Reggio Calabria. Il gup di Reggio Calabria, Davide Lauro, al termine dell’udienza preliminare celebrata oggi ha rinviato a giudizio l’imprenditore Alfonso Annunziata e altri nove indagati coinvolti nell’operazione Bucefalo, condotta dalla Guardia di Finanza nel marzo scorso.
Si tratta di Domenica Epifanio, Rosa Anna Annunziata, Valeria Annunziata, Marzia Annunziata, Carmelo Ambesi, Claudio Pontoriero, Roberta Bravetti, Andrea Bravetti e Fioravante Annunziata, che l’11 novembre compariranno alla prima udienza del procedimento ordinario dinnanzi al Tribunale di Palmi.
Solo Andrea Fanì ha scelto di essere giudicato col rito abbreviato, il processo per lui inizierà il 13 novembre dinnanzi al gup.
Il 12 marzo scorso la Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip nei confronti di 11 persone (il solo imprenditore Annunziata in carcere, altri 7 ai domiciliari e obbligo di dimora per Andrea Bravetti, Andrea Fanì e Fioravante Annunziata) e il sequestro delle quote di 12 società e altri beni per un valore di oltre 210 milioni di euro, tra cui il complesso immobiliare del Parco Commerciale “Annunziata” di Gioia Tauro.
L’accusa di associazione mafiosa per il solo Alfonso Annunziato, il quale inoltre è accusato, al pari degli altri indagati, anche di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di “contraffazione, alterazione o uso di segni distintivi di opere dell’ingegno o di prodotti industriali”, frode nell’esercizio del commercio e ricettazione.
Le indagini della DDA di Reggio Calabria, coordinate dai pm antimafia Roberto Di Palma e Rosario Ferracane, hanno puntato il dito sulla presunta intraneità dell’imprenditore di origine campane, stabilitosi a Gioia Tauro sin dalla fine degli anni ’80, alla cosca Piromalli, una delle più potenti della ‘ndrangheta reggina.
Grazie alle intercettazioni gli investigatori hanno appreso dalla viva voce di Annunziata vari episodi del passato: i primi rapporti con l’allora capocosca latitante, Giuseppe Piromalli, sarebbero iniziati a metà degli anni 80, quando Annunziata aveva abbandonato da poco le vesti di commerciante ambulante di abbigliamento nei mercati rionali, per aprire un negozio nel cuore di Gioia Tauro. E’ in quegli anni, sempre secondo quanto emerso dalle intercettazioni, che avvennero i primi attentati che costrinsero Annunziata ad allontanarsi da Gioia Tauro, per farvi rientro solo dopo avere chiesto il consenso al capocosca durante la celebrazione di uno dei processi che vedeva quest’ultimo imputato. Da quel momento secondo l’accusa inizia la scalata imprenditoriale di Annunziata, che era giunto a creare il più grande centro commerciale della Calabria, tra i primi del Sud Italia. Una struttura così importante che i contrasti per accaparrarsi la costruzione del centro, secondo quanto emerge dall’indagine, sarebbero stati anche tra le motivazioni dell’omicidio di Rocco Molè, nel febbraio 2008, che segnò la rottura dell’alleanza consolidata con la cosca Piromalli. Recentemente la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Annunziata, confermando la custodia cautelare in carcere.
Fabio Papalia