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Home Reggio Calabria Cronaca

Operazione Columbus: tutti i dettagli dell’indagine, 13 fermi e 3 arresti tra Usa e Calabria

by newz
7 Maggio 2015
in Cronaca, Primo Piano, Testata
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Operazione Columbus: tutti i dettagli dell’indagine, 13 fermi e 3 arresti tra Usa e Calabria

Reggio Calabria. Questa mattina la Polizia di Stato (Servizio Centrale Operativo e Squadra Mobile di Reggio Calabria), a seguito di complesse indagini, ha dato esecuzione a un decreto di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria, a carico dei presunti componenti di un sodalizio criminoso con proiezioni transnazionali, dedito ai traffici internazionali di sostanze stupefacenti del tipo cocaina tra gli Stati Uniti d’America e la Calabria.
L’indagine è stata caratterizzata dalla stretta sinergia tra Autorità Giudiziarie e Investigative Italiane e Statunitensi, nella specie del U.S. Department of Justice ed il Federal Bureau of Investigation, nell’ambito del progetto operativo denominato Pantheon (protocollo stipulato fra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Servizio Centrale Operativo e l’Agenzia americana del Federal Bureau of Investigation) e si è sviluppata, sin dall’inizio, nel reciproco e diretto scambio di investigatori esperti nella lotta alla criminalità di tipo mafioso con la finalità di assicurare l’interscambio e il raffronto delle informazioni sull’andamento della criminalità di tipo mafioso, sulle associazioni, sui soggetti criminali e sui traffici illeciti di comune interesse.
L’asset criminale esistente tra Italia e Stati Uniti è stato progressivamente disvelato negli anni e documentato da operazioni, che, da un lato, hanno visto i tradizionali rapporti tra New York e la Sicilia (il vecchio ponte – Old Bridge) e, dall’altro, hanno dischiuso, più recentemente, uno scenario che delinea la propensione e capacità criminale delle principali cosche calabresi ad accreditarsi come affidabili referenti presso le famiglie newyorkesi nel traffico internazionale di stupefacenti (il nuovo ponte – New Bridge).
Il quadro ricostruito dagli investigatori della Polizia di Stato, infatti, offre delle conferme in ordine a vecchie e nuove alleanze criminali e mafiose; da un lato, quelle statunitensi, dove si attesta il ruolo autorevole e baricentrico delle storiche famiglie della cosa nostra americana; d’altro lato, invece, come in parte anticipato anche da recenti indagini, si afferma il ruolo autoritario e di leadership di famiglie della ‘ndrangheta nella gestione del traffico internazionale di stupefacente.
Tale scenario, oltre ad essere di assoluto interesse investigativo, è apparso di speculare e conducente valenza rispetto a quegli elementi e quelle risultanze probatorie emerse, in passato, in importanti inchieste condotte dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, laddove l’esistenza di un “ponte” tra New York e l’area ionico-reggina era stato pienamente dimostrato dalla indagine “Solare 1”. Quella indagine ha evidenziato proprio le relazioni criminali tra la famiglia Schirripa, residente in aree newyorkesi, ed i loro referenti nel territorio di Gioiosa Jonica, finalizzate a porre in essere legami, protagonisti e attori di un vasto traffico di cocaina tra Sud America, Stati Uniti e Italia.
In tal modo è stato possibile individuare il ruolo del soggetto senz’altro più importante dell’inchiesta, Gregorio Gigliotti, titolare di un ristorante denominato “Cucino a modo mio”, sito in 108th Street, nel quartiere del Queens a New York, il quale, in piena e chiara continuità con le attività illecite condotte in passato dalla famiglia Schirripa, risulterebbe aver contatti e collegamenti con soggetti ascrivibili ai medesimi sodalizi, emersi in pregresse indagini, facenti capo a cosche operanti a Gioiosa Jonica e Siderno. Avvalendosi di un’articolata e attuale rete criminale, composta da personaggi residenti nel Centroamerica, a New York ed in Calabria, Gigliotti si sarebbe mosso accreditandosi come il principale artefice di un importante traffico di sostanze stupefacenti, lungo l’asse Stati Uniti-Italia, contando su una struttura logistica di copertura, dedita all’import-export di frutta e derrate alimentari, capace di muovere ingenti carichi di cocaina.
Secondo le informazioni acquisite presso gli omologhi uffici investigativi americani, Gigliotti, a partire dal 2008, si sarebbe rivolto ad esponenti della famiglia mafiosa Genovese per ottenere finanziamenti da investire nel traffico di cocaina verso l’Italia, in accordo con Giulio Schirripa, poi arrestato nell’inchiesta Solare ed attualmente detenuto negli Stati Uniti, nonché con l’italo-americano Christopher Castellano, assassinato nel luglio 2009, poco dopo aver iniziato un percorso di collaborazione con le autorità federali di New York.
Attraverso attività investigative svolte da personale del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, con il pieno e diretto coinvolgimento delle omologhe strutture investigative statunitensi, è stato possibile individuare i carichi di droga che il sodalizio oggetto di investigazione aveva allestito.
