Migranti. Sequestrato dalla Squadra Mobile il Cara di Aprigliano

Aprigliano (Cosenza). Mancanza dei requisiti di agibilità, abusi edilizi, condizioni igienico–sanitarie precarie dell’immobile adibito a Centro “Cara” che ospitava i migranti richiedenti asilo: questi i motivi che hanno portato al sequestro dell’ex ristorante “Il capriolo”, situato in località Spineto di Aprigliano, nella Sila cosentina, da parte della Squadra Mobile di Cosenza diretta dal vice questore aggiunto Giuseppe Zanfini, che ha dato esecuzione a un provvedimento della Procura di Cosenza. Oltre l’apposizione dei sigilli all’immobile, sono stati notificati gli avvisi di garanzia, per abuso edilizio, al proprietario dell’immobile, il 65enne M.S. ed al 33enne R.C., presidente della Cooperativa Sant’Anna che si occupa della gestione dell’ospitalità dei migranti nella struttura.
Le indagini degli inquirenti sono avviate a seguito di quanto accaduto nei primi giorni di agosto, allorquando numerosi migranti (circa 80, la maggior parte dei quali in fuga dalla guerra in Somalia) hanno inscenato una vigorosa protesta (blocco della strada adiacente al centro, materassi dati alle fiamme) lamentando le precarie condizioni in cui si trovavano: servizi igienici fatiscenti, sporcizia ovunque, materassi usati per dormire sparsi per terra in ogni spazio dell’immobile. La protesta ha avuto eco sia per l’attenzione riservata dalla stampa nazionale al fatto, sia per la denuncia di varie associazioni umanitarie del cosentino.
Non si sono fatte attendere le reazioni politiche alla notizia del sequestro del Centro di Aprigliano: i senatori di Italia dei Valori Alessandra Bencini e Maurizio Romano, come riporta una nota dell’Ansa, hanno immediatamente presentato una interrogazione in cui chiedono che “venga fatta luce sulle modalità di gestione del Centro. Nel plaudire all’iniziativa di pieno ripristino della legalità operata dalla polizia e dalla magistratura, chiederemo al contempo al Ministro competente di fare piena luce sulla vicenda e di verificare come si sia giunti a tutto questo. E’ assolutamente inaccettabile che in un luogo di accoglienza non vi sia attività di monitoraggio in funzione preventiva”.

Cos’è un “Cara” e come funziona l’accoglienza dei migranti

Il Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) è una struttura in cui vengono accolti i migranti appena giunti in Italia irregolarmente che intendono chiedere la protezione internazionale. I Cara sono stati istituiti a seguito della riforma del diritto di asilo, conseguente al recepimento di due direttive comunitarie (DPR 303/2004 e D.Lgs.28/1/2008 n.25). Sono gestiti dal ministero dell’Interno attraverso le prefetture, che appaltano i servizi dei centri a enti gestori privati attraverso bandi di gara. Le convenzioni variano e lo Stato versa all’ente gestore una quota al giorno a richiedente asilo. Con quella cifra devono essere garantiti l’alloggio, i pasti, l’assistenza legale e sanitaria, l’interprete e i servizi psico-sociali. Spesso nei Cara esistono
altri servizi come l’insegnamento di base della lingua italiana. Essendo la permanenza nei centri variabile e non quantificabile è difficile avere un sistema che punti all’integrazione dei richiedenti asilo nel tessuto sociale. Inoltre, l’inserimento del richiedente asilo è spesso minato dal fatto che queste strutture di prima accoglienza si trovano isolate dai centri urbani e senza servizi di collegamento e dal fatto che mancano i posti in seconda accoglienza, quelli della rete Sprar.
Nel Cara i migranti rimangono per il tempo necessario affinché una delle dieci commissioni territoriali competenti per l’esame delle domande di asilo esamini la richiesta di protezione internazionale. In Italia, dal 2011, sono operative dieci commissioni territoriali e dodici sezioni.
Al termine dell’iter può essere riconosciuto lo status di rifugiato, che equipara lo straniero al cittadino italiano, oppure una forma di protezione diversa: sussidiaria o per motivi umanitari. Oppure si può ricevere il diniego, al quale si può fare ricorso. Se la protezione non viene riconosciuta, al termine dell’iter il richiedente asilo lascia il Cara con l’ordine di lasciare il territorio nazionale in pochi giorni. Diventa così un migrante irregolare.

Vito Di Napoli

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