Reggio Calabria. Questa mattina, in Fabrizia (Vibo Valentia) e in Germania, il Comando Provinciale dell’Arma di Reggio Calabria (rende noto un comunicato stampa che pubblichiamo integralmente) – in collaborazione con i collaterali organismi di polizia tedeschi – ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia (procuratore aggiunto Nicola Gratteri e sostituto procuratore Antonio De Bernardo), nei confronti di 10 indagati (2 dei quali in Italia e gli altri 8 in Germania) presunti appartenenti alla ‘ndrangheta, presunti componenti delle articolazioni territoriali denominate “Locale di Rielasingen (Germania)” e della “Locale di Fabrizia (VV)”, presunti responsabili di associazione di tipo mafioso e concorso in associazione di tipo mafioso, aggravati (reato transnazionale) in quanto commessi in Italia e Germania da un gruppo organizzato impegnato in attività criminali in più di uno stato.
Le indagini, avviate nel gennaio del 2012, sono la naturale prosecuzione dell’operazione denominata “Helvetia” sulla presenza di alcuni esponenti della ‘ndrangheta in Svizzera. Queste indagini, si sono sviluppate anche utilizzando il materiale probatorio delle indagini “Crimine”, “Santa” e “Capodue”, queste ultime due svolte rispettivamente in Germania e Svizzera ed acquisite con rogatorie internazionali dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.
Le investigazioni hanno consentito di individuare altre persone inserite in un contesto di ‘ndrangheta, appartenenti alla “Società di Singen (D)” ed al contempo di accertare l’esistenza di altre “locali” omologhe nelle città tedesche di Rielasingen, Ravensburg ed Engen, e di approfondire il rapporto che lega tali strutture con la ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria.
Le acquisizioni ottenute hanno consentito di proiettare l’attenzione investigativa sulle emergenze che provenivano da oltre confine e in particolare su alcuni gruppi criminali stanziati sul confine svizzero/tedesco con riguardo alle città di Singen (D) e Frauenfeld (CH) in netto contrasto tra loro. In particolare, le indagini hanno consentito di accertare che nella città tedesca di Singen (posta al confine con la Svizzera) era attivo un “locale” di ‘ndrangheta che sarebbe stato capeggiato sino a una data epoca da Bruno Nesci [nato San Pietro di Caridà cl. 51, arrestato nell’ambito dell’operazione “Crimine”, condannato in appello alla pena di 8 anni e 4 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso aggravato (reato transnazionale)], in stretto collegamento con la “società” di Rosarno e il “crimine” di San Luca, pertanto, sottoposta a quest’ultimo; “locale” in forte contrasto con il “locale” svizzero di Fraeunfeld, che sarebbe stato capeggiato da Antonio Nesci [nato a Fabrizia (VV) cl. 49, sottoposto a fermo di indiziato di delitto dal Nucleo Investigativo di Reggio Calabria il 22.08.2014 nell’ambito dell’operazione “Helvetia”].
Le indagini, infatti, hanno consentito non solo di confermare l’esistenza e l’operatività dell’articolazione tedesca della ‘ndrangheta ma anche di individuarne gli associati, i ruoli e le cariche e soprattutto di verificarne la dipendenza dal “Crimine” calabrese, secondo l’accusa per il tramite di Bruno Nesci, la cui figura sarebbe stata riconosciuta sia in Calabria, dove sarebbe stato “accreditato” presso il “Crimine” per il tramite di Domenico Oppedisano, sia in Germania. Significativa della presunta funzione baricentrica di Bruno Nesci sarebbero stati poi i contatti pregressi, già registrati durante l’attività di indagine “Il Crimine” dalle quali sarebbe emerso il presunto ruolo apicale di Nesci, che con sentenza del 27.02.2014 è stato condannato dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria alla pena di 8 anni e 4 mesi di reclusione, poiché ritenuto colpevole del delitto di associazione di tipo mafioso proprio a seguito dell’operazione “Il Crimine”, venendo valutate a suo carico innanzitutto la posizione direttiva rivestita in seno all’organizzazione, la sua frequentazione con Domenico Oppedisano cl.’30, nella qualità di presunto “capocrimine” presso il cui terreno di Rosarno si recava diverse volte, nonché il ruolo ricoperto in seno alla compagine di appartenenza che lo rendeva – sempre secondo l’accusa – diretto referente anche delle locali radicate in Germania.