La droga sequestrata, pertanto, se da un lato dimostra la bontà dell’impianto investigativo, dall’altro fornisce elementi concreti per la definizione di ruoli e per la qualificazione penale delle condotte dei soggetti emersi nell’inchiesta. Concreti sono, dunque, gli elementi di responsabilità non solo a carico di Gregorio Gigliotti, ma di tutto il suo sodalizio, andando a affermarsi la piena operatività di un “cartello” del narcotraffico internazionale, con basi logistiche negli Stati Uniti d’America e in Calabria con ramificazioni e proiezioni verso il Nord America e l’Europa.
Nell’ottobre e nel dicembre 2014, nei porti statunitensi di Wilmington (Delawere) e Chester – Philadephia (Pennsylvania), vengono, infatti, sequestrati due carichi di cocaina per un totale di 60 chilogrammi.
Ad operare sono investigatori del Servizio Centrale Operativo, del Federal Bureau of Investigation di New York e dell’Homeland Security che, da mesi, grazie a mirati servizi di polizia giudiziaria, in Italia e all’estero, stavano monitorando persone fisiche e giuridiche sospettate di aver avviato un traffico internazionale di stupefacenti, riconducibile al sodalizio oggetto delle presenti indagini.
In sintesi, lo schema operativo-criminale precostituito da Gigliotti negli Stati Uniti, apparso flessibile e ben strutturato, si caratterizza da fatto che negli Stati Uniti questi ha predisposto una diversificata rete commerciale e societaria, utilizzata come “copertura” per l’importazione della cocaina, nel settore alimentare ed importazione di frutta tropicale e tuberi.
Inoltre, egli gestisce il ristorante del Queens, altra importante ed insospettabile copertura per ospitare, di volta in volta, i sodali italiani da impiegare come corrieri della cocaina da veicolarsi verso la Calabria (occultabili, per alcuni dati investigativi emersi, in valige predisposte con intercapedini e doppi-fondi).
Gli organismi statunitensi (F.B.I. e Homeland Security), coordinati dall’Eastern District Attorney di New York, recentemente, hanno tratto in arresto il ristoratore del Queens, la moglie Eleonora ed il figlio Angelo, ritenuti presunti responsabili di importazioni di cocaina dal centro America verso gli Stati Uniti, a partire dal 2009. Nel corso dell’operazione di polizia, oltre a computer e documenti, sono stati sequestrati, all’interno di casseforti controllate nel ristorante “Cucino a Modo Mio”, oltre 100.000 dollari, 6 pistole, un fucile ed una quantità di cocaina. Altro mandato di perquisizione è stato eseguito presso l’abitazione di Gregorio ed Eleonora Gigliotti, dove sono stati rinvenuti, all’interno di una cassaforte, una pistola, ulteriori 25.000 dollari, ed una quantità di marijuana.
In Calabria, Gigliotti disponeva di una rete di “appoggi” e sodali capaci di muoversi in tutta la regione e mantenere contatti con acquirenti di stupefacente.
L’indagine ha permesso di disvelare la esistenza di contatti prevalenti con i fratelli Violi, residenti a Sinopoli (RC) e Taurianova (RC), legati (anche da vincoli di parentela) con la potente cosca Alvaro, operante nella Provincia di Reggio Calabria, con proiezioni criminali nel Centro e Nord Italia.
È emerso che Gigliotti era legato infatti da rapporto di comparaggio, che, nella sua accezione criminale, sancisce piena condivisione e reciproco affidamento nella gestione di attività illecite, con Francesco Violi. La dinamica dei loro rapporti, emersi dalle attività tecniche, ha evidenziato come Francesco Violi e il fratello Carmine, sulla base di un collaudato modus operandi, fossero i terminali fiduciari e preferenziali del flusso di stupefacente che veniva importato nel territorio dello Stato, per essere poi da loro smistato attraverso una rete di pusher.
L’elemento di collegamento tra Gigliotti e i Violi era Franco Fazio, nipote di Gigliotti, il quale faceva da factotum di questo ultimo nel territorio dello Stato, provvedendo a mettere a disposizione dei Violi lo stupefacente via via importato (nell’ordine di 5 kg co cadenza periodica) e riscuotendo le somme e girandole al Gigliotti.
Si è poi accertato, nel corso delle indagini, che Gigliotti, d’intesa con i fratelli Violi, avrebbe organizzato due grosse importazioni di cocaina (tot 60 kg) poi sequestrate negli USA grazie al sinergico lavoro tra questa autorità giudiziaria e quella statunitense e le delegate strutture di polizia giudiziaria.
Nel corso della indagine, a latere di questa principale attività, è emerso altresì che Fazio, di sua iniziativa aveva occasionalmente ceduto una partita di cocaina (640 gr) appartenente al Gigliotti a un lametino (Domenico Berlinger), che si era reso insolvente.
Tale mancata riscossione ha inevitabilmente pregiudicato i rapporti tra Gigliotti e Fazio che ha creato un canale alternativo locale per potere monetizzare le somme necessarie per ripianare i debiti con Gigliotti, coinvolgendo altri soggetti.
Con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, aggravata dalla transnazionalità, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, questa mattina gli investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, con la partecipazione operativa di agenti del Federal Bureau of Investigation di New York e dell’Homeland Security, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto i seguenti soggetti:

