Reggio Calabria. Lunedì scorso, 21 dicembre, personale del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ha eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto nei confronti di Pietro Labate – presunto esponente di vertice dell’omonima cosca di ‘ndrangheta – per il reato di intralcio alla giustizia (art. 377 c.p.) aggravato dalle finalità nonché dalle modalità mafiose (art. 7 D.L. n. 152/1991).
Il provvedimento pre-cautelare rappresenta l’epilogo della complessa e articolata attività investigativa svolta dal Nucleo di Polizia Tributaria – Gico che, in tempi stretti, ha consentito di accertare le minacce che sarebbero state perpetrate da Pietro Labate ai danni di una testimone in un importante processo in corso nei confronti di presunti esponenti di vertice dell’omonima cosca, che rappresenta la naturale prosecuzione di quello scaturito dalla c.d. operazione “Gebbione”.
Nel corso delle indagini, è emerso che Pietro Labate avrebbe posto in essere una subdola e implicita attività intimidatoria – con modalità e per finalità mafiose – nei confronti della testimone volta a condizionare quest’ultima a rendere, nel processo in corso di celebrazione, dichiarazioni false ovvero reticenti. A tale scopo Pietro Labate avrebbe adottato modalità allusive, ma estremamente efficaci con cui minacciare la testimone, secondo una modalità operativa tipica dei soggetti la cui storia e fama criminale rendono sufficiente l’evocazione del proprio nome per raggiungere lo scopo intimidatorio.
Alla luce del quadro probatorio, in data 21.12.2015, la locale D.D.A. ha emesso il provvedimento di fermo, in considerazione dei gravi indizi di reità emersi a carico di Pietro Labate e tenuto conto del pericolo di fuga di quest’ultimo – già per lungo tempo latitante – reso più probabile dalla contestuale detenzione del fratello Michele Labate e, quindi, dall’avvertita necessità che la cosca non fosse privata dei principali dirigenti territoriali. Il provvedimento di fermo è stato immediatamente eseguito dai militari del Gico con la traduzione di Pietro Labate presso la casa circondariale “G. Panzera” di Reggio Calabria.
In conclusione – rende noto un comunicato della Procura DDA – l’attività odierna rappresenta un monito sulla ferma e tempestiva repressione di qualsiasi tentativo di alterare lo svolgimento di importanti processi alla ‘ndrangheta, ma anche un sollecito affinché l’assoggettamento e l’omertà non siano gli unici atteggiamenti dinanzi alla prevaricazione bieca e violenta degli esponenti – presunti e non – dell’associazione criminale.