In sostanza, dietro le imprese schermo, che facevano apparire sussistenti i requisiti previsti dalla normativa in materia di giochi e scommesse, si è celata l’offerta al pubblico e la gestione di siti che hanno consentito – aggirando le inibizioni dell’AAMS – l’accesso al gioco illecito.
Con tale modus operandi l’associazione criminale si è sottratta al pagamento dell’imposta unica sulle scommesse, ottenendo un ingiusto profitto a danno dello Stato Italiano, e ha conseguito in Italia utili d’impresa, riconducibili a una stabile organizzazione occulta, che sono stati sottratti al pagamento delle imposte dirette, omettendo di presentare la prescritta dichiarazione ai fini dell’imposta sul reddito delle società (I.R.E.S.), per di più riciclando un’enorme massa di denaro “sporco” attraverso l’utilizzo di conti di gioco intestati a persone compiacenti ovvero inconsapevoli.
Il nucleo originario dell’organizzazione criminale si è formato sul territorio reggino, ove i soggetti sono nati e cresciuti (anche sotto il profilo dell’esperienza professionale e criminale), ove si sono conosciuti e hanno ideato il sistema illecito sopra descritto.
L’associazione, che controlla società in Austria, in Spagna e in Romania ed è attiva con una base stabile a Malta, in passato ha operato utilizzando anche licenze delle Antille olandesi, di Panama e della Romania. Essa ha, pertanto, mutato la propria sede di interessi a seconda del Paese più conveniente dal punto di vista fiscale, mantenendo però sempre il centro decisionale e operativo a Reggio Calabria.
L’attività investigativa svolta sinergicamente dalle Forze di polizia ha, in più, consentito di accertare come non solo alla rete commerciale abbiano preso parte numerosi rappresentanti delle cosche di ‘ndrangheta operanti sul territorio, ma soprattutto come il metodo mafioso abbia costituito una sistematica modalità attraverso la quale indurre gli imprenditori impegnati nella gestione di sale e scommesse a distanza – qualora la semplice evocazione (esplicita o implicita) del casato di ‘ndrangheta non fosse stata sufficiente, anche con pressioni intimidatorie – a installare i software o ad attivare i sistemi informatici necessari per connettersi e fare giocare i clienti sui siti gestiti dall’associazione criminale.
Nelle indagini un ruolo di primissimo piano ha assunto la figura di M.G. il quale – proprio grazie all’efficienza della rete commerciale da lui governata – ha acquisito un prestigio imprenditoriale che gli ha fatto guadagnare un ruolo di vertice nelle imprese estere impegnate nel settore commerciale. In tal modo, lo stesso avrebbe finito per rappresentare gli interessi non più della sola cosca originaria di appartenenza (cosca Tegano), ma dell’intera ‘ndrangheta provinciale – allettata dagli imponenti flussi economici generati da quelle attività imprenditoriali che oltre a consentire lauti guadagni, hanno agevolato il riciclaggio del denaro sporco – che si è infiltrata così nel sistema nazionale e internazionale dei giochi e delle scommesse on line.
Agli indagati sono contestati a vario titolo i reati di associazione mafiosa, associazione per delinquere aggravata dalla circostanza mafiosa, associazione per delinquere finalizzata all’elusione delle norme di gioco e scommesse ed evasione imposte dirette, intestazione fittizia di imprese e riciclaggio. Non tutti gli indagati quindi rispondono di reato mafioso o aggravato dalla circostanza mafiosa.
Sulla scorta dei gravi elementi indiziari raccolti, in data odierna, sono in corso di esecuzione in Abruzzo, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia e Veneto i seguenti provvedimenti, emessi dall’ufficio G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria:
28 ordinanze di custodia cautelare in carcere;
13 misure cautelari degli arresti domiciliari;
4 misure cautelari del divieto di dimora nel comune di Reggio Calabria e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria;
1 misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla P.G.;
1 misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Reggio Calabria e Messina