  1. Franco Fazio, nato il 15 marzo 1969;
  2. Pino Fazio, nato a il 21 giugno 1971;
  3. Francesco Violi, nato il 10 gennaio 1972;
  4. Carmine Violi, nato il 22 febbraio 1979;
  5. Basilio Caparrotta, nato il 10 settembre 1961();
  6. Salvatore Caparrotta, nato il 21.01.1969;
  7. Alfonso Santino Papaleo, nato il 4 novembre 1955;
  8. Nicola Preiti, nato il 31 dicembre 1968;
  9. Domenico Berlingeri nato il 11 gennaio 1980;
  10. Cosimo Berlingeri, nato il 17 febbraio 1958;
  11. Domenico Berlingeri;
  12. Antonio Berlingeri, nato il 23 dicembre 1992;
  13. Alessandro Cacia, nato il 27 settembre 1983.

Ai fermi, vanno ad aggiungersi i recenti arresti effettuati a New York, di Gregorio Gigliotti, della moglie Eleonora Lucia e del figlio Angelo.
Contestualmente sono state eseguite anche 12 perquisizioni a carico di altrettanti indagati residenti in Calabria ed Emilia Romagna. Oltre 30 i soggetti indagati per reati inerenti il traffico di sostanze stupefacenti.
L’operazione odierna prende il nome dalla nota ricorrenza americana del Columbus Day, coincidente con la metà di ottobre, periodo in cui veniva individuato e sequestrato il primo carico di cocaina proveniente dal Centro-America. L’inchiesta ha visto il coordinamento della Direzione Nazionale Antimafia.

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