L’attività investigativa ha consentito di rilevare, oltre agli elementi attinenti la consolidata presenza ed operatività ultradecennale in Germania dell’organizzazione criminale, personaggi con relative doti e cariche ricoperte; nei dettagli, è emerso che:
Antonio Critelli [nato a Borgia (CZ) di 69 anni residente a Singen (D)] con la funzione di presunto capo locale del locale di Rielasingen;
Domenico Nesci (Mimmo) di 47 anni [nato a Fabrizia (VV) residente a Rielasingen (D)] con la funzione di presunto “vice” capo locale del locale di Rielasingen;
Salvatore Cirillo [nato a Caulonia di 40 anni residente a Gailingen (D)] con la funzione di presunto “mastro di giornata” del locale di Rielasingen;
Achille Primerano [nato a Giffone di 68 anni residente a Engen (D)] in qualità di presunto appartenente al locale di Rielasingen, e in grado di conferire cariche e doti; Raffaele Albanese: Solo una cosa ho trascurato, che quando gli ha detto Peppe ad Achille: “donategli qualcosa”, io gli dovevo dire: “io sono al completo!”, indicandolo come uno dei “carichisti”, detentore esso stesso del “Vangelo” o della “Santa”, per come dimostrato con sentenza “Crimine”;
Raffaele Nesci [nato a Fabrizia (VV) di 46 anni residente a Rielasingen (D)], Domenico Nesci (Micuzzo) di 54 anni [nato a Fabrizia (VV) residente a Rielasingen (D)], Vittorio Ienco [nato a Fabrizia (VV) di 62 anni residente a Rielasingen], Raffaele Giacomini [nato a Soverato (CZ) di 57 anni residente a Radolfzell (D)], quali presunti componenti della società con la qualità di partecipi attivi alla locale di Rielasingen, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, partecipare alle riunioni ed eseguire le direttive dei vertici della associazione, riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio;
Raffaele Primerano [di 44 anni nato e residente a Fabrizia (VV)] e Maria Giovanna Nesci [nata a San Pietro di Caridà di 73 anni residente a Fabrizia (VV)] presunti intranei alla ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale del locale di Fabrizia, in concorso con Giuseppe Antonio Primerano ed altri allo stato non identificati, con la qualità di presunti partecipi attivi alla locale di Fabrizia, con il compito di assicurare le comunicazioni tra gli associati, partecipare alle riunioni ed eseguire le direttive dei vertici della associazione, riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne al sodalizio, sempre secondo l’accusa svolgevano un ruolo nelle dinamiche tra la locale di Rielasingen, la locale di Frauenfeld e la locale di Singen, scambiando comunicazioni su importanti questioni associative con i principali esponenti delle suddette articolazioni dell’associazione.
Le investigazioni hanno contribuito a fornire una sostanziale conferma all’esportazione del modello ‘ndranghetistico in altre nazioni; tale organizzazione infatti è stata “clonata” realizzando una struttura analoga a quella tradizionalmente tipica del territorio calabrese, con evidenti stretti legami di dipendenza con l’organismo di vertice in Calabria, pur conservando una certa autonomia, relativamente alle classiche forme di manifestazione mafiosa, al punto che una delle estrinsecazioni più tangibili dell’esistenza stessa di cellule associative, l’esistenza delle “locali” e delle “società” e il cursus honorum all’interno di queste, necessitano del riconoscimento e del beneplacito degli organi direttivi centrali calabresi.
Nel corso dell’operazione sono stati impiegati oltre 50 Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori e dell’8° Nucleo Elicotteri, mentre in Germania l’esecuzione è stata curata dalla polizia del Land (LKA) Baden-Württemberg supportata da unità della polizia antisommossa per il rilevamento di oggetti di prova con un dispiego di forze di circa 200 uomini.
Nel video la conferenza stampa tenuta oggi presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria dal procuratore capo Federico Cafiero De Raho, insieme al procuratore aggiunto Nicola Gratteri e al procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, Sandro Dolce, alla presenza del comandante provinciale, colonnello Lorenzo Falferi, del comandante del Nucleo investigativo, tenente colonnello Michele Miulli, e del comandante del Ros di Reggio Calabria, tenente colonnello Gianluca Piasentin: