Le relazioni criminali intrattenute in Costa Rica da Gigliotti evidenzierebbero i suoi collegamenti con contesti internazionali del narcotraffico. Anche in Costa Rica, infatti, il sodalizio indagato risulta fruire di sostegni logistici, consistenti in numerose aziende agricole e società commerciali, destinate prevalentemente alla produzione e successiva commercializzazione di frutta esotica e tuberi (ananas, banane, manioca, cassava), di cui lo stato centroamericano è uno dei maggiori produttori mondiali.
Emerge anche la capacità di tessere legami con esponenti di eterogenei contesti criminali, operanti su diversi versanti internazionali. Ad esempio, Gigliotti, sarebbe stato il referente, a New York, di altri personaggi di origine calabrese, i quali, mantenendo solidi legami con la terra di origine, hanno replicato il modello criminale ‘ndranghetista, inserendosi nei lucrosi traffici internazionali di stupefacenti.
Inoltre, sulla base delle indagini svolte, anche di concerto con organismi olandesi, belgi e spagnoli, è stato dimostrato che in Costa Rica opera un ampio cartello criminale – ritenuto fornitore anche della cocaina destinata al sodalizio di Gregorio Gigliotti – dedito a traffici internazionali verso gli Stati Uniti e rotte europee. A tal riguardo, come detto, risulta che diverse società di import-export costaricensi hanno spedito, nel corso dell’ultimo anno, diversi carichi di cocaina – sempre occultati con identiche modalità in scatole contenenti frutta e tuberi – successivamente sequestrati in porti spagnoli (Valencia), belgi ed olandesi (Anversa e Rotterdam).
In Calabria i referenti del Gigliotti sarebbero stati i fratelli Violi di Sinopoli (Rc), entrambi arrestati nell’ambito dell’Operazione “Columbus” del maggio scorso, legati (anche da vincoli di parentela) con la potente cosca Alvaro, operante nella Provincia di Reggio Calabria, con proiezioni criminali nel Centro e Nord Italia, posta ai vertici della ‘ndrangheta calabrese.
Il quadro complessivo delle indagini svolte sull’asse transnazionale Italia-Nord Europa-Stati Uniti-Canada, ha progressivamente confermato l’incisiva capacità della criminalità organizzata calabrese di operare su diversi fronti, conquistando in loco posizioni di rilievo nel controllo delle attività illecite, in primis nel settore del traffico internazionale di stupefacenti e armi, del riciclaggio e reimpiego di beni di provenienza illecita.
Da New Bridge a Columbus, fino all’odierna conclusione, sono state riscontrate, specularmente, modalità operative, asset organizzativi e logistici, proiezioni criminali, anche nel settore degli investimenti illeciti e nel reimpiego di denaro.
Nel contesto generale – puntualmente emerso nei diversi filoni di inchiesta – la gestione dello stupefacente rappresenta il maggiore interesse economico della ‘ndrangheta ionico-reggina, da tempo impegnata a conquistare fette di mercato sempre più ampie, grazie alla costituzione di solide basi logistiche nei pressi delle grandi aree portuali del Nord Europa. La possibilità di approvvigionarsi di cocaina in Centro e Sud America risulta orientata ad alimentare tanto il versante nord-americano che quello calabrese e si avvale stabilmente della rete logistica e di trasporto connessa alle attività imprenditoriali controllate nei Paesi Bassi e in Belgio.
Tale tessuto connettivo, che definisce il modus operandi delle cosche jonico reggine, appare caratterizzato da aspetti comuni, sistematicamente ricorrenti nelle inchieste svolte nel corso degli ultimi anni.
- l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta nei paesi del Nord America (Canada e Stati Uniti) appare oramai compiuta. In quei paesi la cosche si sono profondamente radicate, hanno assunto posizioni di rilevo nella gestione degli affari criminali e si propongono, con sempre maggiore autorevolezza, quali interlocutori delle organizzazioni dedite al crimine transnazionale. Grazie anche all’azione progressivamente condotta dal F.B.I. e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, sono stati individuati gli interessi ed i referenti delle potenti consorterie riconducibili alle famiglie Aquino-Coluccio, originari di Gioiosa Ionica, ed alla famiglia Commisso di Siderno, storicamente radicati in territorio canadese ed “infiltratisi” a New York e in altre metropoli statunitensi. Lo schema criminale riscontrato risulta muoversi lungo un’asse di continuità rispetto alla tradizionale capacità della ‘ndrangheta di proiettare le sue attività oltre i confini nazionali, assumendo il controllo di settori economici nevralgici, anche all’estero. Esse hanno instaurato, in quei paesi, consolidati rapporti imprenditoriali e commerciali, sfociati nella costituzione di strutture funzionali a gestire importanti flussi di sostanza stupefacente, proveniente dal Centro e Sud America.
