Tentata estorsione aggravata dalle modalità mafiose: 3 arresti della Squadra Mobile

Polizia Squadra Mobile

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Reggio Calabria. Ieri pomeriggio personale della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dal primo dirigente Francesco Rattà e dal suo vice Fabio Catalano, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa in pari data dal gip presso il Tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, a conclusione di una mirata attività di indagine, ha tratto in arresto tre uomini, tutti di Reggio Calabria:

  1. Fortunato Caracciolo, di 25 anni;
  2. Sebastiano Musarella, di 37 anni;
  3. Domenico Neri, di 35 anni.

Nei loro confronti – rende noto un comunicato stampa della DDA – il gip, confermando le valutazione della Procura della Repubblica diretta dal procuratore capo Federico Cafiero De Raho, ha riconosciuto la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza in relazione al reato di cui agli artt. 56, 81 cpv, 99, 110 e 629 c.p. nonché 7 Legge nr. 203/91 (tentata estorsione in concorso).
In particolare, gli indagati sono accusati di avere posto in essere, in concorso fra loro e con altre persone allo stato ignote, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, tramite minacce, atti idonei diretti in modo univoco a costringere la persona offesa, noto imprenditore reggino, a corrispondere una somma di denaro a titolo estorsivo alle famiglie ‘ndranghetiste dominanti nel rione Archi di Reggio Calabria, col fine di procurare a sé o altri il conseguente ingiusto profitto, e precisamente:
essersi recati tre volte il Caracciolo ed una volta il Musarella assieme al Neri presso il cantiere edile sito in Reggio Calabria al Corso Garibaldi, dove la persona offesa aveva iniziato dei lavori di ristrutturazione di un immobile acquisito a un’asta giudiziaria ed aver rivolto agli operai, presenti in loco, una prima volta, l’espressione minacciosa: “qui non si lavora più” ed “il titolare dovrebbe sapere a chi rivolgersi” ; e, la seconda volta, “di’ al tuo principale di andare dove lui sa e mettersi in regola”; ed, infine, (il Musarella e il Neri) profferendo la seguente minaccia: “digli a I.F. (il capocantiere) di andare a parlare ad Archi, perché se oggi stesso non va a parlare, da domani non lavora più nessuno qua, anzi anche voi operai non vi azzardate a presentarvi in cantiere”.
E’ contestata la circostanza aggravante di avere commesso il fatto con modalità mafiose ed al fine di favorire la ‘ndrangheta ed in particolare le famiglie egemoni nel rione “Archi” di Reggio Calabria.
I fatti sono stati commessi in Reggio Calabria in data 2 e 23 settembre 2015, 16 e 20 ottobre 2015.

Il primo tentativo di estorsione sarebbe stato commesso in data 2 settembre, allorquando il solo Caracciolo, presentatosi sul centralissimo Corso Garibaldi di Reggio Calabria, dove insisteva un cantiere edile da poco avviato per ristrutturare un elegante appartamento ubicato in un palazzo d’epoca, avrebbe intimato agli operai presenti di interrompere i lavori, “qui non si lavora più”, ed ordinava agli stessi di sollecitare il loro titolare a “mettersi in regola”: “dì al tuo principale di andare dove lui sa e mettersi in regola”.

Il seguente 23 settembre il solo Caracciolo si sarebbe ripresentato sul medesimo cantiere e, rivolgendosi agli stessi operai della prima vicenda sopra esaminata, avrebbe intimato loro di raggiungerlo in strada per parlare de visu, ma i dipendenti, prontamente riconosciutolo, si sono attardati per avvisare telefonicamente il loro datore di lavoro per cui il Caracciolo, insospettito dal ritardo con cui avevano aderito all’intimazione, sempre secondo l’accusa, si sarebbe dileguato.

Il successivo 16 ottobre ancora una volta il solo Caracciolo avrebbe rivolto analoghe minacce ai medesimi operai.

Gli accadimenti dei fatti sono stati confermati dalla visione, da parte della polizia giudiziaria operante, di immagini tratte da un impianto di video sorveglianza installato nelle vicinanze del luogo, dalle quali si è riconosciuto perfettamente il Caracciolo, soggetto già noto alle Forze di Polizia per i suoi precedenti (furto aggravato, rapina, danneggiamento, lesioni e detenzione illegale di armi) e per le molteplici frequentazioni con soggetti di interesse investigativo riconducibili all’alveo delle cosche De Stefano-Tegano.

Dopo appena 4 giorni, il successivo 20 ottobre, sul medesimo cantiere si sarebbe presentato Sebastiano Musarella che, unitamente a Domenico Neri, avrebbe consumato l’ultimo tentativo di estorsione intimando agli operai di sollecitare il capocantiere ad “andare a parlare ad Archi, perché se oggi stesso non va a parlare, da domani non lavora più nessuno qua, anzi anche voi operai non vi azzardate a presentarvi in cantiere”.

I due sono stati perfettamente riconosciuti attraverso l’analisi delle immagini tratte dal medesimo impianto di videosorveglianza di cui sopra, attesa la compiuta conoscenza degli stessi per essere stato, il Musarella, attenzionato e tratto in arresto in precedenti operazioni (“Eremo” e “Araba Fenice”) e rimesso in libertà lo scorso 6 giugno; il Neri, soprattutto per essere persona di estrema fiducia di Giovanni Maria De Stefano, ritenuto elemento di vertice dell’omonima consorteria criminale.

La vicenda evidenzia l’importanza della collaborazione dei cittadini per una pronta risposta della Giustizia e per un contrasto efficace ad una ‘ndrangheta sempre più arrogante e oppressiva.

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