Torino. Il Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Torino – rende noto un comunicato stampa della Dia che qui pubblichiamo integralmente – ha dato esecuzione, stamane, a quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di un calabrese, due imprenditori ed un noto professionista torinese, sequestrando preventivamente beni mobili, immobili, aziende e quote societarie, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro. Sono state, inoltre effettuate 30 perquisizioni domiciliari in Piemonte, Lombardia, Liguria, Lazio e Calabria.
Gli arrestati sono accusati di riciclaggio aggravato dall’aver agevolato un’organizzazione di tipo mafioso, bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, trasferimento fraudolento di valori ed emissione di documentazione per operazioni finanziarie inesistenti.
Le indagini avrebbero accertato che il presunto boss della ‘ndrangheta Francesco Ietto, già agli arresti domiciliari presso la propria abitazione di San Colombano al Lambro (MI), per associazione a delinquere di stampo mafioso, di fatto avrebbe gestito l’attività di riciclaggio di ingenti somme di denaro accumulate, a partire dagli anni ’80, dalla cosca Ietto-Cua-Pipicella di Natile di Careri, in provincia di Reggio Calabria, mediante i sequestri di persona ed il traffico di stupefacenti.
Avvalendosi di imprenditori che avrebbero accettato, dietro compenso, di emettere fatture false o gonfiate, oppure intestando società di comodo a prestanome insospettabili, Ietto sarebbe riuscito ad immettere il denaro sporco nel circuito dell’economia legale piemontese.
Ruolo chiave avrebbe rivestito Pasquale Bafunno, noto commercialista torinese, secondo l’accusa presunto ideatore di un sistema in grado di trasformare semplici fatture per operazioni inesistenti, in continuo e periodico denaro contante. Grazie alla consolidata esperienza professionale e all’elevato numero di clienti gestiti, il commercialista sarebbe riuscito a creare un sistema di documentazione contabile intersocietaria, fittiziamente basato su rapporti commerciali e movimentazione finanziaria, tale da rendere difficoltosa la ricostruzione dei flussi economici da parte degli organi addetti al controllo. Parte del denaro riciclato avrebbe varcato i confini nazionali, confluendo nei conti svizzeri e monegaschi che sarebbero intestati allo stesso Bafunno.
Nell’ambito dell’operazione sono state, altresì, indagate a piede libero altre sei persone, tra le quali figura anche Domenico Luca Trimboli di 29 anni, nipote del noto Domenico Trimboli, presunto narcotrafficante arrestato in Colombia dopo una lunga latitanza e considerato il più importante referente italiano dei cartelli colombiani per l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di stupefacenti.
Il giovane Trimboli è accusato di aver rivestito il ruolo di “factotum” di Francesco Ietto – stante la sua ridotta capacità di azione per effetto degli arresti domiciliari – ed in particolare di aver costituito il “trait d’union” tra quest’ultimo e il commercialista Pasquale Bafunno. Trimboli, inoltre, risulta aver assunto fittiziamente la carica di amministratore di alcune società, di fatto gestite da Ietto, costituite ad hoc per finalità di riciclaggio.
Maggiori dettagli saranno forniti dal Capo Centro Dia di Torino, nel corso della conferenza stampa che avrà luogo alle ore 11.00 odierne presso il Centro Operativo, in via Foggia, 14, Torino.