Reggio Calabria. Non è facile descrivere l’insieme delle sensazioni che si sono scatenate ieri sera durante la kermesse Dipinto Rosso organizzata, e promossa dall’Associazione Culturale Magnolia, con il patrocinio morale del Comune di Reggio, per festeggiare i 60 anni di Mimmo Martino, il leader dei Mattanza, improvvisamente e prematuramente scomparso lo scorso gennaio.
Un amorevole tributo collettivo che ha inondato il Teatro Cilea dei teneri ricordi di quanti lo hanno conosciuto e hanno voluto fortemente partecipare. E’ apparso subito chiaro che Mimmo Martino è una parte, ancora viva, dell’anima di Reggio Calabria, della Calabria e del Sud. Era certamente un intellettuale rivoluzionario, un uomo che traduceva le sue idee in melodie; a prima vista poteva sembrare semplicemente ed essenzialmente un musicista, un musicista che leggeva la musica da dentro, leggeva il suo cuore in note. Ma probabilmente ricondurre la sua figura alla semplice forma definita di musicista appare diminutivo rispetto al profondo e variegato portato del suo carico espressivo, sarebbe, infatti, probabilmente più adeguato identificarlo come artista in senso stretto, un artista puro.
Come il lembo di una trama che ancora si stava tessendo è stato strappato via troppo presto, lasciando nei cuori e nelle menti di quanti lo hanno anche solo incontrato una sensazione di incompiuto: per il progetto di cui si era parlato, per la musica che si era abbozzata, per l’appuntamento fissato il martedì successivo … ma quasi certamente il suo destino era quello di lasciare a ciascuno in dono un seme che ha visto il suo primo germoglio in una serata al limite della magia.
Messaggero del riscatto di una terra martoriata, apprezzato e riconosciuto anche oltre i confini nazionali, durante la sua particolarissima carriera artistica, ha portato avanti una campagna connotata dalla certezza del perseguimento della rivincita di un popolo attraverso l’affermazione di valori e principi antichi narrati con il potente strumento del dialetto e diffusi con le meravigliose e passionali melodie delle musiche tradizionali.
Dai tributi degli artisti che si sono avvicendati sul palco, oltre sessanta performance, di artisti che provengono dai più disparati ambiti espressivi classici quali musica, poesia, intramezzati con i sentiti videomessaggi di coloro che, pur volendo, non hanno potuto partecipare personalmente, viene fuori il ritratto di un uomo che ha saputo, con la sua semplicità e la sua passione, irrorare di fiducia quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo; le voci spezzate e una profonda commozione, sul palco e in platea, sono stati il filo conduttore della serata: due ore intense durante le quali, al momento in cui è stato augurato ai semi appena germogliati il tradizionale in bocca al lupo, è sembrato di sentire Mimmo Martino rispondere vigorosamente “Viva il Lupo!”.
Monica Bolignano