Bologna. Il Tribunale di sorveglianza di Bologna, in accoglimento dell’istanza presentata dal suo legale di fiducia, l’avvocato Giacomo Iaria (nella foto) del Foro di Reggio Calabria, ha concesso la misura della detenzione domiciliare speciale (ex art. 47 quinquies legge ordinamento penitenziario) a Francesco Paolo Bontate, figlio del Principe di Villafranca Stefano Bontate assassinato durante la guerra di mafia nel 1981.
Il figlio del boss di Cosa Nostra stava scontando in carcere una condanna definitiva di 11 anni e 4 mesi di reclusione inflitta dalla Corte d’appello di Palermo per aver fatto parte in qualità di promotore della consorteria finalizzata al traffico di ingenti carichi di sostanze stupefacenti del tipo cocaina i cui proventi servivano ad agevolare Cosa Nostra siciliana.
L’avvocato Giacomo Iaria ha proposto istanza di concessione della misura alternativa della detenzione domiciliare speciale alla luce di una recente pronuncia della Corte Costituzionale, che ritiene ammissibile la fruizione del beneficio ex art 47 quinquies pure in presenza di un reato ostativo. Il Tribunale, ritenuta ammissibile l’istanza, ha fissato la camera di consiglio nel corso della quale il penalista reggino ha depositato una corposa documentazione dalla quale si evinceva la gravità della situazione familiare nella quale versava il suo assistito (una grave malattia che ha colpito un suo familiare).
Il Tribunale, recependo le argomentazioni difensive e ritenendo prevalenti le ragioni familiari dedotte sulla personalità del Bontate, sulla sua caratura delinquenziale e sulla gravità dei fatti a lui ascritti e sulla condotta dallo stesso tenuta nel corso del processo, ha concesso il beneficio al figlio del noto boss della mafia siciliana che ha già fatto ritorno a casa.
La pronuncia del Tribunale di Sorveglianza, recependo la Convenzione dei diritti del fanciullo di New York, la Carta di Nizza e la sentenza della Corte, dichiara di prevalente tutela le ragioni familiari rispetto a quelle di sicurezza pubblica in presenza di comprovate ragioni umanitarie.
Fabio Papalia