Il Miramare, cosa ne farete?
Il Miramare lo manderemo a bando europeo mantenendo il vincolo turistico-alberghiero. Abbiamo fatto un primo sopralluogo per aprire almeno il primo piano, ma ci siamo resi conto che l’intervento da fare era di molto maggiore rispetto alle previsioni. Diversi personaggi d’oltremanica e d’oltreoceano hanno manifestato interesse, non all’acquisto ma alla possibilità di investire sul Miramare. Diverse di queste persone sono venute anche fisicamente a vederlo. Da qui all’effettiva manifestazione d’interesse ce ne passa. Il Comune utilizzerà dei criteri di evidenza pubblica e poi capiremo se questi interessi erano reali o meno. Una volta messo a bando bisogna prevedere il piano B. Nel caso in cui l’interesse sul rifare lì un albergo, con le nuove normative sulla dimensione delle camere e quindi col numero di camere che potrebbero venire fuori dal nuovo calcolo (oltre 50-55 stanze non si possono fare), mantenere un 4 stelle non è uno scherzo. Se il bando non dovesse andare a buon fine intanto escludiamo la possibilità di venderlo, questo è fuor di dubbio, anzi noi abbiamo tolto il Miramare dal piano delle dismissioni. Però bisogna studiare delle possibilità di uso alternativo rispetto alla destinazione alberghiera, significa che potrebbe essere comunque il Palazzo della città, con camere dove ospitare le personalità che verranno in città, utilizzare il suo salone per mostre, eventi, e tutte quelle iniziative che danno lustro alla città. Questo in una visione ancora più futuristica della città ci deve consentire di gettare uno sguardo sugli altri palazzi importanti che sorgono sul lungomare. Vedere Villa Zerbi che continua a decadere giorno dopo giorno, è un colpo al cuore per qualsiasi cittadino che ha un po’ di gusto estetico. Su questo interpelleremo anche la soprintendenza per capire se questo bene ha una valenza tale da dovere essere recuperato o lo si può lasciare morire nell’incuria e nell’abbandono. Dobbiamo trovare il modo per salvarlo.
Incuria e abbandono, come per i beni confiscati?
E’ una battaglia che non possiamo permetterci di perdere. Intanto con il Tribunale e con l’Agenzia si è siglato un protocollo di intesa per l’utilizzo dei beni già in fase di sequestro. Non è cosa di poco conto perché il bene sequestrato è un bene che è stato utilizzato fino al giorno prima, quindi non presenta gravi problemi di manutenzione. E’ un bene subito riutilizzabile da parte dell’amministrazione comunale. I beni confiscati che entrano a far parte del patrimonio del Comune di Reggio Calabria nella stragrande maggioranza dei casi sono poco più che dei ruderi. Alcuni lo sono ab origine, altri lo diventano perché la procedura che porta alla confisca dura 10-15 e a volte anche 20 anni. Come faccio ad assegnare un bene alla collettività, e quindi far nascere la legalità su beni che sono frutto o provento di attività criminose, se non ho materialmente la possibilità di assegnarli e se per il piano di riequilibrio non posso destinare neanche un euro alla riqualificazione, ristrutturazione, manutenzione di questi beni?
La proposta che abbiamo fatto all’interno anche della Commissione antimafia che sta lavorando a un testo di modifica del codice antimafia, è quella che prevede che non tutti i proventi dei beni confiscati, come avviene oggi, vadano a confluire al Fug (il fondo unico giustizia), ma che una parte di questi beni, una piccola percentuale anche basterebbe, resti al comune dove sorgono i beni e sia vincolata alla riqualificazione dei beni stessi. E’ un punto imprescindibile sul quale non possiamo permetterci di fare passi indietro. Allora davvero riusciremmo a trasformare un triste primato da negativo in positivo. Anche sui beni mobili abbiamo presentato una nostra proposta. I beni mobili non prevedono la possibilità di assegnazione se non al termine della confisca. Una automobile già perde di valore di mese in mese, se oggi mi assegnano una Fiat Panda del 1991 che ci faccio? Con costi non indifferenti per il deposito. Fateceli usare. Abbiamo difficoltà a fare spostare i nostri tecnici da una parte all’altra della città per seguire la copertura delle buche, fatecele usare da prima, ma non dateci dei rottami.
Caterina Bertucci
Fabio Papalia