Milano. “Abbiamo stupito il mondo con la nostra organizzazione, la nostra disponibilità e con la nostra creatività, ma lo abbiamo conquistato grazie alla grande prova di civiltà che siamo stati capaci di esprimere. E questa può essere la più grande eredità dell’Expo per il futuro del nostro Paese”. Con queste parole Giuseppe Sala, commissario unico di Expo 2015, ha chiuso il 31 ottobre l’esposizione universale di Milano. Una serata ricca di musica, colori, festeggiamenti e illuminata dai fuochi d’artificio in cui i problemi dell’Italia sono sembrati lontani anni luce. Un angolo di allegria e buon umore, e in barba a chi al potenziale di Expo 2015 non ha mai creduto. Perché, comunque la si pensi nel merito, ad oggi risulterà difficile anche ai più scettici negare il fatto che l’esposizione made in Italy è stato un successo destinato a far parlare di sé ancora a lungo.
L’Italia in esposizione
Per sei mesi, in esposizione lungo il sito milanese, non ci sono solo stati i Paesi del mondo. In mostra c’è stata soprattutto l’Italia. Anzitutto con le architetture avveniristiche di Palazzo Italia, un “vivaio” – così com’è stato definito dagli organizzatori – creato per “aiutare progetti e talenti a germogliare, offrendo loro un terreno fertile in grado di dare visibilità e accoglienza alle energie giovani che operano nel Paese”.
La metafora del vivaio risponde a diverse interpretazioni: un vivaio di idee, proposte, soluzioni per tutto il territorio, tragicamente assediato ogni giorno dalle emergenze. I contenuti esposti all’interno del Palazzo sono stati organizzati in base a quattro assi concettuali: la potenza del saper fare, la potenza della bellezza, la potenza del limite, la potenza del futuro. “A Palazzo Italia il visitatore ha potuto vivere un’esperienza immersiva per comprendere ed esplorare l’essenza del significato di identità italiana, una visione chiara e coerente in tutti gli ambienti espositivi”.
L’Expo delle regioni
Grandi protagoniste dell’Expo italiana sono state le Regioni. Disposte lungo il Cardo, alternate agli stand delle aziende produttrici dei marchi enogastronomici più noti del made in Italy, ogni Regione ha avuto occasione di mostrare il meglio di sé. All’inizio sono state presentate nella grande Mostra delle Identità Italiana, promossa sotto la regia e l’impulso della Conferenza Stato Regioni. Poi, attraverso le settimane del protagonismo, eventi e campagne di comunicazione inserite all’interno di Palazzo Italia.
Calabriaexperience: il racconto del territorio
L’area della Regione Calabria si presentava ricoperta da schermi su cui per i sei mesi di esposizione si sono rincorse immagini, luoghi, paesaggi, monumenti, beni artistici ed enogastronomia. Al centro, un’aiuola di piante mediterranee: dalla cipolla di Tropea al ginepro, dal gelsomino al bergamotto per raccontare la Calabria con un bouquet di profumi. Ma non solo. Nel corso della settimana del protagonismo calabrese – che si è svolta dal 25 al 30 settembre – ampio spazio è stato dedicato ai prodotti dell’agricoltura, all’enogastronomia e alla pasticceria, al paesaggio, ai parchi nazionali, ai miti, alle leggende, ai beni archeologici e culturali, al folklore e alle musiche nostrane. E, una volta tanto, anche alle sfide dell’innovazione, soprattutto in relazione ad un’altra importante prova cui si è sottoposta la regione Calabria: la partecipazione allo Smau di Milano, una piattaforma indipendente che da anni rappresenta l’appuntamento più importante a livello nazionale per manager, aziende, imprese e pubbliche amministrazioni che vogliano confrontarsi in materia di tecnologia e innovazione.
Si può fare di più
Sulla presenza della Calabria ad Expo tanto si è detto e si è letto. Tra le tante parole incoraggianti, anche molte polemiche. Poteva esser fatto qualcosa di più? Avremmo potuto lavorare meglio? Certo che sì. Si può sempre fare di meglio. Soprattutto se in ballo c’è la reputazione e l’immagine di un territorio tra i più poveri e arretrati del Paese. Ma, proprio per questi motivi, partecipare ad appuntamenti di prestigio sia su scala nazionale che internazionale, è soprattutto in questi anni di importanza cruciale. L’esportazione di un modello e di un’idea di regione e di comunità calabrese opposta a quella predominante nell’immaginario collettivo passa necessariamente dalle strategie di marketing territoriale vincenti.
Giulia Polito
Photo Fortunato Serranò