La quotazione recente di Ferrari alla Borsa di New York ha catturato l’attenzione di media, stakeholders, analisti finanziari, investitori & co. Ma come sta andando il viaggio in Borsa del cavallino rampante? E, soprattutto, che cosa è l’IPO di cui Ferrari è stata protagonista?
Cosa è l’ IPO
L’IPO (Initial Public Offering) è l’operazione di offerta pubblica iniziale che una società effettua quando intende quotarsi su un mercato regolamentato, offrendo al pubblico indistinto le proprie azioni. Nel caso in cui la società decida di emettere nuove azioni si parlerà di OPS (offerta pubblica di sottoscrizione), mentre nel caso in cui la società decida di mettere in vendita sul mercato parte delle sue azioni, si parlerà di OPV (offerta pubblica di vendita).
Di norma, una società si avvicina al mercato regolamentato attraverso l’IPO quando ha bisogno di reperire nuovo capitale di rischio, abbassando così la propria propensione all’indebitamento, favorendo dunque l’ingresso di nuovi soci sul capitale sociale. Vi sono poi numerose altre determinanti che possono spingere la società in Borsa: si pensi alla possibilità di conseguire incentivi fiscali, o ancora alla possibilità di rendere la propria informativa ancora più trasparente, o ulteriormente alla possibilità di utilizzare i titoli azionari con piani di stock option. Per approfondimenti sulla Borsa (come investire in borsa – guida e consigli) consigliamo E-investimenti.com, portale finanziario online dal 2006.
Tralasciando l’iter complesso in seguito al quale la società arriva sui mercati regolamentati, possiamo spendere comunque qualche parola sull’elemento più complesso, che spesso permette alla società di separare un’IPO di successo da un’IPO deludente, le cui ripercussioni possono poi proseguire nel corso dei successivi mesi o anni: il prezzo di “sbarco” sui mercati azionari. Determinato sulla base di metodi reddituali, patrimoniali, misti (e non solo!), il range di prezzo all’interno del quale il titolo azionario viene quotato inizialmente in Borsa è il vero fulcro dell’intera operazione.
Come sta andando Ferrari dopo l’IPO
Mentre scriviamo, Ferrari è quotata per la prima volta al di sotto del prezzo di sbarco in Borsa. Dopo la trimestrale – pur positiva – la società del cavallino rampante ruota oggi sotto i 52 dollari, per un livello di prezzo inferiore rispetto allo sbarco di qualche giorno fa. Sulle motivazioni che possono indurre a una simile evoluzione, tanto si è dibattuto tra gli analisti, e pochi sono coloro che ritengono che effettivamente Ferrari sia finita in Borsa con prezzi superiori al “dovuto”.
Le ragioni di un simile ribasso sono dunque probabilmente da ricercarsi proprio sui dati economico – finanziari pubblicati dopo l’IPO, con la società che ha diramato utili netti positivi, ma inferiori a quelli che sono “medi” nel range indicato nel prospetto informativo depositato alla Sec americana (una sorta di equivalente della nostra Consob). L’utile netto è infatti stato pari a 94 milioni di dollari, contro previsioni tra 93 e 96 milioni di dollari: aver concluso il trimestre nella parte bassa dell’intervallo indicato è costato presumibilmente a Ferrari il mantenimento di un prezzo di Borsa sopra il livello della quotazione. Il tutto, naturalmente, a conferma dell’importanza e dell’essenzialità di predisporre un pacchetto informativo pre-IPO quanto più possibile puntuale e corrispondente al vero.
Per quanto concerne le altre voci della trimestrale, nel periodo luglio – settembre 2015 la società ha venduto 1.949 auto, in rialzo di 337 pezzi rispetto alle 1.612 auto dello stesso periodo dell’anno precedente. I ricavi netti sono così cresciuti a 723 milioni di euro contro i precedenti 662 milioni di euro, per un Ebit di 141 milioni di euro contro i precedenti 89 milioni di euro. L’utile per azione è cresciuto da 0,30 a 0,50 euro. Tutto molto bello ma, a quanto pare, non soddisfacente per gli investitori che avevano sperato in risultati migliori e, proprio sulla base di tale auspicio, avevano scommesso con piacere sull’IPO.