- nei paesi del Centro e Sud America (Guyana, Costa Rica, Repubblica Dominicana, Brasile, Venezuela) le cosche della ‘ndrangheta hanno proiettato basi logistiche e strutture operative che consentono un rapido e continuo approvvigionamento di cocaina, la predisposizione di trasporti sicuri – mediante la movimentazione di merci e derrate alimentare destinate all’esportazione verso il Nord America e l’Europa – nonché la gestione diretta degli affari, mediante costante garanzia dei pagamenti in favore dei cartelli narcos colombiani e messicani, egemoni in quell’area. La presenza di fiduciari e broker delle cosche in quei territori rappresenta uno degli aspetti meglio documentati da recenti indagini della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che hanno condotto anche all’arresto di latitanti di elevatissima caratura, da anni stabilmente residenti in Centro e Sud America (Roberto Pannunzi e Domenico Trimboli, entrambi arrestati in Colombia nel 2013, Nicola Pignatelli, arrestato nel 2014 a Santo Domingo, Pasquale Bifulco, arrestato nel 2014 in Perù);
- al riguardo, le indagini hanno esaltato anche la propensione delle cosche ad assumere il controllo di contesti criminali nei paesi del Nord Europa, ove da tempo esponenti delle cosche ionico-reggine si sono inseriti nei settori economici ed imprenditoriali. In tal senso, intere aree di Olanda, Belgio e Germania si sono progressivamente caratterizzate per la presenza stabile di “locali” di ‘ndrangheta, dirette propaggini delle strutture originarie, operative in Calabria. Anche in quel contesto l’infiltrazione nella rete logistica dei trasporti e nel commercio di merci, fornisce un valido supporto per la conduzione dei traffici internazionali di stupefacenti, destinati ai più importanti scali portuali del continente europeo (Rotterdam, Anversa, Amburgo). Ciò a conferma della tradizionale capacità della ‘ndrangheta di replicare i propri schemi operativi anche in altre aree del continente europeo, anche mediante l’imposizione di condizioni commerciali;
- la capacità di movimentazione di ingenti carichi di stupefacente, documentata dall’inchiesta Columbus (tra il febbraio 2014 e il maggio 2015, sui diversi fronti dell’inchiesta, sono stati sequestrati oltre 3.200 kg di cocaina), fornisce pieno riscontro alle cennate dinamiche, rappresentando la cartina di tornasole del meccanismo criminale messo in piedi dalle cosche calabresi e dai loro referenti transnazionali nel settore del narcotraffico. Al tal proposito, la progressiva conquista di basi operative in Nord Europa ha consentito di veicolare in modo agevole i carichi di cocaina, anche verso acquirenti, appartenenti a variegati sodalizi della criminalità organizzata italiana e straniera, che appaiono sempre più orientati ad acquistare stupefacente presso le cosche calabresi, non potendo fruire di analoghe basi logistiche e relative penetrazioni criminali all’estero;
- le indagini svolte, infine, hanno confermato la primazia della ‘ndrangheta calabrese nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Lo sviluppo delle attività criminali e l’evoluzione strategica della ‘ndrangheta hanno modificato progressivamente gli equilibri, soprattutto all’estero (Stati Uniti e Canada), rispetto alle altre organizzazione mafiose, in ragione della prorompente espansione delle cosche calabresi, di cui anche le attuali vicende investigative rappresentano una plastica rappresentazione. E’ una conferma, che non necessità di ulteriori riscontri, in ordine alla pervasiva ed incisiva capacità della ‘ndrangheta di proiettarsi quale modello criminale di riferimento a livello internazionale, senza privarsi delle proprie originarie tradizioni, risultando adattabile e flessibile nell’infiltrazione in diversi contesti territoriali e sociali, ma, al tempo stesso, particolarmente resistente alle strategie di prevenzione e contrasto.
I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta oggi alle ore 11, presso la Questura di Reggio Calabria, alla presenza del procuratore capo della DDA Federico Cafiero De Raho, del procuratore aggiunto Nicola Gratteri, del Questore Raffaele Grassi, del vice capo dello Sco, Andrea Grassi, di un rappresentante dell’Interpol e del capo della Squadra Mobile, Francesco Rattà.