La Dia di Reggio Calabria sequestra beni a imprenditore contiguo alla ‘ndrangheta

Reggio Calabria. La Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ha dato esecuzione a un decreto di sequestro di beni emesso su proposta del Direttore della Dia, dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale reggino – presieduta da Ornella Pastore – nei confronti di Gianluca Ciro Domenico Favara, 48enne imprenditore nativo di Milano, ritenuto contiguo alle cosche ‘ndranghetiste di Rosarno e di Reggio Calabria, allo stato in regime di detenzione carceraria.
Favara, già destinatario di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 9 ottobre 2011 dal Gip di Reggio Calabria, nell’ambito dell’operazione denominata “Reggio Nord”, nello stesso procedimento penale, con sentenza del 22 dicembre 2014, è stato condannato in primo grado alla pena di 10 anni di reclusione per i reati di associazione a delinquere di stampo mafioso e intestazione fittizia di beni, per aver svolto il ruolo di partecipe alla cosca Condello di Archi di Reggio Calabria, nonché per essere stato stabilmente dedito alla gestione e alla cura degli affari illeciti della cosca di appartenenza, interessata al controllo di rilevanti attività imprenditoriali, tra le quali la nota discoteca “Il Limoneto” di Catona. L’uomo è stato, altresì, attinto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa sempre dal gip di Reggio Calabria, in data 28 maggio 2014, nel contesto dell’operazione denominata “‘Ndrangheta Banking” e condotta dai Carabinieri del Ros di Reggio Calabria congiuntamente con i Centri Operativi Dia di Milano e Reggio Calabria.
In tale ambito sono stati contestati a Favara i reati di usura, estorsione, lesioni, violenza privata ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria, tutti aggravati dalla modalità mafiosa. L’indagine ha accertato, in particolare, come un gruppo organico alla cosca “Pesce-Bellocco” di Rosarno e facente capo a Favara, facendo ricorso ad atti intimidatori anche violenti e con modalità tipicamente mafiose, avrebbe attuato un lento e graduale processo di “aggressione” del patrimonio mobiliare e immobiliare di imprenditori milanesi, agendo con condotte estorsive e usurarie.
Nel dispositivo di sequestro eseguito dal Centro Operativo Dia di Reggio Calabria, l’Autorità Giudiziaria ha sottolineato che: “E’, cioè, emerso un rapporto di piena e profonda contiguità tra Favara e le cosche sia di Rosarno che di Reggio Calabria assolutamente consolidato nel tempo…..omissis…quanto appena sinteticamente esposto è più che sufficiente, allo stato, per ritenere integrato il presupposto soggettivo della pericolosità sociale di Favara (ai sensi dell’art.4 comma 1 lett.a,b,c, del Dlgs 159/11)”.
L’odierno sequestro ha interessato società, beni mobili ed immobili, tra cui il patrimonio aziendale della ditta individuale denominata “Lavaservice di Favara Gianluca Ciro Domenico”, con sede legale in Rosarno ed esercente l’attività di “lavanderia” e il capitale sociale ed aziendale della “Mi.Ro Srl” con sede legale in Rosarno ed unità locale in Campo Calabro, esercente, tra l’altro, l’attività di “fornitura per tutti settori di catering in generale, di stireria e di tintoria” per un valore stimato prudenzialmente in circa 800 mila euro.

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