Roma.”Vince Francesco Munzi, soprattutto: ha fatto il film che voleva fare, e dentro c’è tutta la sua bravura e la sua sensibilità artistica. Ma accanto a lui vince la Rubbettino, e Florindo Rubbettino, che ha sostenuto il progetto di un libro, prima, e di un film dopo. E poi, libro e film vanno oltre, superano la loro natura artistica per diventare fatto sociale, facendo vincere quella Calabria considerata senza speranza: la Calabria delle rughe della Locride, dei balzi d’Aspromonte. Vincono gli Africoti, i locridei che hanno dato il meglio di loro stessi perché Munzi realizzasse la sua opera. Vincono gli ultimi che hanno dato l’anima, davanti e intorno la camera da presa, per dimostrare che il male non è un fatto genetico, ma un prodotto sociale e basta avere opportunità e il destino muta. E perde la Calabria dei vinti, di quelli che tanto non si può far nulla. Quella del rancore, della mediocrità. Quella dei migliori siamo noi e gli altri sono feccia. Perde un’autoproclamata intellighenzia da sagra paesana. Una politica che non ha visione e non ha entusiasmo. Perde la Calabria che si sente migliore ed è la peggiore e non ha visto che il film aveva vinto a Venezia, nei festival internazionali, fra i calabresi normali; e vincerà ancora. Perché non è solo un film, ma un piccolo grande sogno, dei calabresi ultimi che vogliono diventare i primi.” Queste le dichiarazioni di Gioacchino Criaco dopo la cerimonia di premiazione del film basato sul suo libro “Anime Nere”, che ha vinto ben 9 statuette ai “David di Donatello” e che ha avuto ben 16 candidature al premio finale, battendo registi di caratura internazionale come Nanni Moretti ( Mia Madre, 10 candidature), ed Ermanno Olmi ( Torneranno i pirati, 8 candidature).
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