Processo Breakfast. La Cassazione rigetta il ricorso di Amedeo Matacena

Roma. Il palazzo di Giustizia, sede della Corte di Cassazione

Roma. Il palazzo di Giustizia, sede della Corte di Cassazione

Roma. La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso dei legali di Amedeo Matacena, l’ex deputato latitante a Dubai, condannato a cinque anni – poi ridotti a tre – per concorso esterno in associazione mafiosa. Matacena è tornato a occupare le pagine di cronaca nell’ambito dell’operazione Breakfast, condotta nel maggio dello scorso anno dalla Dia di Reggio Calabria e che ha visto coinvolti tra gli altri l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, che fu arrestato per procurata inosservanza di pena a favore dell’ex deputato forzista, e la stessa moglie di Matacena, Chiara Rizzo, accusata anche di intestazione fittizia di beni.
Nel settembre dello scorso anno la seconda sezione penale della Cassazione aveva annullato, senza rinvio, l’ordinanza con la quale il Tribunale del riesame di Reggio Calabria, l’11 giugno 2014, aveva dichiarato “inammissibile” un ricorso dei legali dei difensori dell’ex deputato, gli avvocati Enzo Caccavari e Corrado Politi. Secondo il riesame era irrituale la modalità del mandato difensivo conferito da Matacena ai suoi legali. Invece, per la Cassazione, il mandato aveva le “carte in regola”. Gli atti furono trasmessi al Tribunale di Reggio Calabria che ha fissato una nuova udienza e si è pronunciato nel merito. Quindi gli avvocati Caccavari e Politi hanno presentato un nuovo ricorso per violazione di norme procedurali e nel merito. Procedurali perché l’annullamento senza rinvio dell’intero procedimento comportava, secondo la difesa di Matacena, anche l’annullamento del provvedimento originario, ossia l’ordinanza custodiale. Nel merito perché il progetto di fusione inversa, hanno argomentato i difensori, fu solo prospettato dai consulenti nel 2009 ma mai attuato.

Fabio Papalia

Amedeo Matacena
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