Si tratta di un meccanismo collaudato incentrato sulla presenza di diversi soggetti, partecipanti alle dinamiche delittuose, nel luogo indicato dal telefonista per porre in essere la transazione estorsiva, una sorta di centro di raccordo con un apparato di persone funzionante per la realizzazione delle finalità estorsive.
Nel corso delle indagini, non si registrava la collaborazione completa delle vittime – tranne che in un solo caso – tale da consentire agli inquirenti di procedere all’arresto degli estortori in flagranza di reato. Invero, nella maggior parte dei casi, le vittime del furto si limitavano a presentarne la denuncia, omettendo di informare la polizia giudiziaria delle evoluzioni estorsive.
Addirittura in un caso, un soggetto, vittima del cavallo di ritorno, veniva denunciato per favoreggiamento personale, avendo negato perfino sia di aver subito il furto della propria autovettura che la successiva richiesta estorsiva, venuti alla luce dalle attività di intercettazione. I dettagli sono stati illustrati nel corso di una conferenza stampa tenuta in Questura alla presenza del questore Raffaele Grassi, del procuratore capo Federico Cafiero de Raho e del procuratore aggiunto Gaetano Paci.