Reggio Calabria. Giorno 14 agosto ore 20 e 45, a Catona, presso i locali del Lido dello Stretto, circondati da una cornice suggestiva quale lo stupendo panorama dello Stretto di Messina, è stato presentato il libro del compaesano Felice Delfino “La presenza ebraica nella storia reggina”. Una presentazione/convegno durante la quale, insieme all’autore del testo, è stato presente un invitato speciale: Sergio Delgado Sotelo, giovane docente di storia medievale dell’Università dei Paesi Baschi. L’evento allietato dalle pregevoli composizioni del maestro Enrico Russo e dal cantante Aurelio Mandica, anch’essi entrambi catonesi, ha registrato una discreta affluenza di pubblico.
L’autore del libro Felice Delfino, ha immediatamente puntualizzato come la storia ebraica di Reggio sia sicuramente una parte di storia poco trattata rispetto ad altre, tuttavia, merita particolare attenzione ed approfondimento. La denominazione I-Tal-Jah, è adoperata ancora dagli ebrei italiani, per ricordare che per gli ebrei l’Italia è “l’isola della rugiada divina”, donata da Dio agli esiliati. In occasione della cattività babilonese (587 a.C.), della distruzione del Tempio (70 d.C.) e della terza guerra giudaica (132-135 d.C.), il popolo della Giudea, si disperse in ogni angolo del mondo allora conosciuto, vivendo la diaspora. Ricorda Felice Delfino – che tra le mete auspicabili l’area dello Stretto di Messina, fu una scelta vincente sia per posizione geografica ed ottimale per gli scambi commerciali. La romana Regium col suo porto era città cosmopolita, una spiccata vocazione ecumenica diede spazio naturalmente anche al monoteismo ebraico. I sovrani compresero l’importanza di questa presenza e l’agevolarono con privilegi che ai cristiani locali erano negati come la prerogativa del prestito di denaro e a Reggio con un mercato della seta gestito da ebrei.
Il sipario della presenza ebraica meridionale si calò nelle due distinte fasi storiche del 1511 prima, e del 1541 poi: Rispettivamente re Ferdinando il Cattolico e Carlo V promulgarono due editti di espulsione degli ebrei del Meridione, in loro assenza ecco innescarsi un lento ma inarrestabile processo di decadenza economica. “Agli ebrei reggini toccò così la stessa sorte degli ebrei sefarditi e siciliani in seguito al Decreto di Granada del 1492 – prosegue il prof. Delgado Sotelo – il quale riferendosi ai Paesi Baschi ricorda che il centro ebraico più importante era Vitoria; gli ebrei baschi come i loro confratelli reggini, parteciparono con successo al progresso economico ma col tempo saranno oggetto di violenza nei pogrom (1391) e poi dell’Inquisizione Spagnola. Il problema giudaico diventerà presto un problema controverso. Gli ebrei baschi vivevano principalmente nei centri delle tre regioni di Vizcaya, Guipuzcoa, Alava (la regione più ricca); alla fine del Medioevo vi è un aumento d’importanza delle comunità ebraiche basche e la Cronaca più famosa che ne parla è La bienandanzaz e fortunas de Lope Garcia de Salazar. Non sappiamo il numero esatto degli ebrei nei Paesi Baschi, ma siamo a conoscenza di un elevato numero di conversioni al cristianesimo. Anche qui, come nel sud Italia, esistevano una serie di leggi tra cui quella di portare un segno distintivo. Tuttavia, dobbiamo dire che la presenza ebraica nei Paesi Baschi ebbe meno importanza perché questa regione era periferica alla Corona di Castiglia”.
Nel corso della serata non sono mancati gli interventi del pubblico. “La valenza di quest’attenta opera di studio e di meticolosa ricerca realizzata dal Delfino – ha sottolineato lo studioso Paolo Arecchi – consiste anche nella sua peculiarità di aver inquadrato la microstoria del popolo giudaico della città in riva allo Stretto all’interno del contesto più ampio della macrostoria locale”. L’avv. Alfredo Rovere ha invece sottolineato l’importanza di studi come questo mirati ma indispensabili per la valorizzazione di un patrimonio culturale come quello reggino che ha è di massimo valore ma ha assoluta necessità di un rilancio concreto ed efficace. È stata una serata piacevole alla scoperta delle nostre radici ebraiche, un passato che va divulgato e promosso perché come diceva lo scrittore Isaac Bashevis Singer “La cultura ebraica non è una sorta di erba selvatica che cresce per conto suo. È un giardino che si deve curare di continuo. Quando il giardiniere se ne scorda, o decide di scordarsene, le piante avvizziscono”.
Partendo da tal presupposto, una volta consci delle nostre radici ebraiche, noi reggini dobbiamo fare in modo che questa pianta non avvizzisca ma che cresca rigogliosa e soprattutto che rimanga viva nei nostri ricordi.
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