Reggio Calabria. Alcuni appartenenti alle forze dell’ordine, infedeli, hanno permesso a un indagato di ‘ndrangheta di individuare la videocamera piazzata a casa sua dagli investigatori. L’episodio è stato reso noto stamani in conferenza stampa dal capo della Procura della Repubblica DDA di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, nel corso della conferenza stampa in occasione dell’operazione Saggio Compagno, che ha condotto stamani all’arresto di 36 persone raggiunte da provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura ed eseguito dai Carabinieri.
Operazione resa possibile anche grazie alle notizie apprese in due mesi di intercettazioni ambientali captate con la videocamera-microspia piazzata nell’abitazione di uno dei principali indagati. Le intercettazioni, però, sono durate solo due mesi, febbraio e marzo 2014, perché la telecamera degli investigatori è stata individuata. Non si è trattato di un colpo di fortuna, né del successo di quelle diavolerie tecnologiche utilizzate dagli indagati per setacciare i muri alla ricerca di telecamere nascoste. Il ritrovamento è stato reso possibile grazie alla spiata di appartenenti alle forze dell’ordine infedeli, il cui numero non è stato specificato né il corpo di appartenenza. Tra i 36 indagati sottoposti a fermo ve ne sono alcuni accusati anche di favoreggiamento proprio in relazione all’episodio del ritrovamento della videocamera-microspia. L’indagine sugli appartenenti alle forze dell’ordine infedeli, invece, prosegue per far piena luce sulla vicenda. “La ‘ndrangheta – ha commentato il procuratore della Procura della Repubblica DDA di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho – non può essere forte se non ha addentellati anche tra le istituzioni”.
Fabio Papalia