L’Italia è al terzo posto in Europa nel campo delle donazioni a scopi benefici e delle azioni filantropiche. A riferirlo il mese scorso è stata la Fondazione Lang, grazie ad uno studio condotto su dati pervenuti da diversi organismi locali ed internazionali quali Oxfam, Ocse, Il Sole 24ore, Bnp Paribas, Fondation de France.
Il Bel Paese a dispetto di Olanda, Belgio, Lussemburgo ed Inghilterra, ma anche Svizzera e Germania, indubbiamente più ricchi e con una lunga e radicata tradizione filantropica alle spalle, presenta caratteristiche completamente diverse, inclusa la particolare attitudine al finanziamento di cause con valenza nazionale anziché locale o internazionale. Molte associazioni italiane si basano sulle donazioni e continuano il loro progetti grazie al supporto continuativo degli italiani. La Lega del Filo d’Oro, ad esempio, impegnata nella ricerca finalizzata al sostegno delle persone sordocieche, ha anche creato campagne specializzate come “Adotta un mondo di sì”, un’iniziativa che dà la possibilità di donare soldi in beneficenza, in modo da poter sostenere le attività svolte per i bambini sordociechi.
Donare soldi in beneficenza a quanto pare è una prerogativa europea. Negli States così come in altri Paesi del mondo infatti, sebbene la forbice sociale si stia progressivamente allargando con un divario crescente tra ricchi e poveri, non sembra essersi sviluppata la medesima propensione ad aiutare il prossimo. L’Italia, terza in classifica nella graduatoria degli Stati con i cittadini più generosi (le iniziative individuali in genere superano le donazioni collettive), non sembrerebbe essere da meno. Tuttavia a donare soldi in beneficenza in Italia, un territorio ricco di risorse quanto povero di servizi, è proprio quella fetta di popolazione che non teme ricadute sul proprio benessere economico in quanto detentrice di circa l’80% della ricchezza nazionale complessiva.
Mentre alcuni deplorano il fenomeno, affermando che la beneficenza nella maggior parte dei casi conduca all’autocommiserazione e all’incapacità sia personale che collettiva di rendersi completamente autonomi, i più ottimisti credono che donare soldi in beneficenza serva concretamente a redistribuire la ricchezza nel pianeta. A livello globale infatti, la sperequazione avvenuta negli ultimi decenni ha già prodotto gravi conseguenze sulla popolazione, con inevitabili ripercussioni sul clima e l’ambiente. L’impegno profuso per la creazione di canali commerciali alternativi allo scopo di colmare tali disparità, secondo molti non equivarrà mai a coprire le ingenti spese di riconversione, consentite invece dalle elargizioni a fondo perduto.
Donare soldi in beneficenza significa voler fare del bene senza ricevere nulla in cambio se non la gratificazione offerta dal gesto in sé. Tuttavia si consiglia sempre ai moderni benefattori di pretendere delle garanzie, richiedendo eventualmente certificati e documenti che attestino l’effettiva realizzazione del progetto o iniziativa a cui si è voluto dar credito.