Palmi (Reggio Calabria). La Corte presso il Tribunale di Palmi, presieduta dal giudice Concetta Epifanio, al termine di oltre 12 ore di camera di consiglio, nella nottata appena trascorsa ha pronunciato sentenza di assoluzione per tutti e tre gli imputati del processo Xenopolis che avevano scelto di essere giudicati col rito ordinario.
I tre assolti sono Domenico Laurendi (difeso dagli avvocati Emanuele Genovese, Antonio Saffioti e Pietro Bertone), Antonio Alvaro (difeso dagli avvocati Maurizio Licastro e Francesco Calabrese) e Carmelo Giuseppe Occhiuto (difeso dall’avvocato Valeria Iaria). Laurendi e Alvaro erano accusati di associazione mafiosa, assolti perché il fatto non sussiste; mentre Occhiuto e Alvaro erano accusati di interposizione fittizia di beni, assolti perché il fatto non costituisce reato.
Il processo era scaturito dall’operazione Xenopolis, condotta dalla Squadra Mobile della Polizia nel settembre 2013 con l’arresto di sette persone, in particolare alcuni presunti esponenti della cosca Alvaro operante nella Piana di Gioia Tauro.
Le indagini, incentrate sui due figli Cosimo e Antonio del vecchio carismatico capobastone Domenico Alvaro classe 1924, deceduto nel 2010, volevano dimostrare coessenza della cosca Alvaro con imprenditori (come Laurendi), ed esponenti politici (nell’ambito della stessa operazione era stato arrestato l’ex sindaco di San Procopio) degli enti locali che avrebbero assecondato gli interessi illeciti della ‘ndrina. In particolare, la difesa di Domenico Laurendi, attraverso copiosa produzione documentale e una robusta lista di testimoni, ha sostenuto che il significato di diverse intercettazioni era del tutto lecito e comunque non in linea con il significato attribuito invece dall’ufficio di Procura.
I quattro indagati che hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato, invece, sono stati tutti già condannati in primo grado.
Fabio Papalia
