, corroborato da quanto si è potuto accertare circa la disponibilità di numerosi appezzamenti di terreno nella zona circostante il centro commerciale ed adiacente lo svincolo autostradale di Gioia Tauro.

sequestro-annunziata

Nel corso delle investigazioni è stato possibile documentare, altresì, l’esistenza di una parallela e fiorente attività criminosa, finalizzata alla vendita di articoli di abbigliamento ed accessori (e/o prodotti affini) recanti marchi o segni distintivi contraffatti (artt. 473, 474 e 648 c.p.), nonché – in taluni casi – alla consumazione del delitto di frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.) ovvero della fattispecie di “vendita di prodotti industriali con segni mendaci” (art. 517 c.p.).
Si tratta di una pluralità indeterminata di condotte delittuose, che ruotano in sostanza attorno a due compagini associative, che solo apparentemente e formalmente sono risultate distinte tra loro, ma che – attesa la medesima tipologia di merce commercializzata, l’identico contesto territoriale in cui operano, nonché l’esistenza di reciproci e strettissimi rapporti di parentela (e di frequentazione), oltre che le cointeressenze economiche, tra i soggetti coinvolti – sono state concretamente considerate operanti in connessione e stretta sinergia tra di loro.
La prima compagine facente capo e promossa da Alfonso Annunziata – ha operato (ed opera) più propriamente nell’ambito delle attività commerciali della società Annunziata s.r.l. e della omonima ditta individuale, e costituisce un sodalizio criminoso, che annovera tra i partecipi, oltre al predetto Annunziata, il fratello Fioravante, la moglie Domenica Epifanio, le figlie Valeria, Rosa Anna e Marzia Annunziata, nonché Carmelo Ambesi.
L’altra associazione capeggiata da  Claudio Pontoriero (genero di Annunziata Alfonso e marito della figlia di quest’ultimo Rosa Anna) è attiva più specificatamente nell’ambito degli interessi economici della società MAIPON LINE SNC di PONTORIERO Claudio & C., con punto vendita aperto, anch’esso, all’interno del Parco commerciale Annunziata. Tale sodalizio criminale contempla quali partecipi, oltre al Pontoriero e alla moglie Rosa Anna Annunziata nonché i sodali Roberta Bravetti (con il ruolo di promotrice ed organizzatrice),  Andrea Bravetti e Andrea Fanì.

 

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Tags: alfonso annunziatacentro commerciale annunziatacosca piromalligioia tauroguardia di finanzaoperazione bucefaloparco commerciale annunziataRocco Molè
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