Calatabiano. Fermato il presunto omicida della 75enne, denunciato dalla madre

Calatabiano (Catania). Ieri sera i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, collaborati da quelli delle articolazioni Anticrimine di Palermo e Catania, dal Reparto Crimini Violenti del R.O.S. e dal R.I.S. di Messina, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania,P.C., 36enne di Calatabiano, per il reato di omicidio.
Nel pomeriggio del 3 ottobre, alle ore 16 circa, i Carabinieri di Calatabiano hanno ritrovato Maria Ruccella, 75enne, all’interno della sua abitazione con la gola tagliata e ormai agonizzante. La donna è stata trasportata con l’elisoccorso presso l’ospedale “Cannizzaro” di Catania dove è deceduta poco dopo per le ferite riportate. Sul posto sono interventi immediatamente i Carabinieri del R.I.S. di Messina e della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale dei Carabinieri di Catania che hanno fatto i rilievi sulla scena del crimine ricostruendo minuziosamente l’azione delittuosa. L’omicida, conoscendo l’anziana signora, è entrato nella sua abitazione e, chiusosi la porta alle spalle, ha colpito alla testa la donna, seduta sul divano, con una bottiglia che si è quindi frantumata. L’assassino, a questo punto, ha sferrato alla gola il fendente mortale con il collo della bottiglia e, dopo avere rovistato all’interno di una credenza, è fuggito dal retro gettando a terra il vetro.
I Carabinieri del Reparto Operativo e quelli della Compagnia di Giarre, collaborati dal Reparto Crimini Violenti del R.O.S., giunti sul posto da Roma, hanno cominciato a scandagliare la vita privata della vittima, sentendo numerosi testimoni, vicini di casa e parenti. Gli investigatori hanno, inoltre, acquisito tutte le telecamere del paese dalle quali si poteva desumere la via di fuga dell’assassino ed hanno fatto un’analisi dei tabulati delle celle telefoniche. Nel frattempo il R.I.S. di Messina, dopo un’analisi di laboratorio, è riuscito ad esaltare un frammento di impronta digitale dal collo della bottiglia. Gli investigatori, nel corso della notte, hanno effettuato così una serie di controlli in paese ed hanno interrogato decine di persone, fino a quando, nel pomeriggio di domenica 4 ottobre, una donna ha chiamato in caserma e ha chiesto di parlare con il Comandante della Stazione. Il sottufficiale, una volta giunto a casa, ha ricevuto la confidenza della signora secondo la quale suo figlio, P.C., lì presente è stato l’autore dell’omicidio che si è verificato il giorno prima. I Carabinieri hanno ritrovato presso l’abitazione del soggetto i vestiti insanguinati indossati durante l’azione delittuosa.
L’uomo, accompagnato presso il Comando Provinciale di Catania, è stato interrogato dal pm Pasquale Pacifico, magistrato titolare dell’indagine, e dai Carabinieri, fornendo una piena confessione dell’accaduto perfettamente compatibile con la ricostruzione fatta dagli investigatori e riconducendolo al diniego opposto dalla vittima di saldare nei suoi confronti un debito di 10 euro. P.C., dopo essere stato sottoposto ai rilievi foto-segnaletici che hanno consentito di riscontrare la compatibilità con l’impronta digitale ritrovata sul collo della bottiglia, è stato accompagnato nel carcere di Piazza Lanza in attesa dell’udienza di convalida che si terrà nei prossimi giorni.

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